CONFALONIERI. «MENO MALE CHE CI SONO LE VIDEOCHIAMATE...»

DONNE | 28/03/2020 | 07:52
di Valerio Zeccato

Maria Giulia Confalonieri, classe 1993 di Seregno, è una plurititolata atleta brianzola (grandissima protagonista soprattutto in pista) che da questa stagione difende i colori della tedesca Ceratizit-WNT Pro Cycling Team. Anche lei a causa del Coronavirus ha visto stravolta la stagione su strada che stava per iniziare.


 


«Sono qui a Seregno con la mia famiglia e per il momento va tutto abbastanza bene, non avendo avuto nessun problema. Sono tornata dai campionati del mondo su pista in Germania a metà mese e da allora non ho mai messo il naso fuori dal cancello. Spero che presto si torni alla normalità ma per almeno i prossimi 60 giorni non vedo gare all’orizzonte».

 

Come ti stai allenando?

 

«Al mattino faccio il risveglio muscolare prima della colazione, poi o ciclomulino o rulli. Grazie alle tecnologie possiamo stare in contatto e quindi con diverse amiche atlete, ad esempio mia cugina Alice Maria Arzuffi, facciamo gli esercizi insieme; al pomeriggio un po’ di ginnastica ma non avendo tutti gli attrezzi adatti ci si arrangia come si può. Adesso va fortissimo utilizzare la piattaforma Zwift, un videogioco molto realistico: ci sono dei percorsi già preparati e tu pedali come se fossi su strada, si simula tutto dalla pianura alla salita e discesa e vi assicuro che è molto realistico perché in salita fai davvero fatica e in discesa ne fai meno. In tutto farò due al massimo tre ore di allenamento compreso gli esercizi di ginnastica».

 

Cosa ne pensi delle decisioni che stanno adottando UCI e FCI?

 

«Io sono partita per andare al raduno della squadra in Germania per poi andare in Olanda e correre domenica scorsa (15 marzo, ndr) la Ronde van Drenthe (appuntamento del Women’s World Tour, ndr), solo un giorno e mezzo prima ci è stato comunicato che non si correva. Per fortuna sono riuscita a tornare a casa, altrimenti con tutte le restrizioni sarebbe stato problematico. Secondo me l’UCI doveva intervenire prima, non permettere corse come la Parigi-Nizza nel ciclismo maschile, e bloccare subito l’attività. Ma c’è anche da dire che nessuno era preparato a questa emergenza drammatica».

 

Tanta pista e poi doveva iniziare la strada…

 

«E mi dispiace davvero molto! Puntavo ad andar bene nelle classiche di primavera, stavo arrivando agli appuntamenti con una buona condizione di forma e speravo di riuscire ad ottenere buoni risultato. Peccato, è andata così, ma lo sport giustamente ora va in secondo piano».

 

Come sono i rapporti, anche se a distanza, con le colleghe e le compagne di squadra?

 

«Come in tutti gli ambienti di lavoro ci sono ragazze che sento spesso e altre più di rado. Usiamo le videochiamate e tutta la tecnologia possibile, e sono molto in contatto anche con le amiche che ho e non fanno parte del mondo del ciclismo».

 

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