Che cosa unisce un critico d’arte a un ingegnere, che cosa collega un tecnico di laboratorio a un docente di geomatica, che cosa affratella un giornalista e un senatore? Che cosa c’entrano le politiche del territorio con l’ingegneria meccanica e aerospaziale, che cosa accomunano le “digital humanities” e il design circolare? Che cosa sposa la storia del cinema alla robotica indossabile? Facile: la bicicletta.
Vittorio Marchis, professore emerito del Politecnico di Torino, ha curato “Ruote e pedali” (Lindau, 150 pagine, 16 euro), una raccolta di 10 saggi sulla bicicletta. Tre sono suoi (“Non solo macchine…”, un’agile guida ai saggi successivi, “Con Goethe in bici. Un Grand Tour su due ruote” e “Basalla Revisited. Una breve nota sull’evoluzione della ruota”). Gli altri sette sono opera di Luca Beatrice (“Anquetil is my chief, not you”, ma qui si racconta la ricerca di Antonio Colombo fra arte e ciclismo, fra Keith Haring e la Columbus, fra Mario Schifano e la Cinelli), Mario Bocchio (“In bici tra Italia e Usa”), Michelino Davico (“Io Giro d’Italia”), Sebastiano Anselmo, Piero Boccardo e Daniele Sammartino (“La geografia del Giro d’Italia”), Marco Pozzi (“La bicicletta salverà il mondo”), Pierlisa Di Felice (“Pedalare per la vita: la bicicletta chiave One Health per salute, clima e biodiversità”), Laura Gastaldi, Alessandro Di Gesù e Chiara Gastaldi (“Handbike: la rivoluzione a tre ruote”).
E’ dunque un viaggio nella bicicletta, “concentrato di altissima tecnologia ingegneristica”, come scrive Stefano Paolo Corgnati nell’introduzione, “il nostro mezzo e il nostro simbolo: con le sue linee eleganti e dinamiche ci accompagna oltre i confini del movimento e del quotidiano, e il semplice gesto del pedalare diventa atto di scoperta, meditazione in movimento”, come spiega Davico, “promozione della salute individuale e collettiva”, come sottolinea Di Felice. Tant’è vero che “anche riflettere su un pedale – sostiene Pozzi – può essere utile per esplorare l’universo intero"
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