La Gazzetta dello Sport. Armstrong primo dei big, ma che veleni

| 04/07/2010 | 13:23
ROTTERDAM (Olanda). Neppure le nuvole che hanno scaricato pioggia sul prologo di Rotterdamerano così nere comequelle che pesano sulla testa di Lance Armstrong. La partenza del suo ultimo Tour è stata sporcata dal secondo atto del Landisgate, lo scandalo sollevato dall’ex compagno Floyd Landis, che a fine maggio aveva gettato altri sospetti sulla controversa carriera del campione sopravvissuto al cancro. Fratelli Il Wall Street Journal di New York ha pubblicato nuovi dettagli delle rivelazioni di Landis, su cui stanno investigando le autorità federali americane. Con un titolo provocatorio: «Blood brothers», cioè «Fratelli di sangue», alludendo al fatto che Landis fu iniziato alla pratica doping delle trasfusioni durante gli anni (2001-2004) nella Us Postal di Armstrong e Bruyneel, attuale team manager di RadioShack. Però Armstrong ha risposto a suo modo, nell’unica maniera che può e che sa: scaricando la rabbia sui pedali. Si è messo dietro il favorito Contador (a 5"), che l’anno scorso l’aveva battuto nel prologo di Montecarlo. E si è piazzato quarto assoluto e primo dei big di classifica, come se a quasi 39 anni avesse ritrovato anche a crono lo smalto dei tempi migliori. «Mi sono sentito bene fin dal mattino. Però sono stupito, nonmelo aspettavo. Negli ultimi anni avevo avuto un calo in questo tipo di prove e se mi avessero detto prima del via che sarei arrivato davanti a tutti i rivali diretti, guadagnando secondi, avrei firmato con due mani. È stata sicuramente la crono migliore da quando sono tornato a correre. Mac’è ancora tanta strada da fare » . Bruyneel gli ha fatto eco: «Essere davanti a Contador è un vantaggio psicologico». Tre conferme L’emozione non l’ha paralizzato. E neppure le accuse. Ci sarebbero tre testimoni che hanno confermato il racconto di Landis. Sembra che abbiano chiesto di restare anonimi fino alla fine del Tour e questo fa pensare che qualcuno di loro possa essere addirittura tra i corridori in gara. Altri hanno invece negato di aver visto attività illecite alla Us Postal. Materia per l’agente federale Jeff Novitzky, l’uomo che negli Usa ha indagato sullo scandalo Balco che portò in carcere Marion Jones. 

Sconvolgimenti


La nuova confessione di Landis si tinge di particolari sempre più agghiaccianti. Come quello della camera del doping allestita in un albergo vicino a Saint Leonard de Noblat, durante il Tour 2004. Landis ha dichiarato che furono piazzati sorveglianti a ogni accesso e schermati con il nastro adesivo gli sfoghi dell’aria condizionata, per eludere eventuali telecamere. Su due letti, con due dottori, i corridori ricevevano le trasfusioni: tra questi Armstrong, Hincapie, Rubiera e lo stesso Landis. Le sacche per il sangue venivano poi tagliuzzate e buttate nel gabinetto.


L’orgia

Nel suo «outing» Landis non risparmia se stesso, parlando del doping. Racconta pure di un festino collettivo a luci rosse in occasione di un raduno della squadra nel 2001 ad Austin, in Texas. Con quattro spogliarelliste e forse cocaina. Nel 2005, quando correva alla Phonak, pagava una persona perché si travestisse da tifoso e gli portasse le sacche di sangue sotto forma di buste regalo.

Latte avariato

«I media amano le storie scandalistiche, che includono sangue, sesso e droga. Ma nelle prossime tre settimane niente mi turberà», aveva detto l’altro giorno Armstrong quasi presagendo la bufera. «Il procuratore Novitzky non mi ha contattato e forse non lo farà. Nonè vero che la mia ex moglie Kristin sta collaborando». E ieri: «L’articolo del Wall Street Journal è pieno di false accuse e di dichiarazioni di Landis, una persona la cui credibilità è pari a zero (Landis ha sempre negato l’uso di testosterone che gli costò la squalifica dopo il trionfo al Tour 2006; ndr). Le sue parole sono come latte avariato. Da anni certe storie vengono fuori al via del Tour, per ragioni di pubblicità».

da «La Gazzetta dello Sport» del 4 luglio 2010 a firma Luigi Perna

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