
Oggi festeggia il suo trentaquattresimo compleanno ma – non è difficile immaginarlo – Marlen Reusser il regalo proverà a farselo domani al termine della cronometro mondiale di Kigali. Dopo una annata con molti alti (vittoria alla Vuelta Burgos, al Tour de Suisse e nel campionato nazionale a cronometro, secondo posto alla Vuelta Femenina e al Giro d’Italia Women) e qualche basso (ritiro dopo pochi chilometri dal Tour de France Femmes), l’atleta svizzera andrà a caccia di quel titolo contro il tempo che ancora le manca.
Reusser, che dal 2020 al 2022 si è messa al collo due medaglie d’argento e una di bronzo nella prova iridata contro il tempo, ha detto al sito watson.ch: «Dopo il Tour ho avuto una grossa influenza, avrei voluto prepararmi meglio ma sono sicura di essere molto veloce e poter puntare al titolo».
Nella lunga intervista la nativa Jegenstorf parla molto di sé e afferma che l’esperienza le ha consentito di modificare alcune convinzioni sull’allenamento e la performance. «Da giovane pensavo che bisognasse “martirizzarsi” per avere successo, ero convinta che i limiti fossero solo mentali. Mi sono allenata e spinta all’estremo ma oggi non lo faccio più in questo modo».
Marlen spiega: «Sia chiaro, l’aspetto mentale rimane fondamentale ma non così determinante come credevo un tempo. Certo, a volte bisogna fare fatica e stringere i denti ma essere costanti e disciplinati nell’allenamento ha un valore maggiore. Alla fine dei conti è chi è più in forma che vince».
La talentuosa svizzera racconta anche che ha avuto preparatori che in passato la facevano allenare molto duramente ma Hendrick Werner, suo preparatore attuale e compagno di vita, ha un’altra filosofia: «Mi dà allenamenti che posso sempre fare, senza spremermi come un limone. Vengo da una mentalità in cui bisognava sempre andare oltre, superare i limiti per progredire e questo cambiamento, soprattutto agli inizi, ci ha fatto discutere molto».
Reusser aggiunge: «Ovviamente lavoro intensamente ma non più come facevo 10 anni fa. Quello che mi è capitato alla Alpenbrevet 2015 è stato assurdo. C’erano 32°, ero disidratata e avevo mangiato male: ho perso conoscenza».
A modificare l’approccio di Marlen al ciclismo sembrerebbe essere stata anche la difficile stagione scorsa quando dei problemi di salute l’hanno costretta lontano dalle gare per un lungo periodo. «Ho avuto una pausa forzata a causa del long Covid che però non è stato del tutto negativo. Sono tornata con un nuovo slancio, come se mi fosse stata offerta una nuova vita» racconta. E poi ancora: «Per adesso mi diverto ancora e credo che continuerò a fare ciclismo ma ho capito di non avere problemi ad immaginarmi nel fare altro. Che cosa? Ora non saprei».
Per ora la concentrazione è sulle gare iridate e chissà che quel regalo tanto desiderato la svizzera classe 1991 non vada a prenderlo domani sul podio di Kigali.
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