
Si può vincere un Campionato del Mondo soli contro tutti ? La risposta è sì. L’ esempio molto eloquente è il Campionato del Mondo di Plouay, in Francia, del 15 ottobre 2000 vinto dal lettone Romans Vainsteins. Sono trascorsi 25 anni dalla vittoria del corridore adottato dai lombardi sotto la pioggia di Plouay. Vainsteins è nato il 3 marzo 1973 e nella stagione 2000 diede il meglio di sé stesso: vinse a San Benedetto del Tronto l’ultima tappa della Tirreno-Adriatico, la Coppa Bernocchi a Legnano, 2 tappe al Giro di Renania (Germania), e poi trionfò a Plouay. Domenica 15 ottobre 2000, la giornata più bella della carriera del coraggioso passista veloce Vainsteins.
Lo è anche per la cittadina di Plouay, poco più di 5000 abitanti, nel dipartimento del Morbihan, in Bretagna. Nella terra in cui il ciclismo è religione la folla impressiona. Si gareggia sulla distanza di 268,9 chilometri. I giri da affrontare sono 19 e il maltempo complica la vita ai protagonisti. Fa freddo, contemporanemente nel nord dell’Italia ci sono allagamenti e frane in grande quantità. Il cielo sopra Plouay è sempre più triste tuttavia le maglie dei concorrenti brillano. La Lettonia parte con 3 soli corridori: Vainsteins, Nate Reiss, altresì noto per le vittorie in mountain bike, e il giovane Raivis Belohvosciks. In realtà a metà gara Reiss e Belohvosciks sono già fermi ai box e Vainsteins si ritrova da solo a difendere i colori della Patria contro le corazzate di Italia, Francia, Belgio, Olanda, Spagna e di tutte le nazioni ciclisticamente più evolute.
Ma Romans non demorde, rimane guardingo nelle prime posizioni del gruppo principale. Il lettone è alle ultime battute da tesserato per il Gruppo Sportivo Caldirola di orgogliosa matrice brianzola. Vainsteins ha già il contratto per approdare nel gennaio 2001 alla nuova Domo-Farm Frites, e vorrebbe andarci con una dote importante. In corsa succede di tutto e non mancano equivoci tattici. Si arriva all’ultimo giro coi tentativi di evasione in aumento; tuttavia sono sterili, puntualmente il gruppo principale ridiventa compatto. Si pensa ad uno sprint vincente di Oscar Freire, come l’anno prima a Verona. Invece il coriaceo Vainsteins è bravo a impostare lo sprint nei treni dei più forti, ed esce prepotentemente a centro rettilineo davanti a tutti.
Romans è Campione del Mondo, precede il polacco Zbigniew Spruch, terzo Oscar Freire, Michele Bartoli col suo 4° posto guadagna l’etichetta da migliore degli italiani. In realtà il pisano è furibondo, nel finale non tutto ha funzionato bene nel clan Italia. Paolo Bettini, nono classificato viene accusato di non aver tirato la volata a Miki Bartoli. Forse era meglio delegare Bartoli a pilotare lo sprint di Paolo, notoriamente più esplosivo. Nel post-Mondiale 2000 lo spogliatoio dell’Italia tende ad essere una polveriera. La maglia iridata di Vainsteins rende felice Nando Caldirola, imprenditore vinicolo, patron del team entrato nella simpatia di molti. Tranne gli aficionados della Caldirola, tutti gli altri numerosi italiani presenti a Plouay e quelli a casa davanti alla tv sono tristi. Polemiche a non finire nel post gara e Antonio Fusi, causa l’esito di quel Mondiale, ci rimette il posto da ct.
Romans, l’uomo solo contro tutti, ha sconfitto le corazzate. Ribadiamo, è accaduto poche volte nella storia dei Campionati del Mondo, però si può anche correre da soli, o quasi, e vincere, come fecero pure lo statunitense Greg Lemond ad Altenrhein (Svizzera) nel 1983 e l’irlandese Stephen Roche a Villach (Austria), anno 1987.
ORDINE D’ ARRIVO
1. Romans Vainsteins (Lettonia) km 268,9 media 42, 970; 2. Zbigniew Spruch (Polonia); 3. Oscar Freire (Spagna); 4. Michele Bartoli; 5. Tobias Steinhauser (Ger); 6. Niki Aebersold (Svizzera); 7. Scott Sunderland (Australia); 8. Chann McRae (Usa); 9. Paolo Bettini; 10. Francesco Casagrande.