
“Non bastavano i ciclisti, i pedoni, i camion contromano: sulla SS36 gli automobilisti devono fare i conti anche con i lupi (o presunti tali).”
Quando ci si imbatte in articoli di questo tenore, per chi – come noi – da anni promuove l’uso delle due ruote, è difficile non provare un senso di sconforto. Diventa quasi utopico sperare in un reale cambiamento culturale che riconosca ai ciclisti il diritto di stare in strada con una tutela effettiva, in quanto utenti vulnerabili, e che attribuisca finalmente alla bicicletta il valore che merita: mezzo ecologico, salutare e pratico, perfettamente integrato nella mobilità urbana sostenibile.
Il giornalista – o presunto tale, dal momento che l’articolo non è firmato – accomuna ciclisti e pedoni a camion contromano o addirittura a lupi. Una metafora non solo infelice, ma profondamente dannosa, perché riflette esattamente quella mentalità tossica che è all’origine di molti incidenti stradali: quella di chi vive la presenza dei ciclisti come un fastidio, come se ledessero un diritto esclusivo dell’automobilista a “possedere” la strada, dimenticando che le strade sono di tutti, senza distinzioni.
Questa visione ignora quanto stabilito quanto stabilito dalla legge: ciclisti, pedoni e anche motociclisti sono definiti utenti vulnerabili e come tali meritevoli di una tutela maggiore, sotto il profilo normativo, culturale e sociale. Equipararli a soggetti pericolosi è non solo un errore, ma una pericolosa disinformazione.
Siamo ancora molto lontani da Paesi come Spagna, Francia o Regno Unito, dove anche la stampa è stata educata ad adottare un linguaggio più corretto, responsabile e rispettoso nei confronti di chi sceglie di muoversi in modo sostenibile. Lì si promuove l’uso della bicicletta, si educa al rispetto reciproco, si riconosce il valore sociale e ambientale del ciclismo. Qui, invece, leggiamo parole che rischiano di legittimare comportamenti aggressivi e, nei casi peggiori, condotte pericolose, lesive o persino letali nei confronti delle parti deboli della strada.
Ricordiamolo sempre: ogni volta che si banalizza o si scredita chi sceglie di pedalare, si alimenta un clima che può trasformarsi in tragedia.