È il tempo di festeggiare una fine e un nuovo inizio. È il tempo dei bilanci e delle valutazioni, dei ricordi e dei sogni. È il tempo di un brindisi che si fa augurio e di candeline che si fanno fuochi d’artificio. Ma questa festa, dopo “ventinoveanni”, è un addio che sa poco di arrivederci, anche se il Team Giorgi di patron Carlo, con gli occhi lucidi e brillanti quanto i frammenti di luce emanata da quelle candele d’artificio sulla torta adornata a festa, ha pensato già di allestire il prossimo campionato italiano riservato agli juniores, sempre che la Federciclismo decida di assegnarglielo. Un modo per dire lascio, ma non tutto. Mi stacco, ma non tantissimo. Mi faccio da parte senza andare in nessun altro posto, perché il mio mondo è questo, il mio cuore è qui: in mezzo a voi.
Mi spiace non essere stato presente alla festa di Carlo Giorgi per una forma influenzale da brividi: sotto le coperte ho pensato a questi inguaribili bimbi cresciuti nel tempo che hanno giocato con noi regalandoci un sacco di serena passione. In quel ristorante di Erbusco (il Pio IX) c’erano tanti amici, tante autorità, tanta storia, ma la cosa che c’era e non è stato possibile stiparla tutta era la passione di un uomo e di una famiglia che ha fatto tanto per il nostro sport che sta cambiando lentamente e inesorabilmente.
I numeri, sì i numeri, quelli che dicono che non li guardano, ma poi da sempre sono lì che contano, oggi come ieri, oggi come domani, oggi in Italia, adesso in Europa: 436 ragazzi tesserati, tra i 15 e i 18 anni, che in questi anni hanno raccolto la bellezza di 456 vittorie, di cui 95 sono titoli provinciali, regionali, italiani (27), europei (8) e mondiali (3). Una bella storia, ricca e prolifica. Tutto è migliorabile, ma Carlo Giorgi e il suo staff ha fatto sicuramente il meglio possibile e per questo gli dobbiamo solo un assoluto grazie.
Oggi i migliori talenti nazionali, pochi o tanti che siano, vengono smistati in “Devo” straniere, in formazioni junior che gravitano già in orbita Wolrd Tour, dove si dice crescano con meno pressioni e non con la smania della vittoria a tutti i costi come da noi: sì come no, se non vinci dopo due anni sei scartato e rimandato al mittente, in quelle formazioni come il Team Giorgi che sono l’ultima spiaggia di una professione che dovrebbe contenere fino alla fine quella piccola percentuale di passione che fa la differenza. Forse per questo Carlo Giorgi ha anche deciso di fare un passo indietro: in spiaggia preferisce tornare a giocare con le biglie, con il suo io bambino: con Dancelli che superava Motta, Merckx e Zilioli. E Gimondi, su quella spiaggia arroventata di passione e fantasia, era insuperabile. Proprio come il Cannibale. Più del Cannibale.
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