
Sabato, applaudito da tanti tifosi assiepati lungo il percorso, ha vinto il suo quinto Lombardia consecutivo scrivendo una nuova importante pagina dello sport del pedale, poi Tadej Pogacar è tornato in Slovenia per prendere parte alla “Pogi Challenge” dove ha incontrato i suoi fan.
Il bi-campione del mondo è anche intervenuto ai microfoni del podcast Tour 202 e ha risposto a molte domande, vi proponiamo qui di seguito i passaggi principali dell’intervista.
I PROBLEMI AL GINOCCHIO DURANTE IL TOUR. «Il Tour è davvero qualcosa di speciale, estenuante, lungo, pieno di stress, correre una gara di tre settimane non è una passeggiata e anche per me nella terza settimana le cose non sono andate secondo i piani: nella tappa di Valence, il giorno dopo l’arrivo al Mont Ventoux, ho avuto problemi al ginocchio. Non mi sentivo al meglio, c’era molto freddo e il tempo era brutto, ho temuto di non riuscire a continuare il Tour de France, ero sotto shock. Ne avevo davvero abbastanza».
SANREMO E ROUBAIX, DUE OBIETTIVI: «Ho corso tante volte la Milano–Sanremo e la voglio vincere, ma per riuscire a conquistarla deve andare tutto alla perfezione. Quest’anno ho partecipato per la prima volta alla Parigi–Roubaix e sono arrivato secondo, ho capito di avere il potenziale per vincerla. Fino alla curva in cui sono caduto la mia potenza media era la più alta di tutta la stagione. Impormi non sarà facile ma la voglia di raggiungere questi obiettivi è grande e mi farà continuare ancora qualche anno».
IL PRIMO MONDIALE, UNA GARA MEMORABILE: «La gara di Zurigo dello scorso anno è per me la più bella. È la prima vittoria iridata, ricordo ancora l’atmosfera sul percorso, era qualcosa di fenomenale. Volevo fare assolutamente del mio meglio e dare tutto quello che avevo, sono arrivato al traguardo distrutto. Non dimenticherò mai quanto fossi stanco quel giorno, e forse è proprio questo il motivo che ha reso quella gara così speciale».
VINCERE NON È MAI FACILE. «Essere ai vertici del proprio sport non è mai facile, nessuno può dire che lo sia perché ogni atleta, secondo me, sa benissimo quanti sacrifici e quanto lavoro servano. Anche se dalla televisione sembra che sia tutto facile vi assicuro che non lo è. La mia presenza alle corse le rende noiose? Non biasimo nessuno e non posso obbligare nessuno a godersi le mie gare».
IL RAPPORTO CON URSKA. «È un bene che anche Urska sia una ciclista professionista: ci capiamo senza troppe parole. Ci incoraggiamo a vicenda in allenamento, ci sosteniamo a vicenda. È vero, gli impegni sono tanti, viaggiamo tanto e a volte fatichiamo a vederci, ma quando siamo a casa stiamo sempre assieme, andiamo in bici assieme, ci capiamo, abbiamo gli stessi ritmi e le stesse abitudini e questo significa molto per noi».
RELAX E VACANZE. «Potremo parlare di vere vacanze solo a novembre. Mi piace stare a casa in tranquillità con la mia famiglia, con Urska»
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