| 06/05/2011 | 11:41 Presidente Di Rocco, possiamo darci del tu? «Molto volentieri». Bene. Allora lasciamo da parte i preamboli e andiamo subito al succo della questione: cosa è successo tra te e il presidente del Coni Gianni Petrucci? «Credimi, fatico a capirlo anch’io. Questa vicenda mi ricorda quella di Danilo Di Luca, quando fui costretto ad escluderlo al Mondiale 2007. Leggendo La Stampa ho scoperto che Torri mi aveva mandato una riservata personale di cui non sapevo neanche l’esistenza. Stessa cosa questa volta. Leggendo La Stampa, vengo a conoscenza del fatto che il Coni pensava a delle sanzioni forti nei nostri confronti. In quel momento ho capito che qualcosa non funzionava. Rispetto il ruolo del Presidente del Coni, che è un amico e rimane un amico, ma mi sarei aspettato da lui un atteggiamento diverso. Non dico che non avesse ragione a gridare il suo malcontento, ma è anche vero che si poteva arrivare in Giunta Coni in un clima diverso: pensavo di meritare maggiore considerazione. Evidentemente quello che abbiamo fatto - e tanto - non è bastato. È innegabile che la situazione sia drammatica, il nostro sport deve cambiare cultura. Servono tecnici giovani e preparati. Occorrono preparatori ed operatori di livello. Basta con gli ex corridori che a fine carriera passano in ammiraglia, senza una adeguata formazione. Alla luce di come sono andate le cose, alla fine mi sento di dire grazie a Petrucci, perché ci ha sollecitato a prendere dei provvedimenti». La vicenda Lampre ti preoccupa? «E come potrei non essere preoccupato? Però vorrei prima capire cosa c’è dietro a tutta questa vicenda, perché l’inchiesta di Mantova va ancora tutta accertata. Questa è una vicenda datata 2008-2009, il passaporto biologico è partito nel 2009-2010 e il nostro staff sanitario, ma non solo il nostro, ci dice che le cose stanno radicalmente cambiando. Insomma, quelle vicende sono l’onda lunga del passato». Il problema, più che tra i professionisti è tra i dilettanti. Troppi ex corridori professionisti, con il passato tutt’altro che onorevole e perlomeno dubbio, chiamati a formare nuovi atleti… «Verissimo, non posso che concordare. È necessario cambiare cultura, però non sono in possesso della bacchetta magica, ci vuole anche del tempo. Non possiamo fare tutto da soli e sicuramente dobbiamo coinvolgere in maniera diretta tutte le società». Ma davvero lei ha anche pensato di fermare il movimento: sa che l’aveva già detto il suo predecessore Gian Carlo Ceruti? «Se l’avesse già pensato lui a me non interessa. Da parte mia posso solo dire che non ho mai affermato di voler fermare l’attività, ma piuttosto che se ci avessero chiesto di fermarci ci avremmo pensato. Grazie al cielo non ce l’hanno mai chiesto». Petrucci ti ha detto: bisogna fare di più. Ma dal primo giorno in cui tu hai preso il comando della Federazione Ciclistica Italiana, tu hai chiesto espressamente al Coni di effettuare i controlli. Un organo superpartes che ha il dovere di fare qualcosa di più: anche il Coni. «È vero e ti ringrazio di aver ricordato questa cosa che non è per niente secondaria o marginale. In ogni caso il Coni sta facendo la sua parte, ma soprattutto ha chiesto a noi di fare di più e meglio la nostra. Per questo abbiamo preso delle decisioni importanti». Ci puoi ricordare le decisioni prese? «Innanzitutto pene più dure per i corridori italiani: da 2 a 4 anni. E per coloro i quali saranno sanzionati, stop dell’attività su tutto il territorio nazionale anche in gare sotto l’egida dell’Uci. In pratica, per l’Italia si tratta di radiazione alla prima infrazione. Ma non è tutto. Niente Nazionale per i corridori squalificati dopo il 2008». In bilico quindi la pozione di Andrea Collinelli, il c.t. della pista… «Andrà discussa nelle sedi opportune, anche se ritengo che Andrea abbia pagato colpe non solo sue, e comunque ha ricevuto una sanzione lieve». Da 2 a 4 anni di squalifica, il massimo previsto dal codice antidoping della Wada. Pensi che questa normativa possa essere estesa a livello mondiale? «Per questo mi sono già attivato a livello internazionale, coinvolgendo il numero uno Pat McQuaid (Uci), che ha dato il suo consenso. Adesso serve l’appoggio dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) per superare il vincolo dell’articolo 10.6 che prevede i 4 anni solo in circostanze aggravanti, distinguendo caso per caso». È vero che questa nuova regola sarà estesa anche a tutte le altre categorie giovanili: dilettanti e juniores? «Assolutamente sì, mentre la radiazione sarà prevista per tutti coloro che risulteranno responsabili di una vicenda doping: dirigenti delle squadre, direttori sportivi, dottori, massaggiatori e personale. Chi si macchierà di tali reati sarà inibito a ricoprire qualsiasi ruolo per il quale sia necessario il tesseramento. In pratica: chi sgarra, con il ciclismo avrà chiuso definitivamente. La cosa più delicata, adesso, è armonizzare questa nuova norma con quelle vigenti in materia di diritto del lavoro, logicamente riferite alle categorie professionali». Anche in materia di accesso al club azzurro o olimpico si sono presi dei provvedimenti molti coercitivi… «Esattamente. I corridori squalificati per doping dopo il 2008 non potranno essere più convocati. E lo stesso divieto sarà esteso anche a livello di tecnici e altre figure professionali. E qui si torna alla vicenda di Andrea Collinelli, che subì nel 2001 una squalifica di 7 mesi…» . È vero che tra le cose che hanno innervosito Petrucci c’è proprio il ruolo di Collinelli? «Sì. L’unica cosa che obietto però è che me lo imputano tre anni dopo. Ripeto: fatico a capire». Forse hanno inciso pesantemente anche le molte voci che ti volevano in corsa per la carica di presidente del Coni… «Ma a me la poltrona di Petrucci non è mai interessata». Ti interessa sempre quella della Federciclismo? «Vediamo. Se trovo un nome spendibile, un vero appassionato competente e preparato, sono pronto anche a fare un passo indietro. Ma una cosa è certa: se io decidessi di sostenere il peso di una nuova campagna elettorale, sarà solo per la riconferma a presidente della Federciclismo». Dopo la sentenza Bani, c’è al vaglio anche la possibilità di introdurre la responsabilità oggettiva delle squadre? «Secondo me questa è una priorità. Così come è estremamente importante confermare i criteri di passaggio al professionismo basati su risultati e trasparenza: leggi passaporto biologico. In più, visto che conosciamo i nostri polli, saranno colpiti duramente i corridori che proveranno ad aggirarli andando a correre all’estero». Mi sembra che non siate stati con le mani in mano, ma occorre fare di più. «È vero. Ce l’ha ricordato Petrucci e lo sappiamo bene anche noi, e non da oggi. Il Giro Bio, per esempio, è un territorio sul quale la Federazione ha investito molto e sta lavorando per fare sempre meglio nel mondo del ciclismo giovanile. È vero, forse a livello di comunicazione qualcosa non ha funzionato, il messaggio del GiroBio è stato proposto molto male, ma vogliamo parlare degli aspetti positivi di questa esperienza?...». Siamo tutt’orecchi… «Agli Stati Generali di Milano, il consigliere federale Gian Pietro Forcolin ha chiesto: siamo sicuri che il rigore dell’antidoping possa sposarsi bene con il crescente aumento delle difficoltà del Giro d’Italia (quello dei pro, ndr): non è il caso di fare una riflessione? Noi, proprio grazie agli studi eseguiti durante il Giro Bio under 27 siamo in grado di dire che disputare una gara a tappe molto selettiva a pane e acqua è possibile. Questi studi, effettuati da un staff medico di comprovata competenza e l’ausilio dell’Università di Siena e il sostegno di 55 professori laureati in scienza motorie come tutor dei partecipanti al Giro Bio, hanno stabilito con chiarezza quali sono i punti di criticità. Sono state fatte analisi approfondite sui consumi, sulle fasi di recupero, sulla qualità del sonno e anche sulla corretta alimentazione in rapporto agli impegni che si devono affrontare. Questo monitoraggio ci porta a dire che un atleta può fare qualsiasi tipo di sforzo senza ricorrere alla chimica. Da questi studi è emersa anche chiaramente la differenza che ci può essere tra un atleta dilettante che non si conosce ancora molto bene e il professionista che ha la consapevolezza del proprio corpo». Si correrà il Giro Bio? «Vogliamo salvarlo, anche perché quest’anno è l’ultimo aperto agli under 27. Dal prossimo anno dovrà per forza di cose essere solo under 23, come da regolamento Uci». Sentenza Bani: si è arrivati a sanzionare anche chi fa abuso di medicine lecite. «Secondo me resta una sentenza esemplare. Ad un fisico sano non è opportuno somministrare medicine. E a tale riguardo ti do una informazione in più: ad oggi noi abbiamo denunciato alla Procura della Federciclismo 26 medici che con i farmaci ci giocavano, e soprattutto non erano assolutamente diligenti nel compilare e aggiornare le cartelle cliniche degli atleti appartenenti ai loro gruppi sportivi». Ma gli integratori fanno davvero male? «Ce ne sono tanti che sono prodotti davvero velenosi e pericolosi. Quelli per esempio privi di “bugiardino” e di tutte le garanzie del caso». Sì, ma nella sentenza Bani viene detto in maniera generica che tutti gli integratori fanno male e che il ciclismo è uno sport dannoso. «Penso che in quel caso i periti si siano fatti prendere un po’ la mano. Il ciclismo fa bene, così come tutto lo sport. E ci sono fior di studi di comunità scientifiche che confermano quanto ti sto dicendo». E la campagna “no ago” dell’Uci? «Nel nostro regolamento sanitario questa norma c’è già da due anni. Anche le pasticche non vanno date se non sono necessarie. E le endovene sono già vietate da tempo anche dalla Wada. La campagna “no ago” tende a sensibilizzare i medici sportivi a ricorrere solo a prodotti sostituibili a quelli da iniettare con siringa. E ripeto, si può fare a meno anche di quelli». Cosa pensi del fatto che Riccò, dopo essere stato da Torri, abbia subito rialzato la cresta? «Il caso Lampre mi preoccupa, ma quelli di Rebellin e Riccò mi preoccupano di più. Penso che il presidente Petrucci sia preoccupato anche per questo: gente così non la vuole più nel mondo dello sport. Ma come faccio a non farli più correre? Non ho nessuna arma a disposizione, se non quella della persuasione». Cosa ti auguri che facciano Riccò e Rebellin? «Io spero che Riccò pensi a recuperare la propria vita personale con sua moglie e suo figlio e che Rebellin decida finalmente di fare dell’altro.Tutti e due interrompendo la loro dipendenza dalla bici». Magari Rebellin potrebbe cambiare nazionalità e andare a correre per l’Argentina: ti ricordi la vicenda del 2004?… «Se devo essere sincero molto poco. Ero fuori dal ciclismo…». Mirko Rossato, oggi tecnico di uno dei team più forti a livello nazionale (la Trevigiani Dynamon), cercò in tutti i modi di far correre il Mondiale di Verona a Rebellin con la maglia dell’Argentina. Come ti ricorderai, Rebellin, già all’epoca, aveva avuto gravi problemi di doping legati alla vicenda Lazzaro: questo ti dice come vanno le cose nel ciclismo. Ti dice anche in che mani è il ciclismo giovanile: in quelle di Mirko Rossato. Poi tu vuoi che Petrucci non perda la pazienza… «Anche questa è una vicenda esemplare di un modo di pensare e fare il ciclismo discutibile. È una vicenda triste, che il mondo del ciclismo penso fatichi a comprendere fino in fondo. Ma noi abbiamo il compito di trasmettere una nuova cultura dello sport». Tra te e Ivano Fanini non scorre buon sangue da molto tempo: perché non lo inviti ad un confronto franco e aperto? «Perché lui parla un linguaggio che non mi è proprio e non mi piace. Lui parla di etica quando l’etica nemmeno sa cosa sia. Ha la squadra in Ucraina per risparmiare sulle tasse e poi fa la morale a tutti. Gli ho sempre detto, prima affiliati in Italia, fatti controllare i bilanci come tutti noi italiani e poi parli». Questo non è solo un problema di Fanini: sai quante squadre sono affiliate all’estero... «Certo, ma almeno gli altri stanno zitti, non fanno la morale a nessuno. Come fa a fare la morale a noi lui che è abituato da sempre ad aggirare le regole? Poi vogliamo dire forte e chiaro che è stato da Ettore Torri e non ha prodotto un solo straccio di prova? Chiama Torri e fattelo dire. Pur di non rispondere ai ripetuti inviti fatti dalla nostra Procura si è pure trincerato dietro ad un aut aut ridicolo: con lui dovevano esserci pure il Presidente del CONI e non ricordo chi altro. Sotto gli occhi di tutti è invece il risultato dal procuratore Santilli, nella sua completa autonomia. Se Fanini voleva davvero contribuire a stanare altri casi poteva farlo senza continuare a farsi pubblicità sulla pelle dei corridori: mai indicato un faccendiere o qualche altro operatore a rischio. Solo accuse generiche ed espressioni di dubbio. Non si bonifica un ambiente solo denigrandolo ma fornendo prove e certezze agli organi preposti. Per insegnare l’etica si devono rispettare le regole dell’istituzione che per fortuna sono attuali e democratiche, chi vuole agire al di fuori è evidente che ha altri obiettivi». Però Fanini in materia di doping in questi anni ha contribuito e non poco alla moralizzazione del ciclismo. Come per il caso Bani. «Questo lo dici tu. Ripeto: il caso Bani l’ha riaperto la Federazione, perché il Coni la questione l’aveva chiusa con un nulla di fatto proprio perché Torri non aveva niente in mano. Poi Santilli si è preso la briga di andare a fondo a questa vicenda e siamo arrivati ad una sentenza storica. Quindi, se Fanini vuole insegnarmi l’etica io non ci sto, se vuol contribuire a migliorare il nostro sport, produca i documenti e denunci al Procuratore Torri o alle procure di Stato. A tale proposito, dal 1° maggio è partita sosdoping@federciclismo.it a cui tutti potranno denunciare sospette pratiche illecite. Chi ha da dire qualcosa, lo dica. Adesso abbiamo anche un ufficio apposito voluto espressamente da Santilli». C’è qualcosa di cui ti penti? «Forse la vicenda della Lega Dilettanti poteva essere gestita meglio. Mi è sfuggita di mano e me ne dispiaccio. L’idea partì dal sottoscritto in seguito ad un mio intervento a Salsomaggiore. C’era anche Paolo Bettini e si discuteva di radioline. Dissi ai tecnici delle formazioni dilettanti presenti in sala: avete un’occasione storica per recuperare il vostro ruolo strategico, dimostrando la vostra competenza senza delegarla ad un cavo elettrico. Alla fine di quella serata li sollecitai a varare un loro organismo, con il quale portare avanti le loro istanze. Dissi: siete meglio strutturati voi dilettanti di tutte le squadre Continental che ci sono, quindi date un segnale forte della vostra professionalità. Rimandate al mittente le tante accuse pervenute da parte degli incappucciati (Striscia la notizia, ndr). Cosa succede? Che il discorso viene portato avanti solo da Di Fresco, dalla Di Leo e da Baldini. Qualche tempo più avanti mi ritrovo a Montichiari per una riunione che poteva essere il via della Lega dilettanti e mi accorgo che davanti a me ci sono solo direttori sportivi e non c’è un solo presidente di società. Per fare una Lega, bisogna avere un’adesione diretta dei rappresentanti delle società sportive, non dei direttori sportivi: lì ho capito che eravamo fuori strada. Purtroppo mi sono sbagliato». Ti sei sbagliato anche a lasciare troppo spazio a Gian Carlo Brocci? «Forse sì, si è preso un po’ troppo spazio e io ho sbagliato a lasciarglielo, ma i presupposti erano altri. Sempre nella riunione di Montichiari si evidenziò l’esigenza di non attendere solo il periodo del GiroBio per “testare” i ragazzi, ma di allargare il periodo di azione, magari prevedendo una fase di avvicinamento e quindi di pre-selezione. Era un’ottima idea che presentava però dei costi per la realizzazione, ma con l’impegno diretto delle società si poteva ovviare al problema. Questo contributo è stato sempre confuso come “passaporto biologico” e adesione alla Lega. Diciamo però che un po’ di confusione c’è stata». Ma a Gaiole in Chianti avevi davvero in mente di fare un Centro privato di medicina sportiva? «Assolutamente no. Io voglio solo fare una Coverciano del ciclismo. L’ho chiesto a tutti, mi ha risposto Gaiole. L’unico handicap è che non è molto centrale in rapporto alla posizione del grande ciclismo, però è un posto incantevole, in una regione ad alta densità ciclistica. Un luogo dove poter formare i nostri tecnici. Poi, per gestire ed ammortizzare i costi, si prevedeva di ampliare i servizi con un centro di medicina, con il sostegno dell’Università di Siena e un reparto di metodologia aperto anche alle utenze locali, oltre al Museo dell’Eroica e al nostro Centro Studi che ora ha finalmente raggiunto un’identità di grande attualità e competenze professionali: tutti i corsi federali di tutte le figure che operano nel ciclismo passano dal nostro Centro e il livello è allineato al sistema SNAQ (europeo) in collaborazione con la Scuola Centrale del Coni». Beh, volevate fare un centro sportivo… «Un centro federale, completo anche di centro di medicina sportiva». Sergio Rizzo, sul Corriere dello Sport, ha criticato duramente la scelta da parte del Ministro Fazio di inserire nella Commissione di Vigilanza Antidoping del Ministero il dottor Luigi Simonetto e l’avvocato Luigi Santilli, uno responsabile della commissione tutela e salute della Federciclismo e l’altro capo della Procura Federale, per incompatibilità. «Simonetto è un controllore, non è un controllato. La CVD non ha competenze applicative, deve stabilire solo linee guida, quindi dov’è il problema? Sono due uomini di grande valore e con una esperienza di un movimento sicuramente più avanti di tutte le altre discipline sportive. Mi piacerebbe sapere invece un consuntivo della CVD degli scorsi anni. Cosa hanno fatto fino a ieri? Se poi ragioniamo in questa logica, anche il magistrato Roberti è appassionato di ciclismo e sta conducendo sicuramente le azioni più incisive contro il doping. Cosa si vuole sostenere? Non vedo la logica delle osservazioni ma puro esercizio di critica mediatica». Cosa chiederai al Coni? «L’intensificazione dei controlli a sorpresa: sono quelli che fanno la differenza, un aiuto sulla formazione e un sostegno sul piano comunicazionale come stabilito nell’ultima Giunta Nazionale». L’importante è che i controlli siano davvero a sorpresa… «Ti risulta che non lo siano?... Operano il CONI e l’UCI, oltre alla Wada. Noi pensiamo unicamente a quelli obbligatori per i Campionati Italiani». Senti Renato, a livello internazionale non è il caso di farsi sentire di più? Le radioline sono davvero un problema così grande? «C’è uno studio sulla spettacolarità al Tour fatto dalla tivù francese e dice chiaramente che le radioline sono un elemento di diminuzione di appeal del ciclismo. Io ti dico: lasciamole solo al World Tour. Una o due per squadra, se davvero si vuole insistere sulla sicurezza. In ogni caso noi dall’UCI abbiamo ottenuto tutto quel che abbiamo chiesto, compreso il Mondiale 2013 per onorare Ballerini e Martini». Ma nelle corse dei dilettanti forse le radioline servono ancora di più che tra professionisti, visto e considerato che tante sono le corse con strade a traffico aperto… «Non sono d’accordo. Oggi le corse sono ben protette. Le gare internazionali dispongono tutte di scorte della Polizia e le altre hanno le scorte e moto staffette che ormai hanno raggiunto livelli di professionalità e capacità notevoli. Oltre al ruolo del direttore di corsa che in Italia opera a livelli molto elevati. Semmai ci dovremmo preoccupare di qualche categoria minore, ma per fortuna non pensano alle radioline. Lasciamo crescere i nostri giovani con il diritto di sbagliare e di crescere sulla base degli errori e delle esperienze dirette. Un bravo tecnico deve leggere e disegnare la gara con gli atleti prima della partenza. Il resto con qualche indirizzo durante la gara dovrebbero finalizzarla gli atleti». È mai possibile che ogni anno si debba aspettare un nuovo regolamento Uci per sapere come sarà l’accesso al World Tour? «È la politica del cantiere aperto…». Non è bello. «Non è bello no. La partecipazione al circuito top level è un valore patrimoniale e i grossi investimenti richiesti hanno bisogno di business plan e programmazione certa, oltre a competenze organizzative per confezionare un bel teatro di gara e per garantire il massimo ritorno dei costi». Quindi cosa si fa? «Lavoreremo sodo. Come il Coni ci ha chiesto di fare».
di Pier Augusto Stagi
Potete leggere l'intervista integrale su tuttoBICI di maggio, in edicola
Dobbiamo cambiare ma e gente comme lei che non vogliamo piu nello sport .
6 maggio 2011 13:27Vincent
Caro signore Di Rocco e Petrucci noi tifosi e apassionati di questo sport noi vogliamo che la legge sia ugualli per tutti e non a una lotta al doping solo nel ciclismo siete tutti accaniti e altri niente CALCIO ce troppo soldi e logico e meglio sparare su I ciclisti ma non avete Capito che non siete credibile andate voi a fare un altro mestiere ho I Pensione che meglio .
Questa è proprio bella!!!
6 maggio 2011 13:35valentissimo
Come sarebbe a dire "I corridori squalificati per doping dopo il 2008 non potranno essere più convocati"? Presidente, una regola o la si applica da oggi per il futuro, oppure è retroattiva per tutti: Chi vuole favorire tra gli squalificati per doping antecedenti al 2008? Forse qualche atleta del Team che è sponsor della FCI?
Ma lei ha proprio la passione per gli autogol!!!!
Che pena avere un presidente che si presta a operazioni del genere!!!!!!!!
Sig. Di Rocco mi spiega le differenze tra la positività di Rebellin e gle altre?
6 maggio 2011 14:22ciclistas
Vorrei proprio capire quali sono le differenze tra il caso di Davide ed ad esempio quelli di Basso o Di Luca. Mi risulta che per i fatti del 2004 Rebellin non sia stato mai condannato. Se cosi non è perchè non è stato squalificato? Perchè è andato all'olimpiade ed ai vari mondiali? Il provvedimento comprende molte buone cose ma doveva essere preso molto prima (come minimo dal caso Festina) o almeno da quando proprio Davide (ben prima del 2004) dichiarò: se il sistema non cambia anch'io dovrò adeguarmi. Certo Di Rocco direbbe che a quel tempo lui non c'era! Allora poteva introdurre il provvedimento dopo 1 mese dall'inizio del suo mandato. Su una cosa non sono d'accordo nel documento: la retroattività. Le regole chi è onesto le cambia a bocce ferme.
Saluti
Claudio Pagani
dover di cronaca
6 maggio 2011 14:22Jackass
caro direttore dalle carte processurali che riguardano il Dr.Lazzaro, nel suo studio non ci andavano solo Rossato e Rebellin, ma anche un certo Faresin che anch'egli siede in un'ammiraglia di una squadra dilettantistica prestigiosa.
Senza tirare in ballo altri nomi se no, il mio intervento diventa piu' lungo dell'intervista al presidente.
CONTANO I FATTI
6 maggio 2011 14:23jaguar
Contano solo i fatti e del ciclismo si dice solo male....ergo la gestione di Di Rocco è fallimentare......inoltre protegge chi gli pare....ed è assolutamente ridicolo che il colpevole e la causa di tutti i mali sia empre e solo Riccardo Riccò,poi i protetti dalla federazione vincono un giro d'Italia, altri ritornano accolti in pompa magna e se si deve fare propaganda ecco che riesce sempre e ripeto solo Riccardo Riccò.....ma per favore si accomodi e tolga il disturbo......Doping libero e facciamola finita con i controlli agevolati!!!!!!
GiroBio
6 maggio 2011 14:28nikko
Caro Presidente non ci si può sentire a posto con la coscenza solo perchè al girobio si fa tutto e di più..........ma per il resto della stagione ? e prima ?
devono rimanere tutti sotto pressione: corridori, tecnici e dirigenti......
CAMBIARE.....
6 maggio 2011 14:30Capitano
E' VERO BISOGNA CAMBIARE, PERO' PERCHE' IL SIG. DI ROCCO NON SI METTE IN DISCUSSIONE, MI SEMBRA CHE NEGLI ULTIMI ANNI ANCHE CON LA SUA PRESIDENZA, DI COSE STRANE...E NON SOLO CON IL DOPING, NE SONO SUCCESSE PARECCHIE, O SONO SEMPRE GLI ALTRI A DOVER CAMBIARE, L'IMPORTANTE E' MANTENERE LA POLTRONA, COME SEMPRE IN ITALIA, PRIMA DI DIVENTARE PRESIDENTE, LO SENTIVO PARLARE MOLTO BENE, DA PRESIDENTE, MI SEMBRA CHE HA DIMENTICATO TUTTO, QUELLO CHE PENSAVA E DICEVA IN CAMPAGNA ELETTORALE....ABASSO L'IPOCRISIA, DI TUTTE LE COMPONENTI, POLITICI DEL SETTORE, GIORNALISTI, MEDICI, E CORRIDORI IN PRIMIS CHE SI FANNO USARE COME CARNE DA MACELLO, EVIDENTEMENTE FA BENE COSI...SIAMO MESSI MALE, MA SE SI PARTE DAL BASSO SI PUO' CAMBIARE, EWWIWA I GIOVANI. W IL CICLISMO E ABASSO IL DOPING. BERLESE ROBERTO
2008
6 maggio 2011 15:28Fra74
Perchè il 2008?!? Poi, mi scusi, Sig. DIROCCO, ma Lei non è mica intervenuto alla festa di Michele Scarponi quest'anno?!? No, perchè mi pare di capire che ci siano figli & figliastri in tema di squalifiche doping....;.)
Cmq, se Le posso suggerire un consiglio...se vuole parlare di etica, sarebbe il caso che la porta della NAZIONALE fosse chiusa x tutti, ma proprio tutti...Basso, scarponi, DiLuca, Rebellin, riccò, anke deitro al 2008...impossibile ciò?!?
caro stagi
6 maggio 2011 15:30ullallerollerolla
l'attacco a rossato mi sembra quanto meno gratuito e privo di argomentazioni valide. si potrebbe altrettanto raccontare come lei e tutti gli altri giornalisti del settore abbiate osannato il tre-bellin che vinse le 3 classiche in una settimana, nonostante avesse avuto gravi problemi di doping legati alla vicenda Lazzaro. oppure come avete proclamato riccò quale atleta più atteso al giro d'italia 2011. Ti dice anche in che mani è il giornalismo ciclistico: in quelle di stagi e soci. Poi tu vuoi che Petrucci non perda la pazienza...così tanto per riprendere la sua assurda domanda.
l'intervista è molto interessante ma quella domanda veramente non la capisco proprio...ora proclamiamo rossato nemico numero 1 del ciclismo giovanile? dai è un'assurdità! come dicono in un precedente commento e faresin? e leali e piccoli? mah....
Il vero cambiamente è...
6 maggio 2011 15:51dinross
Il più bel cambiamento che possa capitare al ciclismo italiano,è che lui e tutti i dirigenti politichesi scalda poltrone che ci sono nella FCI, vengano spedidi via.Questi personaggi sono buoni solo a presenziare a feste e convegni, ma quando si tratta di alzare la voce e difendere il nostro ciclismo, dove sono?
Sono capaci solo di dire "vediamo,cerchiamo,valuteremo,discuteremo ecc. ecc."
La colpa più grossa comunque è di chi li ha voluti e votati...
attacco a rossato ....davvero una assurdita'
6 maggio 2011 16:24soloio
come si puo' attaccare uno che nel modo del ciclismo giovanile e' un numero 1 che tutti gli anni ... accompagna con serieta' e grande professionalita' molti suoi atleti al Profesionismo .... uno che da anni vince sempre e solo con grande serieta' ... davvero un attacco gratuito .... cercate di attaccare chi deve essere veramente attaccato ......
6 maggio 2011 19:14verita
locatelli bevilacqua forconi e faresin li avete dimenticati?e cappelletti?
BUM !!!!!!!!
6 maggio 2011 22:46Veleno
Cito: _"come si puo' attaccare uno che nel modo del ciclismo giovanile e' un numero 1 che tutti gli anni ... accompagna con serieta' e grande professionalita' molti suoi atleti al Profesionismo".
SOLOIO, sei uno che ne sa eh ?? Ma sparati !!!!
DI ROCCO : lasci il ciclismo, per favore ! Di danni ne ha già fatti troppi.
6 maggio 2011 22:57renzobarde
Di Rocco : autocritica ? Occorre ben altro che le sue parziali ammmissioni per restituire dignità a questo ciclismo disastrato....
Quest intervista merita di essere letta con attenzione. Certamente contiene anche autocritiche e proposte positive, ma....Ovvero : come può essere credibile un Presidente che solo ora, nel 2011, dopo lo tsunami in corso ( e quello che irromperà presto !) , sembra dovere PRENDERE ATTO di alcuni aspetti non più tollerabili ( il ruolo pernicioso di ex atleti incolti ed adusi a certe pratiche.....la scarsa cultura specifica di altre figure di primo piano .....la necessità di inasprire le pene come deterrente al dilagare del doping.....) ?
Purtroppo quel che preoccupa è la ASSOLUTA INADEGUATEZZA dei dirigenti delle società sportive e dilettantistiche e professioniste !
Una inadeguatezza dal punto di vista culturale, professionale e, poi, soprattutto dal punto di vista ETICO. E la dirigenza federale della Fci è zeppa di personaggi senza valore e valori, autoreferenziali, ciechi e sordi, che magari chiamano gli atleti come “i miei bambini” , senza però sapere per nulla cosa sia l'educazione e la formazione culturale !
Ritengo, in sostanza, che prima la disastrosa gestione Ceruti e, a seguire, questa negativissima gestione Di Rocco abbiano prodotto un tale danno al ciclismo italiano ( terra di residenza di troppi corridori dell'est, non a caso.... e fulcro negativo di un sistema di illeciti di vario genere) da ingenerare rassegnazioni e scarsa tensione ideale e quindi anche mancanza di alternative SE NON SI IMPOSTA UNA SVOLTA NETTA che coinvolga personaggi di ben altro spessore.
La stampa sportiva che si occupa di ciclismo dovrebbe, essa stessa, promuovere, sollecitare, ricercare persone in grado di determinare cambi di basso, di ritmo e di mentalità per rlanciare il ciclismo dei nostri sogni : il ciclismo pulito, etico, dalle enormi potenzialità per fascino e passioni. Mi pare doveroso aggiungere, ad adiuvandum, che l'edizione recente del “Memorial Giampaolo Bardelli” nel corso di un grande convegno prima ( con il Magistrato Roberti, i giornalisti Bonarrigo e Capodacqua, il chimico D'Ottavio e la Edita Pucinskaite e il contributo di uno scritto di Santilli) e poi nella premiazione successiva ( anche col pentiro Torraco, col giovane Bufalino , coi Nas dei carabinieri e altri personaggi di spessore) abbia ESALTATO proprio il ciclismo che si vorrebbe e che si lotterà per fare risorgere, anche se si intravedono le difficoltà di reperire forze ed energie umane immediatamente spendibili. La gestione Di Rocco ha lasciato troppi cadaveri nel suo percorso.... Renzo Bardelli- Pistoia www. renzobardelli.it
7 maggio 2011 10:52verita
pero' bisogna anche mettersi in campo perche' dalle tribune e' facile.....vista la cultura e l'intelligenza perche non prova a far qualcosa o sa solo scrivere?
PERPLESSO
7 maggio 2011 13:22stargate
L'intervista lascia alquanto perplessi (non vorrei esagerare). Di Rocco è un politico della più bell'acqua (in senso deteriore), che gioca con le parole, ma di concreto ha poco. Un pizzico di autocritica (non può mancare, non si crede mica Berlusconi...), tanti buoni propositi, contraddizioni che emergono giocoforza. Così non si va avanti. Faccia un favore al ciclismo: non sopporti il peso di un'altra campagna elettorale, si ritiri a vita privata. Merita appena un accenno la vicenda della inconvocabilità in nazionale per gli squalificati dal 2008 in poi: come non concordare con i lettori che mi hanno preceduto sulla "stranezza" (la definirei illegittima) di questa possibile norma? Una Federazione, come qualsiasi altro organismo, è credibile non se minaccia, promette, ipotizza, spara a destra e sinistra, ma se compie le azioni necessarie anche con durezza, se è il caso, ispirandosi comunque e SEMPRE ai principi di legittimità che regolano la vita civile. (Alberto Pionca - Cagliari)
Complimenti a PIONCA
7 maggio 2011 19:47renzobarde
Interloquire con persone come Pionca fa piacere : serietà, cultura, passione emergono con chiarezza. Condivido tutto. E lo sottolineo con vero piacere. Renzo Bardelli
8 maggio 2011 01:50lupin3
Di Rocco come al solito ingiustificabile su tutta la linea.
Stagi non nasconde l'antipatia per Brocci e soprattutto per Rossato dopo il famoso attacco al service Rodella di due anni fa... peccato che anche Faresin, Forconi, Cappeletti e innumerevoli altri non siano proprio immacolati.
e vabè.
Fanini - Di Rocco
9 maggio 2011 12:56pietrogiuliani
Presidente ormai è noto a tutti i rapporti che lei aveva con Viciani, ex manager della Ambra Cavallini Vangi.
Se l'avv. Santilli si è comportato in modo esemplare questo è dovuto al polverone che ha sollevato Fanini sul caso Bani. Penso che meriti un premio al posto delle sue critiche.
Mi pare invece che lei, al contrario, si è "dimenticato" di squalificare il presindente Vangi salvando l'uomo e lo sponsor.
La inviterei a prendere provvedimenti contro quest'ultimo, se si definisce tanto etico e coerente!
Ho letto i commenti a quest'articolo e le faccio notare che non c'è nessuno che l'appoggia. Forse è giunta l'ora che si dimetta e faccia spazio ad un nuovo presidente, più giovane e lontano da tutte le esperienze da lei vissute a partire da Conconi.
X pietrogiuliani
9 maggio 2011 16:06ciba
tu, però, come amico del bardelli (volutamente minuscolo) dovresti tener presente che per sua stessa ammissione, è stato presidente del Micco, di cui ha detto tutto e di più sul modus operandi della sua squadra e .... adesso fà il moralista e puritano ?? ma fammi ridere!!
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