Il Giornale. Gli attacchi di Di Luca? Più noiosi del Giro
| 30/05/2009 | 09:39 Caro diario, non è mai bello infierire su uno sconfitto, ma usando il
giusto rispetto qualcosa a Di Luca va comunque detto. Anche sul
Vesuvio, cioè sulla salita-spareggio contro Menchov, la sua filosofia
non cambia: sempre lui in testa, sempre lui ad inseguire chi scatta,
sempre lui a menare il can per l'aia (senza offesa, il cane sarebbe
ovviamente l'astuto russo). Allora, mi pare di dover concludere in
questo modo: anche se il Giro presentasse ancora tre settimane di gara
e altre tremila salite, il risultato non cambierebbe. Di Luca sarebbe
sempre lì ad offrirsi come docile sherpa, Menchov sarebbe sempre lì
incredulo a beneficiare di tanta generosità. Bisogna ammetterlo
senza ipocrisie: Di Luca è sicuramente il rivale più accanito e più
cocciuto di Menchov, su questo non ci piove, ma è anche il suo gregario
più fedele e più prezioso. Da giorni, ormai, ogni problema e ogni grana
che qualcuno eventualmente crea al russo viene immancabilmente risolta
dal pronto intervento del nostro eroe. Venduto allo straniero?
Ovviamente, neanche per sogno. Di Luca è soltanto vittima della sua
generosità e dei suoi nervi. Non lo dico io, lo dice apertamente suo
suocero, quello Stefano Giuliani ex gregario di Moser, poi direttore
sportivo, ora primo critico del marito di sua figlia. Per battere
Menchov, gli ha spiegato, non devi trainartelo a ruota: scattista come
sei, devi lasciarlo davanti e colpirlo alle spalle, di sorpresa. Caro
diario, non voglio sfasciare una famiglia, ma trovo che abbia ragione
il suocero. Il genero potrebbe provare almeno una volta a dargli retta.
Invece niente. Persino sull'ultima salita, ultima possibilità per
agguati e imboscate, la storia non cambia: scatta Basso, scatta
Garzelli, scatta Sastre, scatta Pellizotti. Dietro, sempre lo stesso
film: Di Luca davanti, Menchov incollato alle sue spalle. Come il
Vinavil, come Indurain: non si stacca. Il nostro si spolmona con
accelerazioni da sincope, il russo semplicemente sfrutta la scia.
Sembrano fare un Giro in tandem. Inevitabilmente, anche l'epilogo
non cambia: Sastre vince da solo, Basso (voto 10 alla lealtà) si ferma
ad aspettare il compagno Pellizotti e lo catapulta sul secondo posto,
infine arriva il solito duetto, con Di Luca che rosicchia altri 8''
d'abbuono al nemico. Che dire: adesso la distanza tra i due è 18'',
più o meno il tempo di uno starnuto e di un "salute". Ma in questo
finale è un tempo pesantissimo. Che resta a Di Luca? Potrebbe vincere
oggi ad Anagni, città degli schiaffi papali (prepararsi: Bulbarelli ci
farà una capa tanta con l'oltraggio a Bonifacio VIII), il che
significherebbe 20'' di abbuono e maglia rosa. Ma poi avrebbe solo 2''
di vantaggio nella crono finale dei Fori Imperiali, 14 chilometri nel
cuore di Roma, su un terreno favorevole al russo. Un grattacapo immane. Purtroppo,
ci ritroviamo qui a parlare di secondi e di abbuoni. Buona colpa è
certo delle scelleratezze tattiche di Di Luca, innegabile, ma il grosso
va imputato al Giro piallato - il più facile e il più veloce dei
cent'anni - disegnato dal patron Angelo Zomegnan, noto su piazza come
Mago Zom. Eppure, molti adesso la chiamano bellissima incertezza.
Parlano di spettacolo sublime. Da questo punto di vista, il
lecchinaggio del "Processo" al Mago Zom è qualcosa di memorabile. I
solerti opinionisti Rai, graffianti come puma, lo subissano di domande
feroci (la più feroce è di Bartoletti: «Fattela tu una critica»), lui
apre la ruota del pavone e dice che il suo unico errore resta quello
della tappa di Milano: «Anziché 160 chilometri, meglio una kermesse di
80». E ti pareva: sente di aver esagerato con le asperità. Non a caso,
sta già pensando a profonde modifiche per l'anno prossimo: tappone sul
ponte della Ghisolfa e Cima Coppi sul Monte Stella (in caso di
maltempo, si taglieranno gli ultimi tornanti). Caro diario, nell'attesa dell'avvincente epilogo romano sul filo dei
centesimi, qualcosa è già perfettamente chiaro: il ruolo di DinosAuro
Bulbarelli. Salendo al Vesuvio, il pachidermico telecronista rivela di
essere un grandissimo (145 chili) polivalente. Arrotonda vincendo
scommesse con Giggetto Sgarbozza. Trova posti di lavoro agli amici
(Bettini in diretta: «Grazie a te, Auro, posso provare quest'esperienza
dalla moto, ti ringrazio personalmente»). In aggiunta, procaccia pasti
all'allegra compagnia Rai («A Sant'Agata sui due Golfi ci sono i
titolari di un ottimo ristorante sempre molto gentili con noi: anni fa,
quando la tariffa era sulle centomila, ci venivano incontro con le
30mila delle tariffe Rai». E chissà come mai, ndr). Caro
diario, gli va riconosciuto: il Bulba sa veramente svolgere un sacco di
mansioni. Il Paese resta in attesa di sapere quando comincerà a fare il
telecronista.
di luca doveva far lavorare il russo quando e partito pelizzotti ,xche e inutile prendere 8sc. il russo alla crono e piu veloce
è la verità
30 maggio 2009 13:03rufus
Bisogna ammetterlo: quel che dice Gatti è la pura verità. Non ho mai visto il secondo in classifica inseguire tutto e tutti, non ho mai visto la maglia rosa starsene buona a ruota in attesa che l'altro faccia il lavoro. Non ho nemmeno mai visto scattare stando in prima posizione, come dice giustamente Giuliani. Comunque, onore a Di Luca che ha fatto un grandissimo Giro, forse con un pò più di accortezza avrebbe potuto ricavare qualcosa di più.
Flavio Gibertoni
complimenti a Gatti
30 maggio 2009 13:05bike
complimenti veramente per l'articolo e le puntualizzazioni, Bulbarelli per fare del bene al ciclismo dovrebbe tornare a commentare il biliardo di notte.
Comunque devo dire che le telecronache della Rai sono come la Formula1 ti addormenti dopo pochi km e ti svegli per l'arrivo.
Io metterei Gatti come oppinionista al processo :-)
...sante parole
30 maggio 2009 18:50raffaello
...sante parole.....Di Luca ha fatto di tutto per far vincere questo giro a Menchov......... ha fatto lavorare la squadra come se avesse lui la maglia rosa, per cosa? Per tentare di vincere gli abbuoni e non per staccarlo...... Menchov lo doveva sfiancare facendolo lavorare per prendere quelli che lo attaccavano, vedi Pellizotti e Basso, non inseguendo lui in prima persona tutti quanti, anche quelli a 1 ora in classifica, per cercare di portare a casa pochi abbuoni.... mah...
piena condivisione
30 maggio 2009 21:09franco
ciò che penso da diversi anni di cassani bulbarelli e che schifezza il processo alla tappa grazie soprattutto a chi lo conduce
Bravo Di Luca
30 maggio 2009 21:21slooping
Di luca per fare lavorare Menchov doveva avere il coraggio di mandare in maglia rosa Basso o Pellizzotti infischiandosene di andarli a riprenderli. L'abruzzese ha dimostrato grande carattere e ha corso da padrone peccato che il percorso non era adatto alle sue caratteristiche. Grande Di Luca meglio non poteva fare!!!!!!
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