Il Giornale. Basso attacca, Menchov trova gli amici

| 25/05/2009 | 12:56
Caro diario, qui ci vorrebbe Maria De Filippi, perché il Giro si sta sempre più trasformando in una succursale viaggiante di “Amici”. Lo spettacolo è indubbiamente avvincente. Ma più che altro risulta difficile capire quali siano gli amici veri e quali siano gli amici serpenti.
Dice Di Luca: “Gli amici si fanno per strada. Io li ho avuti. Basso e la sua Liquigas no. Segno che loro non se li sanno fare”. Tra patti sotterranei e alleanze mercenarie, il ciclismo si ripropone più che mai come grande metafora della politica. Qui non ci sono crostate e caminetti per sottoscrivere gli storici accordi che hanno segnato la vita del Palazzo, qui basta molto meno: una parola detta male il giorno prima, uno sgarbo su un cavalcavia, vecchie ruggini contrattuali. Il risultato finale però è più o meno lo stesso: il compagno di un tempo diventa improvvisamente nemico giurato, l’avversario della partenza diventa il migliore alleato sul vialone d’arrivo.
Forse è meglio scendere nel pratico, con l’esempio sublime della tappa di Faenza. Finalmente, dopo giorni e giorni di attesa, si vede un attacco vero e coraggioso di un campione vero e coraggioso: Basso. Ancora una volta, com’era successo sull’Alpe di Siusi, cioè sui pochissimi metri di salita sfuggiti allo sterminio altimetrico del Mago Zom, il patron piallatore del Giro Centenario, il campione redivivo prova a sconvolgere il torpore e l’accidia della classifica. Appena se ne va, a quaranta chilometri dal traguardo, sui tornanti collinari dell’Appennino, incontra subito un amico sincero e affidabile, casualmente varesino come lui: Garzelli. Lo dico apertamente: è un bel vedere. Mi ritrovo a tifare come un ultrà: perché mi piace Basso, perché sto rivalutando Garzelli, ma soprattutto perché – dannazione – finalmente qualcuno prova a vincere questo Giro di discese e di pianure rischiando tranquillamente di perderlo. I due guadagnano oltre un minuto sulla maglia rosa Menchov, ma è a questo punto che si registra un’altra singolare e curiosa evenienza: dietro, la maglia rosa attaccata non tira neanche un metro. Lo so che è incredibile, ma succede proprio così: il russo sta tranquillo, perché strada facendo trova amici preziosi che lavorano per lui. Prima Di Luca, poi Sastre. Cioè dei piazzati che difendono il loro piazzamento. Ma non solo. Ci si mettono pure quelli che non devono difendere niente, se non un possibile, probabile, anzi quasi certo Co.co.co., una specie di contratto di collaborazione a termine, consueto negli usi e costumi della bicicletta. Attivissimo un certo Seeldrayers, che si danna come se al traguardo lo aspettasse Monica Bellucci. “Gli amici si fanno per strada”, racconterà poi Di Luca. Peggio per chi non se li fa, aggiunge riferito a Basso. Risultato: complice l’ennesima discesa da anchilosato, Basso vede svanire il suo tentativo, il suo vantaggio, il suo sogno. E’ di nuovo arrivo assembleare dei grandi, con Bertagnolli davanti a vincere la tappa in solitudine, e dietro il solito Armstrong e il solito Cunego a pagare la tassa quotidiana.
Caro diario, bella tappa con “zero tituli”. Così direbbe Mourinho. Ancora una volta, giocano tutti per Menchov: soprattutto Di Luca e Sastre, che dovrebbero essere i suoi primi nemici. Valle a capire, le strategie. E’ chiaro che a questo punto diventa davvero fatale la tappa di oggi, la più difficile di tutte, o la meno facile di tutte, con arrivo a Monte Petrano. Se Basso non ha speso l’intero patrimonio nel caldo africano di Romagna, sarà lui a riprovarci con la solita, cocciuta, indomabile forza dell’orgoglio. Il suo problema è già evidente ancora prima di partire: più che da Menchov, dovrà guardarsi le spalle dall’amico italiano Di Luca. Lo sappiamo com’è l’Italia dei campanili: preferisce farsi invadere dai barbari, piuttosto che scendere a patti col vicino di casa. Così abbiamo perso un sacco di battaglie. E qualche volta pure la faccia.
Caro diario, chiudiamo lievi e ispirati come la Rai, con la solita frase a caratteri rosa rubata ai grandi poeti della storia rosa. La frase del giorno per me è questa, firmata da Luca Scinto, diesse toscano: “Sgarbozza, nel mio cervello martella una domanda: ma la Rai ti paga per dire queste bischerate?”.
P.S.: la risposta, purtroppo, è sì.

da Il Giornale
a firma di Cristiano Gatti
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COMMENTI
Nulla di strano
25 maggio 2009 14:14 pickett
è del tutto evidente che il Giro lo possono vincere solo Menchov e Di Luca,ed è normale che il russo marchi stretto l'abruzzese,e si disinteressi di Basso,che non fa paura a nessuno,è questa la verità.Di Luca ha attaccato in cima al Trebbio per staccare Menchov,non certo per andare a riprendere Basso.Ma perchè non si fa notare che in salita Basso non ha guadagnato nulla sul modesto Bertagnolli,in fuga da 100 km?Senza Fuentes,è tutto un altro Basso,haimè...

CONDIVIDO PICKETT...
25 maggio 2009 20:37 trentiguido
MA E' POSSIBILE CHE QUALSIASI COSA FACCIA DI LUCA VENGA ATTACCATO DAI SOLITI GIORNALISTI?....NON E' COLPA SUA SE BASSO NON HA FATTO LA DIFFERENZA CHE VOI VI ASPETTAVATE. E' NORMALE IL MODO IN CUI CORRE E NON E' CERTO LUI CHE DEVE AIUTARE BASSO A PERDERE IL GIRO.....OGNI ATLETA E SQUADRA FA LA SUA CORSA E PERSONALMENTE CONDIVIDO DANILO DI LUCA CHE OLTRE A DARE SPETTACOLO NON DIMENTICHIAMO, CHE PER IL MOMENTO E' L'UNICO CHE PUO' TOGLIERE LA MAGLIA A MENCHOV CHE VEDO PEDALARE CON GRAN FACILITA', PURTROPPO!!!! SPERIAMO CHE L'ABRUZZO DIA UN ULTERIORE SPINTA AL GRAN GUERIERO CHE E' DANILO DI LUCA!!!!! SEI GRANDE GRAZIE PER LO SPETTACOLO A TE E A TUTTI I CORRIDORI!!!! WWW.GUIDOTRENTI.IT

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