Cantalupo, l’aquila di Filottrano, il pappagallo Frankie: sembra di parlare di uno zoo, invece Alessandra Giardini non ha fatto altro che parlare del mondo di Michele Scarponi, che si è trovato nella sua breve vita ad essere un autentico circense, un equilibrista sopraffino, uno che aggrediva la strada e gli avversari con il sorriso sulle labbra e anche quando perdeva – e perdeva – trovava sempre il modo adeguato per voltare pagina.
È un libro lieve quello Alessandra Giardini, felice penna del ciclismo che ha scritto di questo ragazzo di Filottrano, profondo come una salita. Racconta la storia di un ragazzo fattosi uomo che ha compreso fin dai primi passi che il suo futuro sarebbe stato sui pedali di una bicicletta. Che un giorno avrebbe vinto il Giro d’Italia, come raccontò da bimbetto a Juri, suo cugino. Un libro che scorre e ripercorre una vita troppo breve, troppo veloce e si avvale di fotografie bellissime che sono il giusto compendio di un volume che è un vero e proprio diario del cuore.
Un giorno vincerò il Giro, aveva confidato, sognato e inseguito. E un giorno l’ha pure perso, non sapendo d’averlo vinto, perché gli sarebbe stato dato a tavolino per squalifica di Alberto Contador, che in quel periodo aveva aperta una questione complessa di doping. Non se n’era mai vantato. Visse quella vittoria soffocata come tale. Con la misurata consapevolezza che in quel Giro era arrivato secondo e non primo. E la modesta cerimonia di consegna del trofeo Senza Fine, unita al privilegio di correre la cronometro di Herning - in Danimarca - con la maglia rosa e il numero 1 sulla schiena: fu un premio che visse con esuberante ritrosia.
Era nato per andare in bicicletta e per essere un uomo squadra, capace di vincere e fare vincere. Aveva il giusto richiamo agonistico e la genuina consapevolezza dei propri limiti: era intelligenze. Molto. Ai più appariva un pazzeriello, ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo – ed è stata un’autentica fortuna – ha potuto beneficiare della sua profondità d’animo, della sua intelligenza pura come l’acqua di montagna. Un uomo con la battuta pronta, che non si abbatteva mai. Che sapeva tirarti su con un sorriso e una carezza, quelle che forse lui avrebbe voluto dal suo ambiente, che in un certo periodo quasi fece finta di non vederlo.
Alessandra racconta con lievità questa storia, proprio come sarebbe piaciuto a lui, che non amava le smancerie, che si scherniva davanti ai troppi salamelecchi e ai complimenti buttati lì a mazzi. Un libro scritto per volontà di Marco, suo fratello, che da anni su occupa della Fondazione Michele Scarponi e alla quale andrà tutto il ricavato di questo bellissimo volume. Una strenna di Natale perfetta: perché parla di una bella persona, di un grande papà, di un marito adorabile e di un compagno di squadra che ce ne fossero, e ha anche il merito di sfiorare appena l’epilogo triste di un ragazzo che sognava di vincere un giorno il Giro d’Italia ma avrebbe voluto invecchiare con la sua Anna vedendo crescere i suoi gemelli, Tommaso e Giacomo. Un libro fatto d’immagini e di parole vere: leggero come i pensieri, profondo come una salita.
MICHELE SCARPONI - profondo come una salita
di Alessandra Giardini
pagine 192
Edito da Fondazione Michele Scarponi
Acquistabile sul sito della Fondazione Michele Scarponi - telefonando al 347.5929666 oppure scrivendo a info@fondazionemichelescarponi.com
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