
«Ai miei tempi praticare ciclismo per una donna voleva dire combattere contro un ambiente maschilista, ma tutto ciò che facevamo lo facevamo per scelta e spinte da amore verso questo sport». Sono parole forti e appassionate quelle che Morena Tartagni, una delle rappresentanti di punta del movimento ciclistico femminile italiano degli anni '60 e '70 ha pronunciato a margine della presentazione della Giornata Nazionale della Bicicletta del Ghisallo che si è tenuta ieri a Cesano Maderno.
Nata in Emilia Romagna ma ora residente nel Milanese, Tartagni ha affermato di essersi sempre impegnata al massimo per dare valore al ciclismo femminile. E con impegno è riuscita a far suoi titoli italiani su strada e su pista ma soprattutto a conquistare la prima medaglia in un mondiale su strada per la Nazionale Italiana. «A distanza di moltissimi anni se ripenso al bronzo di Imola 1968 sono estremamente orgogliosa di essere la prima Azzurra a salire su un podio mondiale» ci dice.
Poi prosegue il suo racconto: «Ricordo di aver affrontato quella gara senza punti di riferimento, perché allora non era come oggi, non conoscevamo le avversarie».
Quel podio condiviso con l’olandese Keetie Hage - che quel giorno festeggiò il primo dei suoi due titoli iridati - e la rappresentante dell’Unione Sovietica Baiba Caune, seconda classificata, acquistò un valore e un significato particolari. «Se mi avessero detto prima che sarei arrivata terza ad un mondiale non ci avrei creduto. Era davvero un sogno» afferma Morena che poi prosegue: «Ricordo perfettamente che, una volta scesa dal podio, ancora con i fiori in mano dissi tra me: «Alè Morena! Hai cominciato a vincere una “battaglia”». A quella gara e a quella medaglia ne seguirono altre: arrivarono i due argenti ottenuti a Leicester 1970 e a Mendrisio 1971 anticipata sempre dalla russa Anna Konkina.
Oggi Morena Tartagni soffia su settantasei candeline (tanti auguri) ma ci assicura che la passione per il ciclismo non si è mai spenta: «Pedalo ancora, la bicicletta è ancora la mia miglior medicina».
Per concludere un pensiero e un augurio per le prove mondiali in Ruanda: «Il ciclismo di oggi è globale, si corre ovunque, da quello che so il percorso è molto duro ma oggi ci sono grandi, grandissime campionesse, fare un pronostico non è facile ma da italiana ovviamente tifo le Azzurre, rivolgo il mio migliore augurio e un forte abbraccio a Elisa Longo Borghini e a tutta la Nazionale».
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