Passaporto Biologico. L'Amica Chips replica a Carpani
| 25/03/2009 | 11:08 Domenica scorsa, avvicinato da tuttobiciweb.it, Enrico Carpani, responsabile delle relazioni esterne dell'Unione Ciclistica Internazionale, aveva fornito alcune importanti precisiazioni in merito ai costi del passaporto biologico. Il suo era stato un intervento generico, ma oggi, l'Aeronautica Militare Amica Chips Knauf, dopo aver già espresso su queste pagine la propria posizione in materia, rilancia con questa nota il dibattito.
Ecco la nota:
Ci si augurava, che le dichiarazioni fatte dall'UCI sui costi del passaporto biologico, per mezzo del capo ufficio stampa, dott. Enrico Carpani, potessero servire a fare chiarezza ed invece, molte sono le cose che sfuggono alla comprensione. Premesso il fatto che è evidente che per risolvere il problema doping serva una cura che, sicuramente il passaporto biologico è in grado di produrre, ciò che si contesta non è il fine ma il mezzo - costo d'accesso diverso - attraverso il quale tale fine vuole essere conseguito. Il Team Aeronautica militare Amica chips Knauf, ha sempre pensato al ciclismo, come ad una realtà, un patrimonio, “un bene” che appartenesse a tutti e non un privilegio o un beneficio il cui godimento fosse ristretto a pochi eletti. Questo fino a quando non abbiamo scoperto dalle affermazioni dell’UCI, che esistono nel ciclismo club esclusivi, paragonabili a “circoli di tennis o di golf”. In effetti, l’adesione al passaporto biologico rimanda all’idea di un qualcosa di esclusivo, se non altro per quanto attiene il prezzo di accesso, tendente ad escludere molti team giovani, che pur volendo far parte del programma, per esigenze di bilancio devono rinunciare. A detta del dott. Carpani, i team con licenza Pro Tour, appartengono ad un club esclusivo ed in virtù, di questo beneficiano nel caso del passaporto biologico di uno “sconto”, come chi iscrivendosi ad un circolo di tennis o di golf, a fronte del pagamento di una "quota annua", ha un netto risparmio sulle singole partite. A questo punto, considerato che l’iscrizione ad un qualunque circolo "sportivo", a fronte del pagamento di una quota associativa annuale che è dello stesso importo, per tutti coloro che vogliano aderirvi, senza discriminazioni, prevede di fruire del medesimo circolo senza limitazioni, ci chiediamo:
1. Se per un team Pro Tour costa 120 mila euro aderire al passaporto biologico quanto costa, invece, accedere o “iscriversi” al club esclusivo “Licenza Pro Tour”?
2. In cosa consisterebbe lo sconto applicato ai team Pro Tour e a cosa ci si riferisce quando si parla di “singole partite”( i costi dei controlli non li stabiliscono forse i laboratori di analsi)?
3. Se pagare solo – si fa per dire - 120 mila euro, equivale ad uno sconto, perché molte delle lamentele sui costi di adesione al passaporto biologico, provengono proprio dai Team con licenza Pro Tour e quindi dai membri del club esclusivo?
4. Lo sconto si ottiene per aver soddisfatto criteri di qualità o per l’appartenenza ad un club esclusivo?
Ci teniamo a sottolineare che condividiamo pienamente l’intento perseguito con il passaporto biologico, perché sono proprio i manager dei team ed i ciclisti ad avvertire la necessità di controlli serrati in materia antidoping, per ritrovare il senso più vero e profondo della pratica ciclistica. Tuttavia, se è vero che senza equità competitiva nessuno meriti di vincere, anche la disparità di richiesta economica operata dall’UCI nei confronti dei team per l’accesso al passaporto biologico, rischia di danneggiare ed affossare il ciclismo. L’UCI ha il potere di decidere e di condizionare con le sue scelte l’intera stagione ciclistica di un team. Dall’esercizio di questo potere gli derivano grandi responsabilità, perciò ha il dovere morale di rispondere chiaramente, dissipando ogni possibile dubbio, in nome di quella trasparenza che tanto si invoca, ma che dovrebbe pretendersi solo a condizione di garantirne la reciprocità. Il ciclismo appartiene a tutti ma per poterlo praticare a tutti devono essere date le stesse opportunità senza alcuna forma di discriminazione economica.
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