Nuova lettera della famiglia Pantani sulla bici all'asta

| 06/11/2010 | 14:09
Riceviamo e pubblichiamo questa seconda lettera della famiglia Pantani sulla bicicletta di Marco che sta per essere messa all'asta.

Caro signor Corsini, caro pubblico del ciclismo, cari giornalisti, abbiamo fatto di tutto per mantenere le nostre osservazioni entro un ambito pacato, confidando nella possibilità che, così facendo, venisse colta l’opportunità offerta di una “ritirata” onorevole.. Ma così non è stato, visto che si è non solo confermato il proposito di vendere all’asta la bicicletta Bianchi proponendola per quella con cui nostro figlioMarco avrebbe corso (e vinto) la Grenoble-Les DeuxAlpes al Tour de France e successivamente la Milano-Sanremo del 1999, ma si è cercato altresì sia di attribuirci affermazioni mai fatte, sia, cosa ancor più grave, di insinuare ignobilmente il dubbio che il far luce sulla presente vicenda non passi attraverso una verifica ed un confronto oggettivo della bicicletta in questione con quella utilizzata nei suindicati eventi sportivi, ma sia subordinata al decidere se vale più la parola di Marco o quella dei suoi genitori.
Sarà ovviamente altra la sede in cui verranno approfonditi gli ultimi due aspetti, per cui, in questo contesto, ci si concentrerà esclusivamente sul discorso bici.
Chiunque sia un minimo addentro alle cose del ciclismo sa che è impensabile che un campione come Marco, inserito ai tempi in una delle principali squadre al mondo, avrebbe potuto mai correre per due anni di seguito con la stessa bici e che, consequenzialmente, molteplici sono i motivi per cui quella bicicletta non può essere pubblicizzata come tale.
Come numerosi sono i motivi per cui una seconda bici in possesso del signor Corsini, una Wilier Triestina del 1997, non possa esser ritenuta quella con cui Marco trionfò sull’Alpe d’Huez al ritorno dall’infortunio del 1995, contrariamente a quanto dichiarato sempre dal predetto nell’intervista del 26 Ottobre 2010.
Ma procediamo con ordine e iniziamo dalla Bianchi, con cui, a detta del Sig. Corsini, nostro figlio Marco avrebbe corso (e vinto) la Grenoble-Les Deux Alpes al Tour de France e successivamente la Milano-Sanremo del 1999, ed in riferimento alla quale, come noto, in considerazione del suo prestigioso utilizzo, ha determinato in 250.000 euro il prezzo base d’asta.
Di seguito vi indichiamo in dettaglio i motivi per cui noi siamo convinti che il predetto tentativo di abbinamento sia a dir poco improponibile:
1) Il certificato con cui la Bianchi si limita ad attestare l’autenticità del telaio in oggetto ed il fatto che esso sia stato impiegato in ambito agonistico da Marco Pantani, circostanze da noi mai poste in dubbio, nulla prova (ne potrebbe mai provare) in ordine alla circostanza che quella bicicletta sia stata effettivamente impiegata nella tappa che valse a Marco la conquista della maglia gialla e poi del Tour de France. Esso semplicemente attesta che quel telaio fu costruito dalla Bianchi nell’Aprile del ’98 e che fu tra quelli messi a disposizione dalla casa bergamasca nel corso della attività agonistica del campione Romagnolo, nulla di più.
2) Esistono svariati elementi che permettono di dimostrare che la bici proposta nell’asta non sia quella di Les deux Alpes del Tour del ’98 e della Milano/Sanremo del ’99.

Il telaio
- Dalle foto pubblicate e scattate dal fotografo Paolo Genovesi per conto della Voce di Romagna si desume chiaramente che il telaio della bici in possesso del signor Corsini sia stato realizzata con tubazioni Dedacciai della Serie Sc 6110 in alluminio.
- Dalle foto originali della tappa Grenoble-Les Deux Alpes 1998 si desume altrettanto chiaramente che il telaio della bicicletta impiegata da Marco Pantani fu realizzato ugualmente in alluminio, ma con tubazioni della serie Dedacciai 7000.
- Le immagini che ritraggono Marco Pantani impegnato sulla Cipressa alla Milano-Sanremo del 1999 confermano infine che le tubazioni vengono garantite dalla stessa casa madre Bianchi e che dal telaio sono scomparsi i loghi Dedacciai.

La forcella
-La bicicletta in possesso del signor Corsini ha una forcella in carbonio Time, con loghi della casa francese di colore azzurro.
- La bicicletta utilizzata da Marco Pantani durante la Grenoble-Les Deux Alpes ha forcella in carbonio Time, ma con i loghi di colore giallo.
- Infine la bici impiegata per la Milano-Sanremo del 1999 ha sì i loghi Time di colore azzurro, ma caratterizzati da una grafica completamente diversa rispetto a quelli sulla bici del Corsini.

I comandi del cambio
- La Bianchi nelle mani del signor Corsini ha sul manubrio comandi Campagnolo Ergopower in fibra di carbonio.
- La Bianchi della Grenoble-Les Deux Alpes del 1998 aveva i comandi Campagnolo Ergopower in lega di alluminio.
- La Bianchi della Milano-Sanremo del 1999 aveva i comandi Campagnolo Ergopower in fibra di carbonio ed è questa, a ben vedere, l’unica identità fra le biciclette.

Il collarino reggisella
- Sulla Bianchi in possesso del signor Corsini, il collarino reggisella è verniciato di nero oppure anodizzato nello stesso colore.
- La Bianchi della Grenoble-Les Deux Alpes 1998 ha il collarino anodizzato bianco.
- La Bianchi della Milano-Sanremo 1999 ha il collarino anodizzato bianco.

Da tutto ciò e dall’osservazione delle foto contenute nel file allegato si desume chiaramente, anche contro la più raffinata retorica sentimentale, che la bicicletta proposta in vendita sarà anche stata una bici da gara di Marco Pantani, ma NON fu utilizzata nelle occasioni citate dal signor Corsini. Comprendiamo benissimo il valore affettivo che questa bici possa avere per lui e possiamo anche credere che sia stato Marco a fargliene un dono, ma se si tratta di passare dal privato della propria collezione alla pubblicità di un’asta, occorre necessariamente essere in grado di garantire, sotto ogni profilo e per ragioni ben comprensibili, le decantate caratteristiche, nonché le qualità e le circostanze di utilizzo associate all’oggetto posto in vendita.
Inutile descrivere, in quanto di tutta evidenza, le possibili conseguenze legate al non farlo o al farlo in maniera parziale ed incompleta .

3) Per questo stesso motivo e riservando ad essa un ulteriore approfondimento, laddove fosse richiesto o necessario, avendo osservato le foto e avendole confrontate con quelle originali della tappa Saint Etienne-l’Alpe d’Huez del 19 luglio 1997, siamo certi di poter affermare che la Wilier Triestina in possesso del signor Corsini non è quella con cui Marco tornò al successo sulla celebre salita francese dopo l’incidente del 1995 e la caduta al Giro 1997 provocata dall’altrettanto celebre gatto della iscesa dl Valico del Chiunzi.
Nel caso della bicicletta Wilier in questione, che già da un’osservazione sommaria appare di taglia troppo grande per uno scalatore come Marco, è sufficiente osservare i diversi colori del telaio per rendersi conto che si tratta di due biciclette totalmente diverse.
Ciò precisato e preso atto delle dichiarazioni rilasciate ieri 4 novembre 2010, viene spontaneo chiedersi cosa giustifichi tanta determinazione nel perseguire la via di questa vendita all’asta pur a fronte di un evidenza che suggerirebbe tutt’altro approccio.
Non abbiamo mai sostenuto che la Bianchi in suo possesso non sia appartenuta a nostro figlio, ma non basta il ricordo di qualche testimone per stabilire una verità storica. Non si tratta della parola di Marco contro la nostra.
Ci sono fortunatamente documenti ufficiali come le foto che alleghiamo che dicono l’esatto contrario. Basta guardarli. E trarre da sé le opportune conclusioni.

Con comprensione e affetto
Tonina Belletti e Paolo Pantani

Copyright © TBW
COMMENTI
La verità|||||
6 novembre 2010 16:17 velo
I genitori di Marco hanno interpellato chi veramente conosce le biciclette, che sono i suoi meccanici Luigi Veneziano e Dino Falconi che sicuramente possono dire la loro!

E si la verità
6 novembre 2010 19:10 Vincent
Speriamo che la verità esce fuori perché troppe falsità sono state detto per noi appassionati tifosi non ce dubbio che Marco la scritta la più bella storia del ciclismo di questi ultimi anni con la famosa. Tappa DEUX ALPES tanti saluti alla madre e il padre di Marco che lottano da anni per la memoria e la verità per loro figlio .

vai mamma tonina
7 novembre 2010 01:03 balaverde
io ho avuto l'onore di conoscere marco, ho delle cose sue quali una maglietta del 1998,mercatpone uno un cappellino del 1997, usato alla milano-sanremo, gli occhiali del 1994 quando passo prof alla carrera.... che onore essere stato a casa sua a cesenatico e poi mangiare una piada al suo chiosco, si faccia sentire mamma tonina e papa paolo. la verita sulle bici la sanno i meccanici e quindi chi vuol fare soldi sulla pelle di MARCO IL CAMPIONE, RE DELLE SALITE deve pagarla cara, lui e' stato ammazzato per salvare il ciclismo, il nostro sport, che noi tanto amiamo del quale io ho la fortuna di lavorarci. alza la voce mamma tonina, tutti se ne aproffitano pur di fare soldi facili usando il nome PANTANI..... e' ora di finirla, tutti i libri che la gente scrive su di lui, la maggior parte gente che neanche sa cosa sono le corse in bici...... ANDATE A VEDERE COS'E` UN CICLISTA........ come diceva il pirata!!!!!
ora per favore lasciamolo riposare in pace.

7 novembre 2010 10:12 dellaMancha
Qua c'è l'intero,interessante documento di confronto fotografico.
http://www.pantani.it/news.php?id=148&CATNEWS=5|8|0|0|

Lo si doveva far vivere in pace, adesso è essenziale la ricerca della verità sulla sua vicenda ( parecchio complessa e con molti risvolti, mi pare).
Questo è un frammento di una verità più vasta.
Chi ha voluto distruggere la gallina dalle uova d'oro? e perché?

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