Capodacqua: che sport è se la farmacia pesa così tanto?

| 05/01/2010 | 14:45
Cambiare indirizzo alla base per sperare che qualcosa cambi al vertice. E l'auspicio che l'epoca degli scandali e delle positività a ripetizione al doping venga se non proprio chiusa almeno calmierata. Parli con i dirigenti del ciclismo nazionale e mondiale e su questi principi non puoi che trovare l'accordo generale. A parole. Perché poi i fatti dicono altro. Dicono, ad esempio, che nelle categorie giovanili - parliamo anche di ragazzi dai quindici ai diciotto anni - l'abitudine a "trattamenti" farmacologici talmente complessi e insistenti da rasentare l'accanimento terapeutico, è una prassi consolidata, riconosciuta e accettata da tutti. Atleti, dirigenti societari e ancor più dirigenti ed istituzioni sportive che fanno poco per risolvere il problema. Disintossicanti epatici, vitamine a dosi massicce, antidolorifici, sali minerali, amminoacidi, ferro, vaccini vari (antibatterici, antiinfluenzali), acido folico; e ancora; iniezioni intramuscolo ed endovenose in varie misture, pasticche in varia combinazione, prima, durante e dopo la gara, per restare solo nell'ambito delle pratiche e delle terapie lecite.
Se tutto questo diventa necessario in una società-tipo di giovani juniores come la toscana Ambra Cavallini Vangi - come è emerso nel recente caso di positività dello junior Eugenio Bani - c'è da chiedersi di quale sport parliamo e a quali valori e valenze educative facciamo riferimento in categorie dove il risultato agonistico, pure importante, non dovrebbe essere l'unico obbiettivo. La situazione emerge drammatica nelle carte del procedimento di sospensione per positività alla gonadotropina corionica (hcg), un ormone che stimola la produzione di testosterone (l'ormone della forza e del recupero), di una giovane e validissima promessa azzurra delle ruote a pedali: il diciottenne Eugenio Bani, fermato dopo il campionato italiano juniores del giugno scorso ad Imola. Una positività inspiegabile per tutti: atleta e dirigenti stessi. Che al momento ha una sola vittima l'atleta stesso, squalificato per 21 mesi.
Se è vero quanto afferma il giovane toscano e cioè che lui non ha subito altri trattamenti che quelli stabiliti con cadenza addirittura settimanale dalla società, c'è davvero da riflettere. Menzogne? I fatti riguardano una società chiacchierata ("perché vinciamo tanto", dicono i dirigenti); un collaboratore cacciato "perché parla troppo"; comportamenti discutibili, come l'uso del bicarbonato "per tamponare la formazione di acido lattico", spiega uno dei massimi dirigenti societari alla Procura Coni, pratica proibita secondo la legge 376/2000; un camper che segue i corridori, dove si somministrano pasticche e punture; uno zainetto con i medicinali e la sigla di un'altra società (per sviare eventuali controlli riportano i maligni) che viaggia avanti e indietro.
Ma, al di là delle responsabilità che non spetta a noi stabilire (l'atleta accusa la società che nega ogni addebito) c'è un fatto di cui tener conto di fronte a pratiche, sia pur lecite, che fanno pensare a trattamenti per polli da batteria: a te un tanto di chicchi di grano a te l'integratore, a te l'endovena, a te la pasticca prima della gara perché non sei potuto venire nella sede del ritiro infrasettimanale dove con regolarità cronometrica gli atleti a turno vengono sottoposti alla cosiddetta "reintegrazione": punture ed endovene a go-go. "Nelle mie visite - spiega il medico sociale Stinchetti alla Procura Coni - a novembre 2008, gennaio 2009 e aprile 2009 ho prescritto vaccini antinfluenzali, vaccini antibatterici per uso orale, complessi vitaminici di supporto (vitamina B12m B4, B1), acido folico e disintossicanti epatici (...) riguardo al Bani a gennaio un ciclo di Prefolic50 per 6 settimane (5 siringhe una per settimana), Mionevrasi per la durata di due settimane (6 siringhe suddivise due a settimana), vitamina E e C in compresse per sei-otto settimane (1 al giorno). Ad aprile ricordo di aver prescritto ancora Prefolic50, Tad 600 una fiala per due volte la settimana per circa tre settimane; vitamina B1, B6 per tre settimane (due volte la settimana). (...) Ai primi di giugno, mi sembra ma non sono sicuro di aver fatto una prescrizione simile a quella di aprile al Bani ad altri atleti, considerato che quello è il periodo di maggiore attività agonistica".
Frase di per se rivelatrice: tutto è mirato non già alla cura di qualche patologia, come dovrebbe essere, ma alla prestazione, alla necessità di accelerare recuperi e ripristinare il prima possibile le capacità atletiche spingendo in qualche modo (nelle regole in questo caso) l'organismo degli atleti. Come se recuperare rapidamente e non in via fisiologica lasciando al fisico i tempi giusti fosse una necessità impellente, manco fossimo al più alto livello professionistico.
Tutto per cosa? Oltre alla vanagloria di dirigenti piccoli piccoli che litigano perché l'uno è seguito dai "media" locali e l'altro no, per poter dire allo sponsor: "abbiamo centrato tot vittorie"? Facendo i calcoli si vede che quasi ogni giorno l'atleta deve assumere qualcosa o sottoporsi a qualche iniezione o pratica. La domanda viene spontanea: ma che sport è uno sport dove la farmacia pesa così tanto? Che messaggio passa ai giovani con un simile sistema che Bani stesso definisce irrinunciabile: "Altrimenti non trovi posto né lì nè in nessun'altra squadra. Sono convinto che è così in tante se non proprio in tutte le formazioni giovanili. E' il sistema che è corrotto e ci corrompe e noi siamo costretti ad andare dietro a queste cose altrimenti non si arriva"? E ancora: che insegnamenti possono dare ex corridori coinvolti a loro volta in vicende doping, magari rei confessi e oggi collaboratori o dirigenti di società? Che valori si trasmettono alle categorie giovanili? Che senza l'aiuto o l'aiutino - lecito o meno che sia - non si va avanti? E cosa comporta questo clichet se non l'abitudine ad appoggiarsi a qualcosa di esterno (trattamento o farmaco che sia) nei momenti critici della vita sportiva? E cosa può portare questa consuetudine "sportiva", una volta usciti - per un motivo o per l'altro - dalla rutilante ribalta delle gare e delle vittorie, se non a far ricorso ad "aiuti" esterni che spesso si identificano con i famosi "paradisi artificiali" per dribblare la depressione? Esempi concreti e drammatici che fanno la storia triste del ciclismo attuale ce ne sono a bizzeffe. Siamo su uno scivolo molto insidioso e nessuno fa qualcosa per evitarne i rischi.


da Repubblica del 5 gennaio
a firma di Eugenio Capodacqua
Copyright © TBW
COMMENTI
Eh...
5 gennaio 2010 17:21 DarkSide
...eh Capodacqua, che sport è?

Tu quando hai mal di testa la prendi l'aspirina? O l'ibuprofene?
Bravo!

Che ipocrisia...

.......
5 gennaio 2010 17:39 claudino
capodacqua non dimostri un bel niente in questo articolo te lo dice un appasionato di ciclismo lei invece lo vuole distruggere mi sa.

Avete letto bene?
5 gennaio 2010 18:32 ciclistas
Il mal di testa, a volte, si può curare con i farmaci, non ce nulla dimale (a parte gli effetti collaterali). Di sicuro non si "cura" con un farmaco il mal di gambe dopo uno sforrzo: semplicemente si recupera con un allenamento defaticante oppure con il riposo (invece che andando in discoteca fino alle 6 del mattino) oppure ancora con una gara a 35 di media invece che a 40.
Questo mi pare dica Capodacqua: ma non c'è peggior ceco di chi non vuol vedere.
saluti
Claudio Pagani

Io sto con Capodacqua
5 gennaio 2010 18:42 lgtoscano
Credo di avere capito quello che significa questo articolo, non si può un ragazzo di 17/18 anni, per fare sport , assumere tutte queste medicine, anzi non dovrebbe prenderne affatto.
Se sono depresso, se in quel momento sono debilitato, devo recuperare naturalmente e non correre, curare solo le malattie.
Ma scherziamo , questo succede perchè cè una brutta cultura, un sistema ammalato, che porta poi al doping, e tutta la colpa è della gestione, delle istituzioni, ci sarebbe tanto da parlare.
Ragazzi non cadete in questo tranello, in bicicletta si va quando si sta bene, se avete problemi si sta a casa e ci si riposa.

Viva Capodacqua, giornalista VERO e forza Fanini
5 gennaio 2010 19:42 pietrogiuliani
Orgoglioso con un commento di aver smosso il caso Bani e da appassionato della lotta al doping dai giovani ai pro, non posso che fare un plauso a questo grande giornalista, Eugenio Capodacqua, uno dei pochi ad essere rimasto un genuino, autentico e non un servo di potere.
Era quindi presumibile che si muovesse a favore di questo ragazzo affinchè venga si punito per le sue colpe ma aiutato a superare queste difficoltà che diversamente avrebbero potuto stroncarlo facendolo finire perfino in depressione (o peggio) come è successo ad altri.
Auguro a lui ed a fanini di portare avanti il prezioso lavoro fatto in questi anni e che possa essere apprezzato anche da quelli che ne parlano male perchè forse sono invidiosi.

Capodacqua
5 gennaio 2010 20:31 Michele
egregio eugenio mi sa che tu stai facendo un po di confusione,con tutto quello che scrivi bisogna che arrivi al dunque e fai capire se il ragazzo è o non è colpevole,bastava fare una semplice domada che io ho fatto in occasione di una gara.... su un intervista la società dice queste parole...
si legge nella nota — la società ribadisce l’estraneità al fatto e comunque sostiene la propria linearità di comportamento circa lo specifico episodio, affinché possa emergere la realtà dei fatti per quella che è, ma ci tiene anche a sollecitare una maggiore cautela nel giudicare gli episodi fino a completamento degli accertamenti dovuti». L’ ‘Ambra Cavallini Vangi’ ha anche attivato la tutela legale a difesa dell’atleta, della società. fatta da
Irene Puccioni
perchè la società ha messo un legale per qusto ragazzo aveva qualcosa da nascondere? a me non hanno mai risposto ma sono andati via a testa bassa
adesso tocca a te fare la stessa domanda e se ti rispomndono
michele

Caro Eugenio
5 gennaio 2010 22:04 imdopingfree
Caro Eugenio.....c'è una frase a mè cara che dice "usiamo il ciclismo per promuovere lo sport e non il doping per ucciderlo". Questa volta purtroppo credo che hai dato voce a chi probabilmente doveva solo tacere........Cosa ne esce???? Sicuramente un bel articolo ...eclatante...ma la gente che ha capito?? E allora? Ti racconto una storia " C'era una volta un ragazzino innamorato del ciclismo che vestiva con orgoglio una divisa tutta nera, era fiero, si sentiva uno zorro moderno,sempre all’attacco sempre in prima fila. Ma un giorno acciuffarono i “man in black” e lui amareggiato chiese di cambiare quella divisa di vestirne una bianca e di portare in giro per l’Italia un messaggio,un messaggio di sport pulito un messaggio che faceva capire che le nuove generazioni erano pronte al cambiamento…Grandi campioni hanno sposato quell’ideale hanno ascoltato quella vocina,vocina che oggi ha l’età di Bani e che con il Bani in qualche gara ha corso insieme, ha cercato di fare tutto quello che era nelle sue possibilità come tanti di questa categoria per portare avanti la propria bandiera, e questo caro Eugenio è il ciclismo vero e non quello che è stato raccontato,Bani la sua squadra sono le mele marce del nostro movimento ,ma il movimento non sono loro loro sono il vecchio le solite storie ….. In Italia per fortuna c’è dell’altro…….Quella piccola vocina non ha mai avuto la ribalta dei giornali dei media perché la lotta al doping non fà notizia, mentre infangare un intero movimento sì…….Sono disgustato e chiedo scusa a quelle centinaia di ragazzi che si stanno allenando duramente a pane e acqua al freddo dell’inverno entusiasti del loro sport ……….fieri di praticarlo…..fiduciosi che gli “scontri” futuri siano leali…..orgogliosi di essere LIBERI
Marino Guadagnini


COLPA DEI VECCHI CARICHI?....LEGGA CAPODACQUA
5 gennaio 2010 23:23 trentiguido
Caro Capodacqua, i vecchi provano o almeno quelli che conoscevo io hanno provato ad insegnare che per Vincere servono sacrifici enormi. Ma noi e per fortuna ormai non più Io lì vediamo solo quando pensano di essere ARRIVATI!!!!! Invece è il loro punto di partenza e negli ultimi anni sanno tutto loro e non ascoltano nessuno DEI VECCHI CARICHI COME VOI LI VOLETE DEFINIRE!!!!!!! Siete in torto, visto che dalla mia esperienza e sentendo molte altre persone nell'ambiente ormai arrivano nella categoria dei Proff. pensando di essere campioni e di non avere niente da IMPARARE!!!!! SBAGLIATO!!!!!! Cominciamo a fare queste prediche ai genitori e nelle categorie giovanili se veramente vuole bene a questo SPORT!!!! Perchè lei sà come funziona, visto che esce sempre con notizie fresce ed azzeccate guarda caso....magari informato da chi vuole scatenare POLEMICHE!!!! Quindi le faccia ma per il bene di questo sport!!!!!! L'ho appoggiata per le 100 sacche che mancano all'appello nell'operazione PUERTO ma ora parli dell'educazione che i genitori e società, addetti ai lavori danno a questi ragazzi!!!! Che non sono solo addetti del mondo dei PROFF!!!!!! Rifletta caro Capodacqua......le notizie Bomba sono capaci anche non giornalisti di darle!!!!!!! www.guidotrenti.it

x Marino Guadagnini
6 gennaio 2010 09:49 capo
Caro Marino,
la storia che racconti la conosco. Del resto ci siamo già incontrati di persona qualche tempo fa e abbiamo anche avuto modo di chiarire le rispetive posizioni specie nella vicenda di quel giovane costretto a rinunciare al ciclismo per non doparsi. Forse non riesco a farmi capire meglio, ma chiarisco: hai ragione a dire che quella dipinta da Bani (come dal ragazzo da te allenato per anni, se non ricordo male) non è TUTTA la realtà del ciclismo, ma indubbiamente è ANCHE quello. I media dovrebbero essere l'occhio attento della gente sui problemi del mondo, spesso non lo sono, ma dal punto di vista deontologico c'è l'obbligo di denunciare fatti e situazioni che provocano - come dismostrato - danni umani e sociali di notevolissima portata. Dunque non si può tacere perchè ci sono centinaia di ragazzi che si allenano nel gelo a pane e acqua. E NON si getta fango se si denunciano rischi e pericoli e trappole nelle quali proprio quei giovani possono cadere. Non confondiamo tutto, altrimenti non si riesce neppure ad alzare la testa figuriamoci a venirne fuori. Oppure preferisci che tutto resti nella melassa attuale?

Il grande businnes
7 gennaio 2010 09:46 imdopingfree
Bene la tua risposta …….anche se un dialogo a due su temi così importanti, dopo che milioni di persone (ormai la faccenda è diventata di dominio pubblico)è un pò fuori luogo.............Tutti e dico tutti (forse a parte chi governa il ciclismo) sà dove bisogna andare per "caricare"........Si sà a priori...e anche i genitori sanno.....ma la gloria è più importante.....ma se poi ti prendono….. si piange,si spara su tutti,si arriva perfino a sputtanare Torri da tutti riconosciuto anche a livello internazionale per le sue capacità.....Non sò Eugenio la mia battaglia cerca di esaltare tutti (e sono tantissimi)quelli che fanno sport in maniera etica, partiamo da ciò che c’è di buono nel mondo dello sport perché sarà proprio quel buono in quanto tale a portare a galla il marcio..Un esempio semplice semplice “se le squadre non ingaggiassero più gli atleti al rientro dalle squalifiche ma ingaggiassero neo pro che hanno dimostrato limpidezza serietà forse il ciclismo e lo sport prenderebbe un’altra strada”……….Ma il doping…… i rientri……… e tanto altro hanno creato businnes e i businnes in quanto tali nessuno ha voglia di farli morire…………….Oggi un articolo sul doping tira di più che una vittoria alla Roubaix e Ghisalberti lo sa………………..

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