
Cari amici del ciclismo, stimati addetti ai lavori, rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, preziosi sponsor e membri della stampa, in qualità di Direttore Generale del Trofeo Matteotti, con una vita dedicata al ciclismo agonistico e organizzativo, mi trovo a rivolgervi queste parole cariche di profonda amarezza e delusione.
Il Trofeo Matteotti non è solo una corsa ciclistica; è un pezzo di storia del nostro sport, un simbolo di tradizione e passione che da 77 edizioni appartiene al patrimonio culturale e sportivo della nostra comunità. Un evento che, con il supporto fondamentale del Presidente Daniele Sebastiani, ho l'onore e l'onere di portare avanti, mettendo in campo tutta la mia esperienza e il mio amore incondizionato per questo sport.
Eppure, nonostante l'impegno titanico che ogni anno profondo per superare ostacoli di ogni genere – dalle sfide burocratiche al reperimento di risorse economiche in un contesto sempre più complesso – devo purtroppo constatare che siamo giunti a un punto critico.
La mia delusione è profonda. La nostra aspirazione, e il mio impegno personale, è sempre stato quello di elevare il Matteotti, di garantirne la continuità e di aprirlo a nuove prospettive, tra cui, fondamentale e irrinunciabile, l'introduzione di una gara femminile. La parità e l'inclusione non sono slogan, ma pilastri su cui costruire il futuro del ciclismo, e non riuscire a concretizzare questo passo mi addolora profondamente.
Ci troviamo di fronte a una piazza complessa, dove l'equilibrio tra sponsor, istituzioni e le infinite esigenze organizzative sembra diventare ogni anno più precario. Nonostante la mia forza d'animo e la mia determinazione, è impensabile sostenere da soli un carico così gravoso. Il Trofeo Matteotti è di tutti, e per continuare a vivere e a crescere ha bisogno del sostegno concreto e tangibile di tutti gli attori coinvolti.
Sono un romantico del ciclismo, e come tale ho bisogno di garanzie, di stabilità, di un orizzonte chiaro per poter continuare a sognare e a lavorare per un evento che merita il massimo splendore. Non possiamo permettere che una tradizione così gloriosa si affievolisca per mancanza di visione comune e supporto strutturale.
Questo comunicato non è un addio, ma un grido d'allarme, un appello accorato a riflettere sul valore intrinseco di questa manifestazione e sulla necessità di un impegno congiunto per assicurarle un futuro degno della sua storia.
Confido nella vostra sensibilità e nel vostro spirito di collaborazione per trovare insieme le soluzioni.
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