
A Medina, sul traguardo della settima tappa del Tour de Langkawi abbiamo assistito a qualcosa di assolutamente folle. Bisogna dirlo, in Malesia non è normale vedere un corridore arrivare solo al traguardo quando c’è una volata da disputare, è una specie di legge non scritta che prontamente va rispettata, ma oggi tutte le regole sono saltate. Zeb Kyffin ha tentato la sorte a 15 km dall’arrivo, è andato a riprendere l’ultimo superstite della fuga di giornata ed ha tenuto duro riuscendo a gestire il vantaggio accumulato nei confronti del gruppo. Tagliata la linea del traguardo si è disteso a terra incredulo, aveva sognato la sua prima vittoria in tanti modi, ma di certo mai avrebbe immaginato che sarebbe potuta andare in questo modo.
«Nel 2023 al Tour of Norway sono andato molto vicino al vincere una tappa, ero in fuga con altri corridori ed ero veramente sicuro di vincere, invece ci hanno preso nell’ultimo chilometro, da quel momento ho iniziato a sognare di voler riprovare quella situazione – racconta Kyffin a tuttobiciweb- oggi per assurdo non sono nemmeno andato in fuga, volevo scattare a circa 20 km dal traguardo approfittando di un ponte e di una piccola discesa, ma i miei compagni di squadra mi hanno consigliato di aspettare. Ci ho provato sul serio circa 6 chilometri dopo lanciandomi all’inseguimento del fuggitivo ed una volta arrivato in testa alla corsa ho capito che dovevo fare tutto da solo. Nur Aiman era troppo stanco e non dovevo farmi intimorire dal fatto se mi avrebbe dato un cambio o meno, dovevo dare solamente tutto. Ho finito presto l’acqua e non sapevo il distacco, poi ho visto il mio direttore sportivo comparire dietro di me e lì ho capito che potevamo effettivamente arrivare. Una volta tagliato il traguardo non ho capito più nulla, mi sono lasciato totalmente andare all’euforia»
Di folle non c’è solo la vittoria, ma la storia di Zeb Kyffin, originario di Londra ma immediatamente trapiantato in olanda fin da quando aveva 6 mesi per seguire il padre designer della Philips. Del ciclismo se ne è innamorato immediatamente, ma il suo destino era un altro, fino a 3 anni fa lavorava regolarmente come designer industriale e poi qualcosa è cambiato. «Mi è sempre piaciuto andare in bici, ma lo facevo come divertimento, poi quando avevo circa 19 anni ho provato a fare qualche gara, ad allenarmi un po’ di più e vedere cosa succedeva. A cavallo del 2022 e del 2023 il livello delle gare si è alzato, la persone hanno iniziato a notarmi e così mi sono detto: perché non provarci sul serio» spiega Zeb che nel 2024 ha fatto il grande salto in quella che sarebbe diventata la Unibet Rocket Tietema. Il suo cammino non è mai stato semplice, proprio nella prima stagione nel team professional ha avuto una brutta caduta durante la ricognizione dell’Amstel Gold Race ad aprile, un problema alla schiena che è stato completamente sottovalutato fino a quando ad agosto gli è stato impossibile anche il solo restare in piedi. Sono stati mesi lunghi e dolorosi lontano dal mondo del ciclismo e dai suoi compagni ed è lì che Kyffin ha capito quanto fosse impossibile restare senza la sua bicicletta.
Prima del Tour de Langkawi si è allenato duramente, forse uno degli allenamenti più intensi della carriera, a muoverlo un solo scopo: mostrare la parte migliore di se stesso. Il britannico è atterrato in Malesia con la voglia di correre non solo bene ma mostrare al mondo quello che fosse in grado di fare. Se ogni giorno tutti attendevano lo sprint del gruppo ecco che per lui ogni nuova tappa era l’occasione per affrontare una nuova sfida senza paura senza pensare a quello che c’era dopo. «In varie occasioni nella mia carriera mi è capitato di essere ben posizionato in gruppo e di voler provare ad andare in fuga, ma spesso ha prevalso l’idea di rinunciare, avevo paura di sbagliare e così facevo un passo indietro. Oggi però quella paura non c’era, perché effettivamente non ho nulla da perdere» ha proseguito Kyffin che tra due giorni potrebbe terminare la sua avventura nel mondo del ciclismo. Il britannico non ha un contratto per l’anno prossimo e come ci sottolinea lui è praticamente da solo, senza procuratori, senza proposte, senza dei veri contatti. «Se fino a ieri qualcuno mi avesse chiesto quale fosse il mio sogno avrei risposto che era vincere una corsa e adesso che ci sono riuscito voglio solo continuare a pedalare. Per me il ciclismo non è un lavoro, è un modo per esprimermi al meglio, essere me stesso, è un viaggio personale per trovare la parte migliore di me. Vorrei continuare a divertirmi, ad emozionarmi per quello che faccio.»
Non sappiamo se questa vittoria possa cambiare veramente la situazione, ma di una cosa siamo certi, il sogno di Kyffin ha bisogno di continuare.
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