DIRETTORI DI CORSA. D'ACCORDO IL DIBATTITO, MA NON DIMENTICHIAMO CHE C'E' CHI HA PERSO LA VITA...

LETTERA APERTA | 02/08/2025 | 12:12
di Fiorenzo Alessi

Riceviamo e doverosamente pubblichiamo la risposta dell’avvocato Fiorenzo Alessi, che in questo caso parla a nome della famiglia di Michael Antonelli, una delle tante troppe vittime della strada.


Ci permettiamo solo di precisare che l’intervento di Silvano Antonelli è volto a sollecitare una profonda a doverosa riflessione per tutte le componenti la grande famiglia del ciclismo. E’ chiaro che la figura del direttore di corsa è fondamentale e strategica, diciamo pure indispensabile per lo svolgimento corretto delle corse. In questo stato d’emergenza non esistono figure deboli, purtroppo tutte lo sono ed è per questo che è fondamentale parlarne, cercando di pensare al bene di uno sport che versa chiaramente in uno stato di profonda vulnerabilità debolezza e prostrazione.


Da anni piangiamo la perdita di troppi ragazzi, ma è anche il sistema ciclismo che sta costantemente perdendo.

Pier Augusto Stagi

Egregio Direttore, le scrivo quale avvocato della signora Marina Mularoni, madre del defunto Michael Antonelli. Una mamma alla quale si è inferta "...un'altra pugnalata al cuore".

Ciò di cui scrive il signor Silvano Antonelli, trovando ospitalità sul Suo sito, dà la misura del livello, intellettuale e morale, di chi si esprime su profili e questioni che non conosce nei dettagli e dei quali non ha competenze.

Un conto è far delle chiacchiere tra quattro amici al bar, tutt'altra cosa dare per certa l'infondatezza di pronunce - ancorchè non definitive -  dell'Autorità Giudiziaria del nostro Paese. Sia essa, soprattutto, Ordinaria, che nell'alveo della cosidetta Giustizia Sportiva.

Non c'è indignazione o sconcerto che tengano quando un soggetto, pontificando con il malcelato intento di affrontare e valutare asetticamente un contesto prettamente tecnico ed attinente l'organizzazione delle competizioni ciclistiche, dimentica che le statuizioni giudiziarie finora emesse hanno riguardato, accertandone la sussistenza ed individuandone gli autori, condotte colpose che hanno determinato in corso di gara le gravissime lesioni, e poi il decesso, di un giovane ciclista.

Il signor Antonelli dovrebbe solo vergognarsi del suo "approfondimento", che non tiene in conto alcuno la morte di un ragazzo poco più che ventenne, dopo oltre due anni di terribile, angosciosa e solitaria agonia.

Null'altro si reputa di aggiungere.

Fiorenzo Alessi

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COMMENTI
Siamo in Italia
2 agosto 2025 14:40 Bullet
Chi ha scritto l'articolo precedente avrebbe dovuto astenersi da tirare in ballo questo caso o forse era proprio quello lo scopo. In ogni caso in un paese "normale" bisognerebbe guardare le cose in modo oggettivo invece in Italia quasi sempre si preferisce fare il contrario perché fondamentalmente non ci sono i mezzi, o meglio ci sono ma non per il ciclismo, e si guarda sempre e solo al proprio orticello, finché c'è si intende.

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