
Corsi e ricorsi della storia, anche se qui si evita di correre. Qui, da noi, perché altrove non c’è problema, ma questo è un altro discorso. Corsi e ricorsi della storia, ma dalla storia anche recente non siamo capaci di imparare nulla. Dopo l’ingiusta estromissione della Gazprom di Renat Khamidulin qualche anno fa, ecco che lo stesso schema si prova ad attuarlo anche con la Israel PremierTech. A casa tutti.
Con un comunicato il Gs Emilia ha annunciato chi correrà le sue corse, il Giro dell’Emilia Granarolo e il Giro dell’Emilia BCC Felsinea Donne Elite, entrambe in programma il 4 ottobre prossimo. Non c’è il team israeliano. Ma quel che è peggio è che non ci saranno i loro corridori, che non sono israeliani, perché nel roster 2025 su trenta atleti solo due sono israeliani.
La formazione di Sylvan Adams, infatti, non compare nell'elenco dei teams partecipanti alla corsa maschile e forse l'assessora allo sport del Comune di Bologna - Roberta Li Calzi - sarà soddisfatta: è quello che voleva. Io se fossi in lei non lo sarei, solo per il fatto che questo modo di fare mette in ginocchio almeno settanta famiglie: kazake e neozelandesi, britanniche e canadesi, belghe e francesi, ceche e americane, tedesche e italiane.
È giusto che questi ragazzi non possano più svolgere la loro professione? È giusto che perdano il lavoro? Non sarebbe forse meglio attivarsi per provare a trovare anche una via terza, magari seguendo quello che il Cio fa in occasione delle Olimpiadi? Atleti tutelati e protetti che corrono con una maglia neutra, bianca, sotto l'egida del Cio. Come gli Atleti Individuali Neutrali (AIN) usata per gli sportivi russi e bielorussi agli ultimi Giochi Olimpici di Parigi 2024 e in tutte le manifestazioni mondiali e continentali di qualsiasi sport, in sostituzione di una divisa nazionale a causa delle sanzioni internazionali.
Ma esiste anche la Squadra Olimpica dei Rifugiati (EOR) per atleti che fuggono da conflitti e che gareggiano sotto una bandiera speciale organizzata dall'UNHCR. Perché l’assessora non si adopera per fare in modo che questi ragazzi, di altre nazionalità, possano correre ugualmente il 4 ottobre con una maglia bianca e con il simbolo della pace o con il logo dell’Emilia Romagna? Questo sarebbe un modo illuminato di agire nel nome della pace e del bene degli uomini, senza discriminare e acuire differenze, soprattutto ingiustizie.
In tutto questo, è imbarazzante registrare il silenzio dell’Uci, che anche in questa circostanza, come per la Vuelta, si distingue per ignavia. Qualche parola di circostanza e niente di più. Non una presa di posizione, non una soluzione e nemmeno una possibilità: come quella di far correre questi ragazzi con la maglia dell’Uci. Sarebbe una possibilità e anche una opportunità: per giunta molto bella.