
Giulio Ciccone ha chiuso il mondiale al sesto posto e il suo volto è quello di un corridore che davvero non ne ha proprio più: «È stata una delle giornate più dure della mia carriera, una sofferenza atroce. Ed è stata così per tutti: non credo che abbia inciso tanto l'altitudine quanto il clima che ha logorato chilometro dopo chilometro».
Poi l'analisi della corsa: «Come era previsto, c’è stato il momento chiave sulla salita di Mont Kigali: lì mi sono gestito bene, avevo buone sensazioni, ho scollinato bene e anche sul Muro non ho avuto problemi. Purtroppo, in una gara così basta un attimo per spegnersi: nel giro in cui Remco ha attaccato tra i due strappi forse è stato un errore seguirlo e quando ho preso il pavé ero in acido totale e ho dovuto mollare la sua ruota».
Un giudizio sulla corsa degli azzurri: «Abbiamo fatto il massimo, forse entrare nei cinque sarebbe stato ancora più bello, ma dobbiamo essere realisti, sono soddisfatto di me e della squadra, di un gruppo che ha corso molto bene in una giornata nella quale il lavoro sporco è stato preziosissimo».
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