
Ci sono legami che nascono in corsa e il ciclismo rende poi invincibili al tempo, grazie alla capacità di questo sport di unire le persone. Francesco Moser e Czesław Lang si sono conosciuti durante la loro carriera da ciclisti professionisti, si sono sfidati, aiutati, insieme hanno vissuto vittorie memorabili e anche qualche delusione. Ma soprattutto, hanno stretto un’amicizia che va oltre il traguardo, e che ancora oggi li unisce. Il loro fil rouge? Un luogo speciale, capace di rubare il cuore: il Trentino.
Per i due, questa regione non è solo un luogo geografico, ma una parte viva delle loro storie personali. Qui si è forgiato un rapporto umano e sportivo che ancora oggi li unisce.
“In Trentino mi sento a casa,” racconta Lang con un sorriso. “Ho scoperto questi luoghi magici grazie al ciclismo… e per colpa di Francesco, che mi ha fatto innamorare di queste montagne.”
La roccia dolomia Patrimonio dell’Umanità, le salite leggendarie, i paesaggi mozzafiato: tutto sembra disegnato per chi ama pedalare. E loro, queste strade, le hanno percorse insieme, creando ricordi che li hanno uniti più che mai. “Ricordo ancora una Granfondo che abbiamo organizzato con un gruppo di polacchi,” Lang continua. “Da Pampeago, poi Costalunga e arrivo sul Pordoi. Una giornata lunghissima, faticosa, ma indimenticabile.”
Il legame tra i due campioni è nato quando correvano insieme, ma è cresciuto nel tempo, nutrito da esperienze e valori condivisi. “Ci siamo conosciuti quando pedalavamo fianco a fianco," ricorda Moser “e siamo rimasti amici.
Oggi i due continuano ad andare in bici, con altrettanta passione e meno pressione, ma con lo stesso entusiasmo. Lang, che fu il primo corridore dell’Est a partecipare al Giro d’Italia, aggiunge con un sorriso: “Con Francesco abbiamo condiviso emozioni forti. Anche una cronosquadre persa al Giro per aver sbagliato strada: dovevamo vincere con ampio margine e siamo arrivati secondi. Ma di crono ne abbiamo vinte tante insieme
.”
Il Trentino non è stato solo un luogo da attraversare, ma anche da condividere, una cartolina da inviare al mondo per raccontare la bellezza e l’intensità di un paesaggio unico. Insieme, hanno portato sulle Dolomiti il Tour de Pologne, collegando idealmente due mondi, due culture ciclistiche.
“È stata un’esperienza impegnativa e bellissima,” racconta Moser. “Da Madonna di Campiglio al Pordoi, abbiamo avuto la preziosa possibilità di far conoscere la nostra terra ad un pubblico internazionale.”
Luoghi che ora hanno fatto la storia del ciclismo e del Giro d’Italia e sono stati teatro di imprese eroiche. Quelle salite fanno parte di un progetto che si chiama “Salite da mito”. Oggi, dove il grande ciclismo ha vissuto i suoi momenti più emozionanti, ogni curva racconta una storia, grazie ad una segnaletica dedicata che accompagna chi pedala in un viaggio nella leggenda.
“Ogni volta che salgo su queste strade, provo la stessa meraviglia” conclude Lang. “Il Trentino non è sinonimo solo sport: è natura, incontri, panorami che ti restano dentro per sempre. Per questo tutti noi del Lang Team non lo consideriamo solo un partner ma parte attiva della corsa. Qui chi pedala non conquista soltanto salite, ma ricordi destinati a durare. Proprio come in Polonia, dove i paesaggi e l'ospitalità fanno sentire chiunque il benvenuto."
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