
Vi ricordate di Francisco ‘Paco’ Mancebo? Uno di quei corridori che nei primi anni 2000, in maglia Banesto, lottava spalla a spalla con Lance Armstrong e Jan Ullrich, che chiudeva in Top 10 ben 5 edizioni del Tour de France (4° nel 2005) e che conquistò il podio finale della Vuelta a España nel 2004. Poi l’Operacion Puerto - dove nelle indagini venne fuori il suo nome - e le frequentazioni con il dottor Fuentes lo fecero sparire dai radar per un po', ma il corridore spagnolo, dopo aver inizialmente annunciato il ritiro, è tornato in sella una volta scagionato da qualsiasi accusa. Ha ripreso a correre nel 2007 e lo ha fatto fino ad oggi, quando a 49 anni ha deciso di appendere definitivamente la bicicletta al chiodo.
Nella sua seconda “fase” di carriera ha corso con squadre Continental portoghesi, americane, emiratine, dominicane e, negli ultimi 6 anni, con la giapponese Matrix Powertag. Ha girato il mondo, ha preso parte alle corse UCI più impensabili, come per esempio il Tour du Sahel quest’anno (dove ha anche vinto una tappa), o il Giro dell’Iran e il Giro delle Filippine (che ha vinto nel 2019), per un totale di 40 vittorie UCI. La prima vittoria da professionista, nel 1998, arrivò al Trofeo Comunidad Foral de Navarra, davanti a Stefano Garzelli e Davide Rebellin, l’ultima quest’anno nel cuore della Mauritania.
«Ho continuato a correre perché mi divertivo. Ho sempre amato pedalare e ancor di più competere. Solo quest’anno ho capito che mi piace più pedalare che competere e allora ho detto che poteva bastare così» ha detto Mancebo.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.