Si pedala sempre più veloce, non solo perché ci sono Pogacar Evenepoel e Van der Poel, ma perché è tutto il gruppo del World Tour a filare via come un treno lanciato. È di ieri un interessantissimo servizio apparso sulle rosee pagine della Gazzetta dello Sport a firma Ciro Scognamiglio, il quale si sofferma su questo argomento. Un’attenta analisi fatta di valutazioni e numeri. Numeri che hanno dello sbalorditivo, visto che ora si fila via a 43 chilometri orari di media in ogni corsa.
Il punto di partenza e di discussione è un’attenta analisi condotta dal sito procyclingstats.com che ha preso in esame tutte le corse che fanno parte del World Tour, il massimo circuito mondiale. Da Giro, Tour e Vuelta alle classiche di un giorno passando per le brevi corse a tappe: 165 giorni di gara nel 2025 e una media di 42,913, dunque a un passo dai 43 all’ora. Guardando alle ultime 25 stagioni, si può notare come tra il 2001 e il 2020 si sia sempre oscillato tra i 39 e i 40 all’ora: e dieci anni fa, nel 2015, quella finale fu di 40,145. Ma è soprattutto nel post-Covid che c’è stato un cambio di marcia: dai 40,437 di media del 2020 si è balzati ai 42,913 del 2025.
Matteo Trentin spiega a Scognamiglio: «I fattori sono diversi - spiega il trentino, uomo chiave per la Tudor di Cancellara -. Anzitutto, il progresso tecnologico di biciclette, body, caschi, senza dimenticare i continui miglioramenti sul fronte della rolling resistance, cioè della resistenza al rotolamento, delle gomme. Inoltre, il periodo di stacco forzato per il Covid ha consentito di provare cose nuove sul fronte dell’allenamento e della nutrizione, che hanno funzionato per migliorare le prestazioni».
Sempre sulla Gazzetta Maurizio Mazzoleni, sport manager della XDS-Astana, una delle squadre più progredite nel 2025, fa un esempio concreto: «Rispetto a ciò che si credeva prima, si è osservato che il fisico può assumere molti più carboidrati. Gli atleti così si sono “allenati” ad assimilarne di più, riuscendo a esprimere molta più energia».
