
Lo sport alessandrino è in lutto per la morte di Roberta Repetto, l’ex ciclista ovadese spentasi all’età di 55 anni dopo aver combattuto a lungo, con grinta e coraggio, contro una grave malattia che ultimamente sembrava ormai debellata.
Della sparuta pattuglia di ragazze alessandrine che hanno corso in bici a cavallo degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso Roberta era la più dotata, e non a caso, dopo i numerosi successi giovanili, gareggiò per tre stagioni anche tra le Seniores, le professioniste di oggi, contro avversarie che si chiamavano Maria Canins, Jeannie Longo e Alessandra Cappellotto.
Originaria di Silvano d’Orba, cresciuta in una famiglia di ciclisti che le ha trasmesso la passione per la bicicletta, Roberta disputò le prime gare nel 1978, a soli 8 anni, con i colori del G.S. Ovadese. A livello provinciale la sua avversaria era Ornella Gaino, di Acqui, con la quale tra le Giovanissime si dividevano i titoli regionali. E spesso nelle gare promiscue battevano anche i maschietti.
Negli anni successivi, tuttavia, la sua carriera stentò a decollare, perché all’epoca in Piemonte il ciclismo femminile era praticamente inesistente nelle categorie superiori. Le venne in soccorso Massimo Subbrero, che la tesserò, unica donna, per la Spinettese-Girardengo, dandole la possibilità di cimentarsi con le più forti cicliste del mondo, anche se per gareggiare Roberta doveva ogni volta sobbarcarsi lunghe e costose trasferte. «Nella gara di Cittiglio – ricordava con orgoglio - sulla linea di partenza ero proprio accanto a Maria Canins, che aveva vent’anni più di me».
Il suo miglior risultato tra le “grandi” fu un sesto posto nel ’90 in una corsa in Lombardia disputata in condizioni climatiche proibitive. Grazie a questo piazzamento venne convocata per un raduno della nazionale su pista a Fiorenzuola. «Solo che tutte le altre avevano la bici da pista – ricordava con un pizzico di amarezza - solo io non ce l’avevo. Capii in quel momento che, per continuare a inseguire il mio sogno, avrei dovuto chiedere troppi sacrifici alla mia famiglia, che non se li poteva permettere».
A soli 20 anni Roberta decise così di smettere di correre, diventando successivamente istruttrice di ginnastica olistica e posturale, ma, soprattutto, mamma di Mirco, Marcella e Margherita, che ora ne piangono la prematura scomparsa.
da La Stampa
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.