
Richard CARAPAZ. 10 e lode. Ha gambe buone e lo fa vedere. Ha voglia di dare battaglia e in una tappa vera fa le prove generali. Tanta fatica, ma per lui c’è la ricompensa di una vittoria di tappa, la quarta al Giro d’Italia. Giro aperto, apertissimo, che il corridore ecuadoriano spalanca aprendo il gas nel finale con una accelerazione delle sue. Sente profumo di rosa, pronto a farli rosolare.
Isaac DEL TORO. 9. Corre per sé e per Ayuso. Sprinta nel finale per portare via secondi di abbuono ai diretti avversari. È brillante come non mai Isaac, in condizione e ispirato. Fa la volata girato all’indietro, guardando lo sprint degli altri. Non è solo dimostrazione di forza e baldanza, ma anche di talento. Tanto talento.
Giulio CICCONE. 5,5. Ha la possibilità di vincere, ma si fa sorprendere da Carapaz che prende e va. Lui resta lì, imbrigliato nelle maglie del gruppetto dei migliori e nella volata finale raccoglie la terza moneta: la fotografia non ci dice quanta sia la differenza tra lui e Del Toro.
Thomas PIDCOCK. 5. Perde l’attimo, su tutta la linea. Quando scappa Carapaz e poi, nella volata finale, quando prende malissimo l’ultima curva, andando anche a disturbare chi è lanciato alle sue spalle e deve evitarlo. Non bene, anche oggi.
Egan BERNAL. 6. Dopo una giornata difficile come quella di ieri, oggi il colombiano ritrova un po’ di serenità e forse di fiducia.
Antonio TIBERI. 6,5. Pedala bene, tutto il giorno. In verità sta pedalando bene fin dall’inizio. È un dieselone sereno e convinto. È lì: cosa vogliamo di più?
Juan AYUSO. 6. Deve portare in albergo la pelle e lo fa, con relativa tranquillità.
Einer RUBIO. 6. Lotta, ci prova, si butta nella mischia e ne esce con un piazzamento nei dieci che ci dice che sta bene.
Derek GEE. 6. Il 26enne canadese finalmente si fa vedere, dopo un Giro fin qui anonimo e di sofferenza.
Primoz ROGLIC. 6. Non si sa se si sia nascosto o se non fosse più di tanto brillante. Lo sloveno sa perfettamente che il bello deve ancora venire, e quindi lascia che a ballare siano gli altri.
Giulio PELLIZZARI. 6. Ieri ha rispettato gli ordini di scuderia: crono tranquilla, con un filo di gas, per non sprecare energie. Oggi si piazza alle spalle di Primoz e così arriva al traguardo. Guadagna due posizioni in classifica generale.
Davide PIGANZOLI. 6. Non è brillantissimo, ma le sue tappe sono ancora lontane.
Mads PEDERSEN. 8. Fa un lavoro pazzesco, sin dall’inizio. Prima per sé stesso, poi per la squadra. Lavora sodo il danese, tira come un matto per chilometri e chilometri, per riportare in zona di sparo il gruppo dei migliori sui cinque fuggitivi. Finito il lavoro, si lascia scivolare indietro, il gruppo si apre, due ali di corridori, in mezzo il danese che sfila come una star: è lui, Mads Mosé Pedersen.
Lorenzo FORTUNATO. 8. Al km 84, la maglia azzurra della XDS Astana prende e va. Il San Pellegrino in Alpe è suo e scollina con 55'' su Nairo Quintana (Movistar), Pello Bilbao (Bahrain Victorious), Luke Plapp (Jayco AlUla) e Wout Poels (compagno di Fortunato). Al km 108 Lorenzo viene raggiunto dai quattro inseguitori. Saranno ripresi solo alla fine, su spinta di un Pedersen stellare. Aumenta il suo bottino per la maglia azzurra Mediolanum. Adesso ha 156 punti, contro i 54 di Ayuso.
CASTELNUOVO NE’ MONTI. 10. Ovvero quando si crede in un progetto, in un investimento anche importante, una tappa d’arrivo del Giro d’Italia per promuovere un territorio nascosto del nostro Belpaese, che merita di essere svelato e rivelato. Quando si sborsano quattrini per accaparrarsi il diritto di ospitare la corsa rosa sul proprio territorio, e le amministrazioni locali e i locali rilanciano per rendere questo passaggio qualcosa che possa restare e ci lasci nel cuore quel sentimento dolce di tornarci con le nostre famiglie. Tappa da metà Giro tutt’altro che banale, disegnata dal direttore Mauro Vegni con grande sensibilità e sapienza. San Pellegrino in Alpe a metà corsa, la Pietra di Bismantova nel finale. Bravi, bene, bis.