GATTI & MISFATTI. IL GIRO BABBIONE NON È BELLO, È UN TIPO

GIRO D'ITALIA | 26/05/2023 | 19:03
di Cristiano Gatti

Allora è stabilito, il Giro babbione si deciderà come tutti speravano – o temevano – nell'ultimissimo duello tra gli ultimi vecchi rimasti su piazza, sopravvissuti nel ciclismo di quest'epoca ragazzina, Thomas (37 anni) contro Roglic (quasi 34).


Dico che il testa a testa finale era sperato o temuto, perchè così va definito a seconda di come è guardato dai due partiti storici di questo sport.


Il partito dell'equilibrio sul filo dei secondi, del livellamento d'alto bordo, non poteva immaginare di meglio: i migliori del gruppo nel giro di 26'' alla vigilia degli ultimissimi chilometri. Sappiamo che il Giro ideale, l'utopia assoluta, per questo partito è decidere il vincitore all'ultimo centimetro della corsa (in questo caso, a Roma è solo passerella-sprint, per cui bisogna accontentarsi della penultima tappa). Cosa pretendere allora più di questo epilogo 2023, testa e testa tra primo e secondo sul filo di pochissimi metri?

Dall'altra parte ci sono gli altri, quelli che amano i grandi assoli dei grandi campioni, magari estremi e radicali come quel Bugno del 1990 con la maglia rosa dalla prima all'ultima tappa, comunque la corsa a tappe intesa come graduale e inarrestabile emersione di una differenza indiscutibile tra un fuoriclasse e il resto degli umani, con adeguato distacco tra primo e secondo, sì, ci si capisce, tipo Indurain, tipo Pantani, tipo Basso, tipo Nibali, o tipo Pogacar per nominare l'ultimissima epoca.

Quale Giro sia meglio nessuno è autorizzato a dirlo. Non c'è una risposta unica e definitiva. Il Giro più bello - come le donne (gli uomini) e come i quadri, come i film e come le canzoni – è quello che piace di più. Per non uscirne da democristiano cerchiobottista, confesso per inciso che personalmente io resto sempre incantato in modo irresistibile davanti al fenomeno, all'atleta che dimostra qualcosa di più e di meglio del resto degli umani, al fuoriclasse che come dice la parola stessa è fuori dalla media dei comuni mortali, inducendo in questi stupore e magari una sanissima invidia.

Il Giro babbione non ha premiato questo secondo partito. Il Giro babbione premierà il partito dell'equilibrio e dell'incertezza. Nessun fenomeno è emerso lungo le strade del 2023, i tre che si equivalevano e si confondevano all'inizio si sono ritrovati allo stesso livello fino alla fine (c'era anche Evenepoel, un fenomeno da vedere e da dimostrare, ma ha tagliato la corda). Per l'ultimissimo atto si ritira un po' indietro Almeida, purtroppo il più giovane, l'unico giovane, come a confermare metaforicamente che questa edizione è riserva indiana della tarda maturità, in sorprendente controtendenza rispetto all'andazzo degli ultimi tempi, segnato sfrontatamente dal ciclismo fresco e disinibito degli sbarbati.

Dalle Tre Cime di Lavaredo rimbomba già l'eco dei pronostici togati, Thomas vincerà perchè la maglia rosa dà una spinta in più, no vincerà Roglic perchè ha più dimestichezza con certe pendenze. La verità è che il duello sarà in sé bellissimo, come un Poggio alla Sanremo, come i cento metri olimpici, come tutte le emozioni rapide e fulminee di tutti i campi della vita.

Sul grande show di 19 chilometri, sui 26'' di distacco tra primo e secondo, sulla sfida lampo pende però una domanda per niente stupida: per arrivare a questo punto, prima di arrivare a questo punto, in quanti e quante volte hanno provato a evitare con gesti coraggiosi lo stringatissimo epilogo? Sia Thomas sia Roglic, i signori del Giro babbione, potranno dire vincendo di aver meritato il trionfo finale. Vero e sacrosanto, nessuno potrà inventarsi niente da ridire. Ma in fondo è proprio questo il limite di queste tre settimane non esattamente esaltanti: alla fine, nessuno dei due ha vinto una tappa, nessuno dei due ha firmato un'impresa, nessuno dei due ha messo in ginocchio l'altro. Sembra un pareggio. Non è bello, è un tipo.

Comunque la si volti, resto della mia idea: non è mai un buon segno quando la gara non battezza con chiarezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, chi sia il migliore. Mi autodenuncio: nonostante le manciate di superlativi gettati sulla corsa dal padrone Cairo, neppure con estremo sforzo di buonismo, mai e poi mai riuscirò a dire che il Giro babbione passa alla storia come un grande Giro. Open to meraviglia, andrà tutto bene, enjoy: non qui, non stavolta. So di bestemmiare in chiesa, tranquilli, passo direttamente alla ghigliottina.

 

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COMMENTI
Giro corsa a sé ormai
26 maggio 2023 19:33 Bullet
Vedere 20 corridori agli ultimi 2 km della tappa più dura è come dire che van tutti uguale ma non è così. Chi poteva fare molto di più è la Jumbo, con 8 corridori tutti buoni non si è praticamente mai vista e la Ineos ha tessuto la sua solita tela già vista non so quante volte negli ultimi 10 anni.

Con un percorso così....
26 maggio 2023 20:19 runner
È ovvio che con il livellamento ed il controllo delle squadre del ciclismo di oggi è difficilissimo fare differenze. Ma, soprattutto, in questo Giro disegnato nelle prime due settimane praticamente senza salite dove si potevano fare distacchi e con solo due o tre tappe negli ultimissimi giorni, come sarebbe potuto essere diverso?

Giro...babbione?
26 maggio 2023 20:35 apprendista passista
La Rosa se la giocheranno due fenomeni, altro che Babbioni...in due una valanga di podi in tutti i grandi giri. E Almeida non lo darei affatto fuori dai giochi...

Giro brutto
27 maggio 2023 00:36 lupin3
E mi dispiace dirlo. Urgono grandi cambiamenti e non parlo di percorso, ma non si faranno mai

Futuro
27 maggio 2023 01:00 Europa2002
Per animare un po'il Giro Si potrebbe provare a fare tappe piu corte nell'ultima settimana,(max 120Km) non ha senso fare tappe lunghe, fuga iniziale e poi due gare in una.

Giro 106
27 maggio 2023 09:11 LarryT
Una gara da non perdere, mai una gara vincere. Mr. G = Mr. Noioso.

mai contenti
27 maggio 2023 09:23 sergiopery
Se ci fosse stato uno , tipo Tadej che , alla 10 tappa aveva 5 minuti sul secondo , avremmo detto che il giro era monopolizzato e noioso.
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