
E poi c'è l'altro Giro, esterno e tangenziale al Giro della classifica, finora stabilmente appaltato alla Uae. L'altro Giro dura dalla partenza dall'Albania e durerà fino a martedì: due settimane e mezzo oggettivamente troppo facili, medie spaventose, salite vere zero (non lo sono Tagliacozzo e Castelnovo, sul filo dei 30 orari), mi tengo strette solo le Strade Bianche e le crono, tutto il resto in termini di classifica è materia d'abbuono, spesso più incisivo il traguardo RedBull del traguardo finale (riassumendo, voto al tracciato delle prime due settimane: 4 d'incoraggiamento).
In attesa di pendenze e alture serie, meglio molto meglio spostare il fascio di luce sull'Altro Giro, il Giro dei cacciatori di tappe. E qui possiamo parlare di lusso in tutto e per tutto. Monumento singolo a Pedersen e di squadra alla Lidl-Trek, sin qui meravigliosi dominatori. Gente seria e autorevole che affronta tutti i giorni il Giro con il massimo impegno e la più encomiabile generosità. Avrebbero anche la carta Ciccone da giocare nel primo Giro, il Giro rosa, ma in attesa di misurarlo in montagna non sono rimasti a oziare, a nascondersi, ad aspettare (vero Roglic?).
Dopo tutto, la sintesi migliore di questo Altro Giro d'alta classe della Lidl-Trek la espone proprio Pedersen, cui non farò mai il torto di definirlo velocista, perchè il velocista classico salta al primo cavalcavia, mentre lui è un corridore totale, certo non scalatore, comunque superbo sui terreni dei duri, sia la Roubaix, siano questi arrivi tipo classica. Eccola qui la sintesi perfetta: “Eravamo arrivati qui per vincere 2 tappe, siamo già a 5. Potremmo già tornare a casa domani”.
Non diciamolo neanche per scherzo, amico Mads. Nemmeno riesco a immaginare cosa sarebbe (cosa sarebbe stato) questo Giro al cloroformio senza di te e senza la tua squadra. Fai il bravo, mettici ancora un po' d'impegno, per aiutare Ciccone e magari per arrotondare ulteriormente il curriculum. Comunque sono tranquillo: non c'è bisogno di nessun appello straziante. A guidare la Lidl-Trek c'è un personaggio che quanto a serietà e impegno fa provincia, fa Cassazione, quel Luca Guercilena sopravvissuto con pochi altri all'uragano tipo Lehman Brothers capitato sul ciclismo italiano.
Avanti così, l'Altro Giro è in buone mani (tinta ciclamino) e tiene in piedi con sforzi valorosi una corsa condannata dai suoi architetti alla sonnolenza. Dicono gli esperti che s'è voluto disegnare un tracciato facile per attirare campioni magari anche in chiave Tour, ma se è così la furbata è totalmente fallita. Per grazia ricevuta, qui abbiamo giovanissimi delle squadre Next Generation che fortunatamente vanno come pazzi, ad andature folli, con medie altissime. E proprio per questo diventa doppiamente evidente la pochezza del tracciato: per gente così scatenata, però così livellata, in bilico sui secondi, sarebbe servito qualche ostacolo e qualche fatica in più. Niente, Vegni e la sua orchestra l'hanno pensata diversamente, due settimane e mezza mosse solo da Strade Bianche e crono, il resto tutto da vedere in due-tre tappe finali. E c'è poco da fare.
Grazie comunque, grazie di tutto. Magari la prossima volta per arrivare alle ultime tappe allegate i sali.