
L’inizio è stato bello e buono, per noi italiani. Certo, non si è vinto, non abbiamo portato a casa la prima rosa, ma con Ciccone, Busatto, Ulissi e Piganzoli ci siamo fatti vedere eccome.
Siamo in 48 e possiamo davvero far saltare il banco, provare a fare un “bel casino”, come ama dire e fare Giulio Ciccone, uno che si fa guidare dall’istinto, perché l’istinto ce l’ha da vendere. La nostra è una folta e variegata flotta tricolore, che è forte di tante nuove forze pronte – si spera – a spiccare il volo, o per lo meno a spiccare, a farsi vedere.
Non sarà facile, non sarà semplice, soprattutto per le nostre due forze tricolori, la VF Group Bardiani CSF Faizané e la Polti VisitMalta, le formazioni dirette da Bruno e Roberto Reverberi e da Ivan Basso, due vasi di coccio in mezzo a due vasi di ferro. Due formazioni che sono incubatrici di talento e che devono fare di necessità virtù, un po’ come diceva Maurizio Sarri – grande appassionato di ciclismo – quando con il suo Napoli lottava al cospetto della Juventus con un terzo del fatturato. O la stessa Juventus che in Europa vantava l'11mo fatturato della Champions League.
Si vince se si hanno i talenti e i talenti si possono avere con le risorse. Se le risorse sono la metà delle ultime due invitate al Giro, come Tudor e Q36.5 che hanno dei budget da 25 e 18 milioni di euro, contro la metà (nove milioni), sia dell’una che dell’altra, beh, ecco che la questione si fa un po’ più complicata. Basti pensare ad una cosa: nove i milioni di euro per VF Group e Polti, e 6 milioni l’ingaggio offerto da Q36.5 al solo Tim Pidcock: credo che non serva aggiungere altro. È come lottare tutti i giorni, contro un gruppo pieno zeppo di Pogacar: se ci si piazza è già un'impresa.