
Benvenuto Giulio, e per Giulio non intendo Ciccone, benvenuto Giulio Pellizzari, benvenuto in questa Italia che aspettava da troppo tempo almeno un'idea di campione, prima ancora di avere un campione fatto e finito. Bastava una speranza, e se dio vuole adesso la speranza l'abbiamo. Non è poco. Di questi tempi è quasi tutto.
Benarrivato Giulio nel mondo dei grandi. Magari non lo sei ancora, non del tutto, ma a Brentonico ti porti proprio sull'uscio del circolino. Diciamo che hai preso la giusta rincorsa, trovarti lì a 21 anni non può essere un caso e non può essere una semplice illusione. Certo manca ancora tutto il resto, certo già qui al Giro siamo solo all'inizio dei grattacapi alpini, ma presentarti subito a questo modo, finalmente libero dal guinzaglio di Roglic (comunque è una dote anche la lealtà, caso mai del tuo sacrificio deve rispondere la squadra), essere subito pronto ad attaccare la maglia rosa e il resto dell'alta-classifica in blocco, questo da solo mi porta a concludere con massima felicità quanto segue: non Ciccone, neppure Tiberi, si pronuncia Pellizzari l'idea più compiuta di un domani tricolore.
Che la celeste rivelazione cada al termine di una giornata come questa, poi, rende ancora tutto più rock. E' il primo tappone e ci spadellano finalmente la prima vera-grande-entusiasmante tappa da Giro d'Italia, questo Giro senza dominatore prepotente, tutto il contrario dell'anno scorso, per la serie via il gatto i topi ballano. Abbiamo dovuto aspettare la sedicesima tappa, ma se dio vuole i topi ballano sul serio. Ricapitolando tutto assieme: salta per aria il Giro dei Pronostici (duello Roglic-Ayuso: uno a casa, l'altro a picco), salta per aria lo strapotere Uae (mai visto in questo Giro un Del Toro così brutto e ingolfato), salta soprattutto per aria lo spettro di uno spaventoso record italiano, sedici tappe senza vittorie nostre, salta per aria addirittura con una tripletta, Scaroni-Fortunato-Pellizzari. E poi c'è Caruso, quasi 38 e una classifica da 21, ma per lui ho esaurito gli aggettivi.
Consegnato a Carapaz, a Gee, a Yates l'encomio per aver raccolto con corsa finalmente d'attacco il testimone della delegazione straniera al Giro (Carapaz il vero artista di giornata, a lui un giro di spritz, dì alla cassa che poi passo io), almeno per una volta tutte le altre parole per l'Italia e per gli italiani. Ne abbiamo pensate e dette di ogni, mica per cattiveria, solo per onestà, giusto e bello dirne oggi almeno un po' di belle. Tra i pascoli di San Valentino, tirano tutti un immane sospiro di sollievo, sospiro da tunnel del vento, sospiro da strappare le bandiere e spettinare le sciure cotonate fino al Brennero.
Ma è proprio in questo clima di orgoglio nazionale e di festa collettiva che torno al nostro caro angelo, Giulio Pellizzari. Gusto mio, opinione mia: dal mazzo scelgo lui, il vero trionfo è suo. Da tempo immemorabile non avevamo un italiano ancora in classifica capace di staccare i primi della classifica. Sono azioni vere, non regalate o comunque tollerate. Azioni che richiedono forza, intelligenza, personalità. Al primo chilometro senza Roglic, assaporando finalmente il profumo della libertà, eccolo cogliere l'occasione come un 25 aprile, come una Primavera di Praga, andando leggero a rischiare la musata, invece cogliendo il successo più grande, la dimostrazione che c'è tutto per diventare Qualcuno.
Non è il caso di esagerare, al giorno d'oggi per essere un vero Qualcuno bisogna stare con i tre Assenti che sappiamo, Teddy-Vinge-Remco: quello è il vero termometro per misurare la vera febbre. Ma dannazione, caro Giulio, lasciami dire che abbiamo imboccato l'uscita buona dalla tangenziale della depressione, sperando questa uscita porti dritta nella direzione più giusta.
E' l'inizio di un lungo viaggio, Giulio nostro, Giulio italiano. Un viaggio carogna che ficca ostacoli dietro ogni curva. Ma finalmente l'abbiamo cominciato. Non sbagliare più strada, provaci ancora, provaci sempre. E il giorno che dovesse girare in un altro modo, nessun problema: quando si osa, meglio cadere con un rimorso (per qualche sbaglio) che con un rimpianto (per non averci nemmeno provato).
Grazie Giulio, vai Giulio: c'è tutto un mondo, là fuori, là davanti. Non perderti nessuna occasione. E per quanto possa sembrarti tutto così difficile, non dimenticare: i 21 anni sono e saranno sempre, in tutte le generazioni, i migliori anni della nostra vita.