
Nelle ultime settimane, passata la boa di metà stagione e avvicinandosi sempre più il finale di stagione, l’attenzione attorno alla Solution Tech-Vini Fantini è decisamente aumentata. La formazione ProTeam italiana infatti, grazie alla serie di successi e risultati positivi inanellata di recente, ha riaperto i giochi per quanto riguarda la lotta per i piazzamenti nella top 30 del ranking annuale UCI, quelli, per intenderci, che danno la possibilità di ricevere le wild card per i Grandi Giri 2026.
Al momento, la rimonta iniziata mesi fa dalla compagine di Serge Parsani sta per giungere a compimento visto che, in base all’ultimo aggiornamento, sono solamente 19 i punti che la separano in classifica dal 30° posto della Polti-VisitMalta, a sua volta distante 74 lunghezze dall’Equipo Kern Pharma (29ᵃ) e 83 dalla VF Group-Bardiani-CSF Faizanè (28ᵃ).
La situazione, dunque, per garantirsi la possibilità di essere invitati a Giro, Tour e Vuelta si annuncia parecchio combattuta: ogni punto, acquisito o meno, rischia di incidere tantissimo sul destino di queste squadre e ogni opportunità non colta può davvero pesare come un macigno.
Da questo punto di vista, la Solution Tech-Vini Fantini si è dimostrata parecchio cinica ed efficace visto che, con 16 vittorie in stagione, è la squadra della sua categoria con più affermazioni in stagione, trionfi che hanno aiutato non poco a rimettere da vicino l’obiettivo a fuoco.
Di come approcciare quindi la restante parte di 2025, delle scelte di calendario e delle difficoltà legate al sistema dei punti UCI abbiamo parlato con Filippo Fuochi, direttore sportivo della squadra impegnata in questi giorni a rimpinguare il proprio bottino di punti al Tour of Magnificent Qinghai.
Finora la vostra stagione è stata decisamente soddisfacente perché siete la migliore formazione ProTeam per numero di vittorie con 16 successi già conquistati. L'obiettivo per il 2025 però è un altro, corretto?
“Esattamente. L'obiettivo è quello di arrivare tra le prime 30 squadre del ranking UCI per poter prossimamente ambire a una wild card per il Giro d'Italia. Detto ciò, stiamo facendo una buona stagione e, venendo spesso anche qui in Asia tra Cina e Giappone, stiamo correndo tanto. Il numero di vittorie è sicuramente elevato: la speranza è di continuare con questo trend e accompagnare i successi con più punti UCI possibili”.
Hai una scelta ben precisa quella di correre in Asia?
“Veniamo in Asia per ragioni di sponsor, corriamo con bici Pardus e ruote Elite, ma anche perché certe gare, sono tradizionalmente quelle a cui questa squadra ha sempre preso parte e che dunque conosciamo. Un esempio è proprio il Tour of Magnificent Qinghai che stiamo disputando in questi giorni”.
Quello dei punti UCI è un sistema che a più riprese molti hanno criticato perché, sotto molti aspetti, non pare molto equo. La tua opinione in merito qual è?
“Credo anch'io sia un sistema un po' complesso, soprattutto per determinate squadre che magari non hanno la possibilità di effettuare grandi gare o allestire roster di livello elevato. Noi, ad esempio, essendo una formazione ProTeam abbiamo sì dei buoni corridori ma ovviamente non possiamo contare sui grandi campioni e questo ovviamente ci va a penalizzare. Se si vogliono ottenere tanti punti quindi, stando così le cose, ad oggi si deve assolutamente fare una grande attività e farsi trovare sempre pronti, correndo davanti per cercare di cogliere ogni occasione possibile”.
A proposito di buoni corridori, a giugno avete messo sotto contratto Matteo Fabbro. Come si è concretizzata questa firma?
“Matteo era rimasto senza squadra alla fine dello scorso anno e circa un mese fa, a fine maggio, abbiamo trovato l'accordo. Insieme speriamo che, lato suo, possa tornare ai livelli mostrati qualche tempo fa e, in un’ottica di obiettivi di squadra, che possa essere una risorsa in più soprattutto nelle gare più impegnative, visto che ci mancava uno scalatore con le sue caratteristiche. L’inizio al Giro dell'Appennino, nonostante la scivolata nel finale, è stato promettente, vedremo in questi giorni in Cina e poi successivamente cosa riuscirà a combinare”.
Parlando invece di giovani, quanto questo sistema imperniato attorno ai punti complica il loro sviluppo e, in generale, cambia la gestione del calendario e l’approccio agli appuntamenti principali?
“Ovviamente in tutto ciò un po' va ad incidere perché sapendo di dover svolgere un'attività molto intensa diventa più difficoltoso, lavorando con i corridori più giovani, elaborare un programma che li possa portare a crescere gradualmente. Se infatti dobbiamo sempre correre per inseguire i punti, restano davvero pochi i momenti in cui potersi allenare per un obiettivo specifico…se si lavorasse in questa maniera oggi, ovvero mettendo nel mirino e preparando sempre la singola corsa, sarebbe impossibile riuscire ad arrivare nelle prime trenta squadre del ranking annuale”.
È un discorso questo che si allaccia alle parole dette da Filippo Conca dopo la vittoria nel Campionato Italiano, un risultato frutto di una preparazione fatta ad hoc per quell’appuntamento e della stanchezza di molti corridori arrivati a Gorizia sfiniti dagli appuntamenti precedenti: tutto questo è un problema nel ciclismo di oggi?
“Sì, è un problema. Noi, per quanto ci riguarda, non facendo il Giro d’Italia quest’anno siamo riusciti a fare in determinati frangenti una preparazione un po’ più mirata su certi appuntamenti e anche al Campionato italiano avevamo tre corridori davanti nel finale ma, in generale, il problema c’è eccome: l’attività molto intensa, specie se unita a corse come il Giro, rende la stagione davvero impegnativa”.
Photo credit: Adrian Hoe