
I muscoli che si irrigidiscono, le mani che tremano, l’andatura che si squilibra, la postura che si incurva. Poi la parola che inciampa. Infine, spesso, la depressione che si affaccia. E’ il Parkinson. La malattia di Parkinson. Con l’Alzheimer, la più diffusa malattia degenerativa al mondo. Guarire non si può, rallentarla sì. E la bicicletta aiuta moltissimo.
“Pedalando verso Nord Est” è il progetto dell’associazione Pedalando–movimento di resistenza al Parkinson per il 2025, la terza edizione di una pedalata che ha come obiettivo quello di promuovere la salute e combattere pregiudizi e ignoranza: oggi la partenza da Sant’Urbano, a una cinquantina di chilometri da Padova, il 23 luglio l’arrivo a Trieste, tappe a Bassano del Grappa (17), Levico (18), Trento (19), Feltre (20), Pordenone (21) e Udine (22). A Trento e Trieste sono in programma due incontri per approfondire scientificamente il tema della malattia e, soprattutto, i modi per affrontarla.
La bicicletta è una medicina naturale. Fisicamente e moralmente. Anche contro il Parkinson. Dà tono muscolare, migliora l’equilibrio, eleva l’autostima, regala il buonumore, spinge all’amicizia, favorisce la socializzazione, abbatte i preconcetti. I primi a non conoscere i benefici del pedalare sono, spesso, gli stessi parkinsoniani. Così la missione più importante è diretta proprio a loro: uscire da casa, unirsi al gruppo, condividere la strada. Si può fare. Anche in questi giorni. Pedalando-movimento di resistenza al Parkinson è su Facebook e Instagram.
I malati di Parkinson sono in aumento: otto milioni e mezzo nel mondo, 250mila in Italia, 18mila nel Veneto. I più colpiti sono gli uomini, e fra gli uomini soprattutto dai 65 anni in su. Negare la malattia è il primo errore. Reagire, uscire, muoversi, il primo rimedio. E pedalare non solo si può, ma si deve. Con la dovuta prudenza, con le solite precauzioni. Quelli di Pedalando sono testimoni e missionari rassicuranti e convincenti.
P.S. Un anno fa partecipai alla tappa di Pedalando da Pesaro ad Ancona, mi unii al gruppo formato da parkinsoniani e non, condivisi strada e tavola, presi parte a un paio di incontri pubblici, rividi Fabiano Fontanelli. Il compagno di squadra di Marco Pantani, vincitore di quattro tappe al Giro d’Italia, nel camminare sembrava in difficoltà, ma nel pedalare aveva mantenuto il colpo di pedale collaudato e perfezionato in 15 anni di professionismo. Stavolta i miei impegni famigliari mi impediscono di ritrovarmi con Lorenzo Sacchetto e amici, compagni di sventura e avventura, pedalatori fedeli e occasionali, lo stesso Fabiano. Ma le strade del ciclismo sono infinite. Ci saranno altre occasioni.
P.S. 2 La foto, ovviamente, è tratta dalla pagina Facebook ed è stata pubblicata nella giornata di ieri.
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