Gilberto Simoni: «Marco l'ho invidiato solo in bicicletta»
| 12/02/2005 | 00:00 Di Marco Pantani e' stato il rivale, sempre. Diversi in tutto, Gilberto Simoni ed il Pirata: dalle origini, all'approccio alla vita e al ciclismo. Uno romagnolo di Cesenatico, l'altro trentino del paese di Moser: tanto talentuoso l'uno, quanto tignoso l'altro. Il destino ha voluto che proprio accanto a Simoni sbocciasse in quest'ultimo anno Damiano Cunego, l'erede naturale di Pantani. ''La mancanza di Marco l'ho sentita al Giro d'Italia - dice Simoni - Era una persona che lottava sempre. Bastava che ci fosse una salita e sapeva incendiare la corsa. In questo anno mi e' mancato per come sapeva muovere e trascinare i suoi compagni. Con lui in gara la corsa era sempre viva''. Scalatori entrambi, con Simoni le sfide cominciarono gia' tra i dilettanti. Ma fuori dalle gare, il rapporto era inesistente. ''Di Pantani sono sempre stato il rivale - ricorda il trentino schivando la santificazione del romagnolo - Mi piaceva batterlo, o almeno provarci. L'ho anche invidiato, per quello che faceva in bici. Ma la sua vita fuori dalla bicicletta non e' mai stata il mio punto di riferimento''. Eppure Pantani negli anni '90 riusci' ad affascinare il mondo, tanto da diventare un idolo per una ragazzina come la sciatrice Elena Fanchini. Cosa aveva Marco, di speciale? ''Fu il giocane capace di emergere tra giganti come Bugno, Indurain o Chiappucci. Colpi' la fantasia per questo''. Succedera' anche con Cunego? ''Non ho mica la palla di vetro...''. Che il veronese possa diventare l'erede di Pantani nell'immaginario collettivo e' pero' nelle cose. La parabola di Pantani e' finita nella cocaina, ma il bilancio complessivo resta positivo per Amedeo Colombo, imprenditore di successo, importatore in Italia della Shimano, dirigente di lungo corso del ciclismo ed attualmente presidente del sindacato corridori. Lunedi' prossimo, a 12 mesi esatti dalla morte dello scalatore romagnolo, a Laigueglia si terra' l'assemblea della Accpi. ''Proporremo di fare qualcosa per ricordare Marco sulla sua montagna, il Mortirolo - dice Colombo - anche se e' impossibile dimenticare Pantani. Ha lasciato il segno sia sul ciclismo, sia sulla gente comune. E lo ha dimostrato la ragazza che ha vinto la medaglia d'argento ai mondiali di sci''. Colombo conobbe da vicino Pantani. ''E' stato anche un mio corridore e devo dire che il bilancio della sua parabola e' comunque molto positivo - dice il presidente della Accpi - Marco e' stato un grandissimo campione, anche se come uomo mi ha deluso, perche' non e' stato capace di reagire. Eppure come uomo era straordinario ed ero convinto che ce l'avrebbe fatta. A distanza di un anno penso che non si debba dare colpa a nessuno per quello che e' successo. Purtroppo con la droga non c'e' nessuno che ti possa aiutare, conta solo quello che riesci a fare tu per te stesso. Ma non e' riuscito a vincere la corsa della vita''.
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