
Anche a Kigali, in Rwanda, Tadej Pogačar mette a tacere qualsiasi discorso e qualsiasi contesa. Lo sloveno si è laureato campione del mondo per la seconda volta consecutiva, distruggendo tutti e garantendosi il diritto di indossare la maglia arcobaleno per un altro anno. Anche quest'anno ha voluto aprire le ostilità presto, sul Mont Kigali, a 104 km dall'arrivo, rimanendo poi da solo a 66 km dal traguardo. Al secondo posto si piazza Remco Evenepoel (Belgio), che litiga con la sua bici nel momento caldo della corsa e si trova ad inseguire, pur dimostrando di avere comunque una gran bella gamba. Medaglia di bronzo per Ben Healy (Irlanda), che riesce a staccare Mattias Skjelmose (Danimarca) nel finale. Giulio Ciccone si difende come può e chiude con un buon 6° posto.
LA CORSA - L’inizio di gara è più intenso di quanto ci si potesse aspettare e a muoversi sono già le Nazionali più “grosse”, con Francia e Spagna particolarmente attive. Alla fine vanno via in 7: Anders Foldager (Danimarca), Julien Berard (Francia), Menno Huising (Paesi Bassi), Raúl García Pierna (Spagna), Ivo Oliveira (Portogallo), Fabio Christen (Svizzera) e Marius Mayrhofer (Germania), che arrivano a guadagnare fino a 2’45” sul gruppo.
Julian Alaphilippe (Francia) si ritira subito dopo una nottata complicata, mentre una caduta mette fuori gioco Marc Soler (Spagna). La corsa prosegue tranquilla fino alla prima uscita dal circuito, quando davanti rimangono solo Bernard, Foldager e Oliveira, e poi il francese rimane da solo sul Mont Kigali preso d’assalto da migliaia di tifosi ruandesi.
La Slovenia prende di petto la salita e, a 104 km dall’arrivo, Pogačar ha fatto partire la sua progressione, alla quale hanno saputo rispondere solo Juan Ayuso (Spagna) e, in un secondo momento, Isaac Del Toro (Messico). I tre hanno scollinato insieme ma sul Mur de Kigali in pavè, dopo un’altra accelerazione di Del Toro, Ayuso è andato fuorigiri, venendo ripreso dai primi inseguitori.
Tornando nel circuito di Kigali, Pogačar e Del Toro guadagnano rapidamente 45” su un gruppone di inseguitori di circa 35 atleti, dove però manca l’accordo ed Evenepoel, alla prese con qualche problema meccanico, si lascia come di consueto prendere dal nervosismo. A 66 km dall’arrivo, dopo aver provato ad aspettarlo una prima volta, Pogačar si libera di un Del Toro al quale si è spenta la lampadina (e crollerà fuori dalle zone alte di classifica) e comincia l’ennesimo show solitario della sua carriera.
Fatta la pace con sé stesso e con la bici, Evenepoel reagisce e attacca a 4 giri dal termine, portandosi dietro Healy, Pidcock, Skjelmose e Hindley, con Tadej che però è già un minuto avanti. Il vagoncino dei primi inseguitori perde prima Hindley e poi Pidcock, stroncati dal ritmo di Remco, e il belga rimane infine da solo all'inseguimento del rivale a 20 km dall'arrivo, ma lo sloveno davanti è un rullo compressore. Il gap non scende mai, Pogačar arriva indisturbato al traguardo, aggiungendo un altro alloro al suo già infinito palmarés.
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ORDINE D'ARRIVO
1) Tadej Pogačar (Slovenia) 6:21:20
2) Remco Evenepoel (Belgio) +1:28
3) Ben Healy (Irlanda) +2:16
4) Mattias Skjelmose (Danimarca) +2:53
5) Toms Skujiņš (Lettonia) +6:41
6) Giulio Ciccone (Italia) +6:47
7) Isaac del Toro (Messico) s.t.
8) Juan Ayuso (Spagna) s.t.
9) Afonso Eulálio (Portogallo) +7:06
10) Thomas Pidcock (Gran Bretagna) +9:05