L'ORA DEL PASTO. PIRELLI, UNA "P" MOLTO MOLTO CICLISTICA

STORIA | 19/02/2022 | 08:03
di Marco Pastonesi

Milano, zona Stazione Centrale. Due fabbricati a due piani. Quello più grosso per laboratori, officine, industria. L’altro per uffici, negozi, servizi. Depuratore, masticatore, mescolatore e calandra erano francesi, le caldaie di vulcanizzazione italiane. Centocinquanta anni fa nasceva la Pirelli: articoli tecnici di caucciù vulcanizzato. Tele gommate, cinghie di trasmissione, manicotti e raccorderie di gomma. Poi cavi telegrafici sottomarini, giocattoli, tappeti, impermeabili, materiale per sale chirurgiche e imbottiture per reggiseni e culotte. Quindi pneumatici per biciclette, più tardi per motociclette, più tardi ancora per automobili. Una storia, una grande storia, una grande storia italiana.


I 150 anni della Pirelli sono stati celebrati lo scorso 28 gennaio al Piccolo Teatro di Milano. Luci e suoni, autorità e ospiti, d’onore e di gala. Intanto il logo dei 150 anni, svelato con il Calendario PIrelli firnato dal fotografo Bryan Adams, ha cominciato a viaggiare e navigare: sulla Kimera Evo37 nel giro inaugurale del Rally di Montecarlo, al Meazza di San Siro per Inter-Venezia, sulle piste e sui pettorali della Coppa del mondo di sci con Sofia Goggia ed Elena Curtoni. Altro si farà. Magari anche nel ciclismo.


E pensare che il primo successo nello sport fu proprio nel ciclismo: era il 1885 quando Giuseppe Loretz, 25 anni, milanese, dipendente della Pirelli, conquistò il primo campionato italiano di ciclismo su strada su un biciclo che montava gomme della sua società. La prova si chiamava campionato di resistenza e si disputava da Milano a Cremona e ritorno, 160 chilometri. L’anno successivo Loretz si sarebbe confermato ai vertici della specialità: secondo dietro a Geo Davidson, uno scozzese naturalizzato italiano, destinato a diventare prima presidente del Genoa calcio, poi dell’Unione velocipedistica italiana, cioè palla lunga e pedalare.

Nei suoi 150 anni di vita sportiva, la Pirelli è stata sponsor tecnico e commerciale (anche con la Bianchi, la prima volta ufficialmente nel 1914, poi anche con Costante Girardengo e Fausto Coppi); titolare di un gran premio dal 1949 al 1957, eliminatorie regionali in Italia e all’estero, finale a Milano tra settembre e ottobre (i vincitori: Loretto Petrucci nel 1949, Alfo Ferrari nel 1950, Nino Defilippis nel 1951, Gino Guerrini nel 1952, Franco Aureggi nel 1953, Vincenzo Zucconelli nel 1954, Sante Ranucci nel 1955, Diego Ronchini nel 1956, Federico Galeaz nel 1957); oggi presente sia su strada (Trek-Segafredo e BikeExchange) sia nel fuoristrada (Trek-Pirelli e gli Internazionali d’Italia Series). E sempre quella P lunga, quella P tirata e allungata, quella P vulcanizzata ed elasticizzata, quella P gommata e pneumatica, quella P anche molto ma molto ciclistica.

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COMMENTI
Ciclismo = cultura
21 febbraio 2022 08:19 geo
Così Pastonesi ci arricchisce di cultura ciclistica (e non solo) che dà anima al ciclismo e alla vita

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