L’ALPAGO, IL GIRO E IL "BUEN RETIRO" DI ALFREDO MARTINI, FRANCO BALLERINI E FRANCO VITA

NEWS | 16/05/2023 | 08:11

L’Alpago è una bella zona della parte meridionale della provincia di Belluno che propone diverse attrattive d’origine storica e pure turistica. Comprende al suo interno il famoso Bosco del Cansiglio e l’esteso Lago di Santa Croce, il cui bacino naturale è stato ampliato artificialmente negli anni attorno al 1930. Sono luoghi e abitati piacevoli, con serena e distesa atmosfera, caratteristica dei luoghi, ricchi di proposte naturalistiche incontaminate.


La corsa rosa ha già proposto, in diverse edizioni, il passaggio, arrivi e partenze di tappa in zona. E pure quest’edizione n. 106, nel corso della diciottesima frazione, tappa impegnativa, tutta in Veneto, con varia montagna. La partenza è da Oderzo, in provincia di Treviso e, dopo il passo della Crosetta, entrare in quella di Belluno, nell’Alpago appunto, poi nel Cadore e superare, dopo la valle del Boite, la Forcella Cibiana per scendere a Forno di Zoldo e percorrere l’omonima Val di Zoldo con la salita finale che conduce al traguardo finale in località Palafavera, nel comune di Val di Zoldo, poco sotto il valico di passo Staulanza.


Dato un rapido inquadramento dei luoghi concentriamo l’attenzione, il “focus” si dice oggi, con valenze di primo piano nel ricordo di personaggi del ciclismo di primo spessore che qui erano soliti celebrare un nascosto ritiro, una breve vacanza con distacco dal resto del mondo abituale, all’insegna della tranquillità, dell’amicizia d’intonazione familiare, tranquilla in un “posto del cuore”. Il “rito” lo celebravano presso l’albergo Trieste, piccola ma accogliente struttura in una delle numerosissime, seppur minuscole, frazioni e località che costituiscono il comune, a Tambruz.

E proprio qui davanti passerà il Giro d’Italia, al suo secondo passaggio dopo quello del lontano 1966, nella famosa tappa Belluno-Vittorio Veneto, vinta da Pietro Scandelli e caratterizzata dalla fuga a lunga gittata di Lucillo Lievore sotto gli occhi e la telecamera impietosa con lo storico microfono di Sergio Zavoli che lo seguiva e colloquiava con lui, in motocicletta, durante la sua lunga e sofferta “agonia” ciclistica, un classico del Processo alla Tappa e del giornalismo.

L’albergo Trieste, con i titolari e i frequentatori, sono stati per vari anni testimoni, oltremodo discreti, premurosi, orgogliosi, d’ospitare per brevi soggiorni privati, d’impronta assolutamente familiare, Alfredo Martini, Franco Ballerini e Franco Vita.

Marco Mordini, assai legato a questo trio di unico valore, unitamente al pisano Beppe Caprai, ricordano che era un grande desiderio di Franco Vita, morto lo scorso ottobre, di convincere la moglie Alfreda, pure lei scomparsa nell’aprile 2023, a passare qualche giorno con loro quassù.

Ci piace pensare che assieme guarderanno con affetto il passaggio della corsa rosa in questo loro “posto del cuore”, da una “nuvoletta ciclistica” accompagnati dall’affettuoso ricordo di tutti i discreti amici dell’Alpago e dagli appassionati che li portano sempre nel cuore.

g.f.

 

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