PAUL SEIXAS, I PENSIERI MONDIALI DELL'ASTRO NASCENTE DEL CICLISMO FRANCESE

PROFESSIONISTI | 30/09/2025 | 15:50
di Francesca Monzone

Nella sua prima volta con la nazionale Elite, Paul Seixas si è classificato 13° e primo francese nella prova su strada ai Campionati del Mondo di Kigali di domenica. E’ stato straordinario il giovane transalpino, che ad appena diciannove anni non solo è riuscito a portare a termine uno dei Mondiali più duri di sempre, ma è riuscito a piazzarsi vicino a campioni del calibro di Roglic, Sivakov e Hindley.


La Francia sorride perché quasi certamente in Paul Seixas ha trovato un nuovo campione, capace di riportare il Paese, ai vertici delle gare più importanti e adesso aspetta di vedere cosa sarà capace di fare il prossimo anno, quando con la sua Decathlon AG2R (il prossimo anno diventerà Decathlon CMA CGM), parteciperà alle corse più importanti.


Il Ruanda e il Mondiale per  lui sono stati una grande scoperta, così come indossare la maglia dei Blues e correre al fianco di Julian Alaphilippe, che per due anni consecutivi ha vestito la maglia di campione del mondo, nel 2020 e 2021.

Per lui ci sono grandi progetti e lo stesso commissario tecnico della nazionale francese Thomas Voeckler, quando ha svelato i nomi dei corridori che sarebbero partiti per il Ruanda, riferendosi a Seixas aveva detto: «Paul non deve essere visto come una convocazione, lui è un ragazzo dal forte potenziale quindi non è un convocato, ma è un progetto per il futuro».

Seixas è alto 185 centimetri e pesa appena 61 kg, ma le sue gambe hanno la giusta forza per portarlo ai massimi livelli. Lo abbiamo visto vincere l’ultimo Tour de l’Avenir e al Tour of the Alps, ha ottenuto diversi piazzamenti nelle tappe più impegnative, a dimostrazione delle sue doti di grande corridore. Nella cronometro iridata è andato sotto le sue aspettative, chiudendo al 16° posto, ma ammettendo che non si sentiva al massimo della sua forma. Per quanto riguarda la prova su strada di domenica scorsa, il giovane di Lione, ricorda perfettamente lo sforzo, definendolo uno dei più duri della sua vita. «Non credevo che si potesse arrivare così in fondo – aveva detto Seixas a Kigali domenica sera – Sono certo che questa sia stata la gara più dura della mia vita».

La Francia sperava di finire nei primi 10, non è riuscita nel suo intento, ma Seixas con il suo tredicesimo posto, ha acceso una speranza per il futuro.

«Sono davvero contento di aver finito la gara e mentre correvo pensavo solo a quanto fosse ancora lontano il traguardo. Volevo davvero aiutare la squadra il più possibile, soprattutto Pavel Sivakov, il nostro leader. Forse non ha avuto la giornata che sperava».

Sivakov, corridore di esperienza era l’uomo di punta della formazione francese, ma si è dovuto accontentare di un quindicesimo posto, tagliando il traguardo 40” dopo il lionese. «Non essere riusciti a finire tra i primi 10 è un peccato. Ma abbiamo acquisito molta esperienza e questo ci servirà sicuramente».

Paul Seixas era sfinito dopo i 267 chilometri di gara, ma allo stesso tempo, era contento di quello che era riuscito a fare.

«Negli ultimi chilometri è stata veramente dura. Quando non hai più niente da dare, è tutto nella tua testa. Vai avanti solo perché dentro di te riesci a trovare ancora qualcosa. Servirà come esperienza di apprendimento per il futuro. Alla fine ho cercato di resistere e dare il massimo per entrare nella top 10. Non ci sono riuscito, ma non sono arrivato con corridori sconosciuti. Raramente ho raggiunto un punto di sofferenza così. È stata forse la gara più dura della mia vita. Posso dire che con questo sforzo ho veramente superato un traguardo personale».

Quello di Kigali verrà ricordato come il Mondiale di Tadej Pogacar, che per la seconda volta ha conquistato la maglia iridata e verrà ricordato anche come la corsa, dove Remco Evenepoel, ancora una volta non è riuscito a domare i suoi sentimenti. A Kigali, abbiamo visto anche dei giovanissimi lottare con i migliori e questo, ci lascia intuire che nei prossimi anni, corridori come Seixas, saranno ai vertici del World Tour.

«Volevo scoprire come funziona la nazionale e lo voleva anche Thomas Voeckler, in modo da essere pronto per il futuro. Da quello che vedo, è un ambiente che mi piace. È bello poter fare il maggior numero possibile di gare con la squadra, per acquisire esperienza per il futuro. Mi sarà utile negli anni a venire». Il diciannovenne di Lione, è stato tra i primi a ripartire domenica, perché la sua stagione non è finita e domenica prossima, lo troveremo ancora una volta con la maglia dei Blues, pronto a giocarsi la miglior posizione ai Campionati Europei che si correranno proprio in Francia. 


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