| 27/01/2011 | 09:08 Galibier, Alpe d’Huez, Tourmalet, Mont Ventoux, Izoard, Telegraphe,
Aubisque, nomi che rievocano sacrifici, la pura e sana fatica di
piccoli uomini che hanno sfidato i draghi diventando grandi eroi,
uomini che si chiamano Coppi, Bartali, Merckx, Armstrong ma anche
Pantani, Gimondi e Bugno. Cadute, salite, discese, sole e neve, sogni e
speranze, urla di gioia e di dolore e poi il bianco e nero che si
mescola al giallo. Il giallo del Tour de France che ieri sera ha
vestito Pinerolo, la leggendaria cittadina all’ombra del Cervino e poco
distante dal Sestriere e da quelle montagne che trasformarono Coppi
nell’airone in quel famoso Giro d’Italia del 1949. E ieri sera c’erano
tutti i protagonisti di oltre un secolo di Tour de France, tutti lì al
teatro “Vittorio Veneto”,i campioni di oggi ma anche quelli che
purtroppo stanno cavalcando le montagne dell’infinito, tutti in un bel
ricordo
partito nel 1903 con lo spazzacamino Maurice Garin e andando avanti con
Bottecchia, Guerra, Bartali, Coppi, Astrua, Bobet, De Filippis, Gaul,
Nencini, Anquetil, Gimondi, Balmamion, Merckx, Zilioli, Moser,
Thevenet, Hinault, Fignon, Lemond, Chiappucci, Bugno, Indurain,
Pantani, Armstrong, Basso, Petacchi e Contador. Un grande ricordo per
dare il benvenuto al Tour de France a Pinerolo, un arrivo e una
partenza che il 20 e 21 luglio prossimo faranno "assaggiare" la magia
gialla a chi ha conosciuto sempre il Giro d’Italia.
Grazie all’organizzazione del Comitato Ciao Tour Pinerolo presieduto da
Elvio Chiatellino che si è personalmente impegnato con il
Tour, la città di Pinerolo diventerà meta di tutti gli appassionati di
ciclismo e ce ne saranno veramente da vedere delle belle. Arrivo e
partenza e se ancora può sembrare poco, si tratta delle due tappe
regine del Tour, la prima da Gap a Pinerolo, 179 km e la seconda da
Pinerolo al Galibier entrando nella storia della Grande Boucle come
l’arrivo più alto che il Tour abbia mai affrontato, questo peraltro
dopo aver scalato il Colle dell’Agnello e l’Izoard. A commentare il
Tour e le due tappe, immergendosi anche nei ricordi vi era un vero
parterre de roi: Zilioli e i suoi 6 giorni in giallo («presi
l’aspettativa dal lavoro in Fiat per poter correre»), Andrea Bartali,
Faustino Coppi e Irene Camusso, figli di campioni, Gimondi
(«neoprofessionista prima di partire e vincere dissi che dovevo
chiedere il permesso al babbo»), Chiappucci ed i suoi 180 km di fuga
sul Sestriere, Moser («a Charleroi vinsi il prologo davanti al favorito
Merckx. Avevano già preparato la maglia con la scritta Molteni. Io la
guardai e dissi “cambiate la scritta, è sbagliata, io sono della
Filotex‚), Thevenet che decretò la fine dell’era Merckx («non sono
stato il suo giustiziere, ero solo un buon ciclista») e poi ancora il
commentatore della tv francese Jean Paul Ollivier («è sempre stato un
mio sogno commentare la tappa di Pinerolo. Quando mi mandarono nell’82
a commentarla ero felicissimo ma quel giorno ci fu sciopero dei
giornalisti e non riuscii mai più a farlo‚), le moto della Rai Andrea
de Luca e Paolo Savoldelli, il ct Paolo Bettini («al Tour del 2000 ero
in una giornata n, quasi mi ritiravo. Una tappa infernale. Quando si
arrivò vicino al traguardo gli avversari si calmarono un po’ e quasi
scherzano dissi “beh allora scatto io”. Lo feci. Vinsi l’unica tappa al
Tour della mia carriera»).
E non poteva mancare il Direttore del Tour de France Christian
Prudhomme: «Devo dire grazie a Pinerolo perché abbiamo potuto creare
due grandi tappe e perché qui si ricordano anche le imprese di Coppi e
Bartali. Mi ha molto colpito l’entusiasmo straordinario che hanno
dimostrato gli organizzatori quando mi hanno presentato la candidatura.
Voi dite che il Tour lo considerate un regalo ed a me può fare solo
tanto piacere. Posso confermare che le due tappe che vedono Pinerolo
protagonista saranno davvero le tappe regine della corsa. Dal 2005
(anno in cui Prudhomme è passato alla guida della Grande Boucle) ho
avuto molte candidature di città italiane tra le quali, di recente
anche quella di Firenze di cui però se ne deve ancora parlare. Quando
tempo serve per preparare un Tour? Beh noi ora stiamo già lavorando a
quello del 2012 e 2013».
Presente anche il patron del Giro d’Italia Angelo Zomegnan: «Vedere il
Tour è per noi uno stimolo ma anche qualcosa da non fare. Se noi del
Giro riuscissimo a fare le stesse cose del Tour saremmo comunque
secondi. Dobbiamo essere diversi mantenendo però le stesse espressioni
di gigantismo. Avere a che fare con persone come Elvio Chiatellino è
una bella cosa per tutti, non solo per il Tour: è una persona che
mantiene la parola andando en oltre alle promesse di certe
amministrazioni».
La serata è stata anche occasione per parlare di Rai e di ciclismo in
diretta con belle news anticipate direttamente da Auro Bulbarelli: «Rai
Sport 2 avrà molte più ore di ciclismo e quest’anno faremo vedere anche
le corse del Belgio che anticipano le grandi classiche come l’Het Volk,
la Tre giorni di La Panne e il Giro dei Paesi Baschi. In occasione
della tappa del Tour in Italia invece posso dire che ci saranno
sicuramente 6 o 7 ore in diretta e inoltre stiamo lavorando per avere
una regia personalizzata al Tour. La Rai potrebbe riavere questa
opportunità dopo ben 15 anni e non sarebbe male, visto che abbiamo
serie speranze di salire sul podio»
Tous fous pour le Tour, dice il motto del 2011 della Grande Boucle ma
l’espressione più bella per definire questa magia gialla è di certo di
Prudhomme: «Il Tour è 3500 km di sorrisi, di sport e gente vera». A
bientot, Tour…
Bell'articolo, esauriente e anche particolareggiato. Ma quante imprecisioni, anche grossolane: 1) Il teatro dove si è svolta la serata si chiama Sociale, non Vittorio Veneto; 2) il corridore che ha chiesto l'aspettativa per correre il Giro d'Italia (non il Tour) era Franco Balmamion, non Italo Zilioli; 3) il commentatore della tv francese si chiama Jean Paul Ollivier, non Jean Paul Belmondo..... Va bene che sul palco c'era anche Stefania Belmondo, ma un po' di precisione in più non sarebbe guastata......
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