Spesso lo sport e l'arte s'intrecciano nella narrazione giornalistica, quando si utilizzano espressioni e metafore che paragonano un particolare gesto o azione sportiva a un'opera o un'immagine artistica. Poi ci sono casi in cui i due ambiti si mescolano per davvero, come nel caso di una ciclista che, in parallelo con allenamenti e pedalate, coltiva una passione di famiglia che l'ha pure aiutata nei momenti più difficili: la pittura.
La storia di Carlotta Cipressi l'ha approfondita per noi Giorgia Monguzzi all'inizio di quest'anno, quando la 22enne romagnola cresciuta in Valcar ha vissuto il suo sogno americano approdando nel World Tour in una Human Powered Health a tinte sempre più azzurre, tra Giorgia Bronzini ed Enrico Campolunghi in ammiraglia e compagne di nome Ragusa, Borghesi, Malcotti e Zanardi.
Quello che ancora non era di pubblico dominio, e che è stato reso noto dalla stessa atleta attraverso i canali ufficiali del team a ottobre, mese dedicato a livello internazionale alla salute mentale, è che nei mesi a cavallo tra fine 2023 e inizio 2024, durante la sua esperienza in UAE Development, in cui è rimasta ferma per colpa di una miocardite, lei ha superato quel periodo pieno d'incertezza anche grazie a pennelli e creatività su tela.
«La pittura è l'esatto opposto della tecnologia: non ha regole e schemi rigidi, è semplicemente la rappresentazione di un pensiero o di un soggetto - racconta Carlotta - e quando mi sono trovata a non potermi allenare per oltre tre mesi, mi sono dedicata anima e corpo a qualcosa che in realtà mi attrae molto da sempre. Da allora non posso farne a meno, quando inizio un quadro cerco di finirlo subito senza attendere il giorno dopo, perché rischierei che l'indomani la mia mano non sia la stessa e che il risultato finale non coincida con l'ispirazione che avevo avuto. Mi ispiro agli impressionisti: Monet, Manet, Renoir e soprattutto Van Gogh, che con un semplice piccolo dettaglio riusciva a fare la differenza su un’intera tela! Avere un hobby è fondamentale per rilassare corpo e mente, ma purtroppo l'arte è sempre meno apprezzata dai giovani...»
Ed ecco cos'ha aggiunto ai nostri microfoni: «Non potevo non ereditare questa attitudine, che mi proviene sia da mio nonno paterno che da mia mamma. In casa abbiamo quadri sia dell'uno che dell'altra, in particolare nonno Marino, disegnatore tecnico che si dilettava tra china e colori a olio, mi aiutava fin dai tempi della scuola, quando col suo aiuto realizzai il mio primo quadro per l'esame di terza media. Successivamente ho ripreso in mano i pennelli nel periodo del Covid, ma lasciai quel quadro incompleto: l'ho ripreso in mano e ultimato nel periodo di fermo due anni fa, e da lì non mi sono più fermata. Mi ci dedico in gran parte in inverno, perché durante la stagione il tempo a disposizione è poco e alla pittura ci si deve dedicare con massima concentrazione e spontaneità, senza forzature e senza dover badare alle ore che passano, inoltre a me piace dipingere nelle ore serali e rischierei continuamente di sforare con gli orari che la preparazione e il fisico richiedono. Comunque amo l'atmosfera invernale, alla luce del giorno semmai amo stare seduta anche diversi minuti a osservare ed eventualmente ritoccare ciò che ho dipinto la sera prima.»
Così la ciclista-pittrice di Forlì descrive la propria arte: «Raffiguro soggetti realistici e soprattutto legati alla natura, che a volte fotografo quando sono in bici o altre volte sviluppo idee che nascono nella mia mente. Ispirandomi in particolare a Van Gogh utilizzo non solo i pennelli, ma anche la tecnica della spatola che permette di "giocare" di più coi colori. Ho cominciato a inserire nelle mie tele pure elementi che spaziano molto come stili, sempre magari riprendendo la natura ma inserendola in contesti astratti. Appena termino un quadro la prima cosa che faccio è mandare la foto al nonno perché il primo commento che voglio ricevere è il suo. Avendo lui uno stile pittorico realistico e dettagliato, apprezza tantissimo le opere più classiche e meno astratte, ma in ogni caso è contentissimo di vedere che io ho preso tutte le sue passioni, sia la bici che la pittura! Finora gli unici quadri che ho regalato sono stati uno ai nonni paterni e uno ai nonni materni, qualcuno mi ha chiesto di regalarne o venderne qualcuna ma al momento sono molto gelosa della mia produzione. In futuro mi piacerebbe esporre in una vetrina.»
Prima di lasciare Carlotta Cipressi a un weekend di relax e creatività, concludiamo la piacevole telefonata parlando effettivamente di ciclismo: «Sono tornata la scorsa settimana da Boston, dove abbiamo ufficialmente chiuso il 2025 e pre-impostato il 2026 nei laboratori Human Powered Health. In questo primo anno nel World Tour ho partecipato al mio primo Giro d'Italia, un'esperienza bellissima con l'ultima tappa partita peraltro dalla mia Forlì, e in generale mi sono trovata benissimo perché è un team permeato di grande rispetto sotto ogni punto di vista. E sono felice di essere riuscita per la prima volta a completare un'annata dall'inizio alla fine senza incidenti di percorso e stop forzati. Nella prossima stagione punto a potenziare le mie prestazioni ed essere più costante, sul lungo termine vorrei crescere in salita e diventare un'atleta da corse a tappe. Per poter essere capitana un domani, devo prima imparare a essere la gregaria indispensabile per le capitane, quindi cercherò di aiutare in maniera sempre più importante le mie leader (in particolare Barbara Malcotti e l'olandese Thalita de Jong) e contestualmente effettuerò tutti i lavori necessari per realizzare questo preciso obiettivo.»

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