DI ROCCO: «TORNARE A CORRERE? LA VEDO DURA»

PROFESSIONISTI | 24/04/2020 | 13:38
di Guido La Marca

«La Bike Economy vale oltre 11 miliardi di euro, e l’innesco sta nei 5-600 milioni che attraverso la Federazione e gli sponsor arrivano sul territorio. Ecco perché non c’è miglior scelta della bicicletta come mezzo per far ripartire l’Italia. E’ inimmaginabile non sfruttare questa opportunità, e sono molto felice che sia Colao sia Sala (responsabile Task Force e sindaco di Milano, ndr) l’abbiano sottolineato. La bici deve essere rimessa al centro, con tutti i suoi valori». Così esordisce il presidente federale che ha concesso oggi un’ampia intervista a La Gazzetta dello Sport.


Numero uno del ciclismo italiano da quattro mandati, numero due mondiale, snocciola numeri soddisfatto, lui che può contare 103mila tesserati, oltre 3000 società affiliate, 4238 gare organizzate nel 2019. «Siamo un modello che guarda all’esterno, al sociale, al turismo, al benessere. In Italia ci sono 2,5 milioni di praticanti, 5 milioni di appassionati, 1,2 milioni di persone che usano la bici per la mobilità urbana. Il cicloturismo assicura 77 milioni di presenze all’anno e 7,7 miliardi di valore».


Di cosa va più fiero? «Dello stop agli allenamenti, che avevo chiesto. I ciclisti hanno dimostrato grande serietà, e sono rimasti a casa. Gente che sa che cos’è il sacrificio. Quando l’ho incontrato, il ministro dello Sport, Spadafora, ha apprezzato molto il nostro atteggiamento. Andiamo verso la ripresa dal 4 maggio degli allenamenti delle categorie agonistiche, in maniera disciplinata e con protocolli sanitari di distanziamento. Al ministro l’ho detto chiaro: sono così sicuro della serietà dei miei tesserati che, se un’autorità pubblica sanzionerà un ciclista perché si comporta male, proporrò 15 giorni di stop alla ripresa dell’attività».

Si tornerà a correre? «Ho sempre avuto dubbi, e li ho ancora. Qualche giorno fa, Lappartient, presidente Uci, ci ha detto “se si corre, se si corre, se si corre”, la preoccupazione esiste. Belgio, Olanda e Germania hanno vietato le manifestazioni sino a fine agosto, e si dovrà trovare una nuova data per i loro campionati nazionali (22-23/8, ndr). In Francia sono preoccupati, e non c’è la certezza di poter riaprire a metà agosto. Non è escluso che il Giro del Delfinato sia a porte chiuse».

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COMMENTI
Ennesime dichiarazioni contradditorie
24 aprile 2020 15:10 Logan1
Ma le scorse volte non proponeva date di ripresa salvo poi modificarle ogni volta? E ora non è neanche certo di ripartire.
L'ho già detto, per me queste dichiarazioni a caso, senza certezze, non hanno senso.

FINALMENTE
24 aprile 2020 18:36 venetacyclismo
Ecco finalmente un pensiero sensato e non fatto con il cuore, signori difficilmente si potrà ritornare a correre è troppo rischioso, per gli atleti, personale, pubblico. Lo so che fa male ma ècosì, pensateci bene , ragionate e capirete, poi speriamo in un miracolo e ripartire belli entusiasti e sicuri, ma non è la realtà.

PROF
24 aprile 2020 19:48 gigo
Giusto provare a far ripartire i professionisti in estate ma per tutti gli altri blocco delle categorie e arrivederci al 2021! La fci si vede fare promotrice di questa istanza... dopo tutto Di Rocco non e' il vicepresidente?

Ripartire
24 aprile 2020 21:44 Beffa195
I professionisti sono lavoratori a tutti gli effetti e le squadre sono delle aziende per pagare stipendi devono ripartire per forza anche a fine agosto per tutti gli altri blocco delle categorie e via nel 2021!

Guardiamo in faccia alla realtà
25 aprile 2020 00:16 pickett
Tremila nuovi contagi,500 nuovi decessi ogni giorno.Da appassionato metterei non una ,ma cento firme per poter rivedere una corsa di ciclismo la prossima primavera.Non é affatto scontato che si riparta nel 2021,attenzione.

POCHE BALLE, E PEDALARE!
25 aprile 2020 10:07 Scomed
Tutti gli eventi sportivi che causano l’aggregazione di molte persone sono sospesi a tempo indefinito, bisogna farsene una ragione e guardare avanti, adeguarsi, cercare soluzioni alternative.
Dobbiamo utilizzare la nostra creatività, fantasia, e capacità di cavarcela in ogni situazione per inventare qualcosa di nuovo, e salvare il salvabile, almeno bisogna provarci, non rassegnarsi all’immobilismo e al probabile conseguente fallimento del movimento ciclistico professionistico.
L’unica scappatoia percorribile al momento è organizzare eventi a porte chiuse, alcune idee potrebbero essere:
-gare nei circuiti di formula 1/motogp come Imola, Monza, Misano adriatico; con sovraimpressione di immagini pubblicitarie lungo il circuito come già si fa per la formula 1 così da accontentare gli sponsor, minimo sforzo, massima resa.
-cronoscalate in percorsi isolati e facilmente presidiabili: ad esempio il famoso Mortirolo da Mazzo non ha intersecazioni laterali e si riescono bene a controllare gli accessi, altri esempi colle delle finestre, Gavia,…
-basi militari: ci sono diverse basi e zone militari in Italia recintate e inaccessibili che racchiudono vari km quadrati, tutte hanno stradine interne percorribili, e se sono sterrate anche meglio così aumenta lo spettacolo, si possono fare gare in circuiti di alcuni km.
-zona interna della Sardegna: è questa una zona isolata servita da poche strade e accessi nella quale si potrebbero ricavare percorsi ben presidiabili e difficilmente accessibili dalle persone.
Propongo a Mauro Vegni, RCS, e Di Rocco, di organizzare un Giro d’Italia con tappe di questo genere, e di farlo il prima possibile, già a Giugno così da battere sul tempo tour e vuelta, perché in questa situazione chi prima arriva vince! Tutti i tifosi e i telespettatori sono in crisi d’astinenza di sport, e un evento stravagante come questo sarebbe seguito da tantissime persone, rappresenterebbe una sorta di volontà di rinascita dell’Italia agli occhi del mondo.
Io sono di Modena e da queste parti quando c’è un problema non stiamo fermi a lamentarci ma cerchiamo subito una soluzione, propongo di far vostro lo stesso motto che spesso diciamo qui, quindi: “POCHE BALLE, E PEDALARE!”

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