LE 50 SANREMO DI VITO MULAZZANI. GALLERY

NEWS | 23/03/2019 | 08:38
di Giuseppe Figini

Oggi si corre la classicissima MILANO-SANREMO n. 110. E oggi Vito Mulazzani, personaggio noto nel mondo delle due ruote professionistiche, collaboratore e “storico” motociclista  delle corse rosa di RCS Sport è al via della sua Milano-Sanremo n. 50. Un bel “record”, non c’è che dire, festeggiato con una fetta di torta e un bicchiere di spumante da gran parte dello staff organizzativo di RCS Sport nella sede della verifica licenze della moderna struttura di CICLO l’HUB della Comunità Nuova Onlus per l’inserimento lavorativo di giovani in difficoltà e per l’erogaazione di prodotti e servizi per la mobilità a Milano Smart City, come recita la dizione ufficiale, in via Luigi Mengoni 3, a Milano. Un importante riferimento legato alla bicicletta che si dirama in varie direzioni con implicazioni positive nel sociale.


Non è stata una cerimonia ma un festoso e rapido incontro fra amici dell’organizzazione di RCS Sport con Mauro Vegni e Stefano Allocchio che hanno organizzato il “momento sorpresa” per Vittorino (questo il suo nome all’anagrafe) ma per tutti è Vito Mulazzani, nato a Brignano Gera d’Adda, comune della bassa bergamasca, nel 1948.


Mulazzani-moto è un binomio che si è sviluppato e rafforzato quando la famiglia si è trasferita nella zona di Monza, con la pista allora molto frequentata anche dai bolidi a due ruote, tanto che Vito Mulazzani ha gareggiato anche in moto, soprattutto nella regolarità in pista, con buoni risultati. E intanto, sempre in moto, imparava il mestiere di “staffetta” nelle numerose gare ciclistiche della zona collaborando con varie organizzazioni.

L’esordio nella sua prima Milano-Sanremo avviene nel 1970 in qualità di motociclista del fotografo Sergio Penazzo, “testun” il suo nomignolo distintivo, che collaborava con la Fotocronache Olympia di Vito Liverani e Walfrido Chiarini, - il “primo scatto”era il noto Cesare Galimberti, fotografo di Cambiago -. Era l’edizione vinta da Michele Dancelli, la prima di un italiano dopo un digiuno durato 17 anni, quelli intercorsi dal 1953, anno della seconda vittoria consecutiva dell’estroverso pistoiese Loretto Petrucci. “Sanremo o Sanremò”, con l’accento sulla o finale, alla francese, era un po’ il “refrain” di molti titoli giornalistici del 19 marzo, festa e festività di San Giuseppe, allora tradizionale data fissa della corsa al sole. Il copyright del titolo sopra riportato pare essere, anzi è, di Gian Paolo Ormezzano.

Torniamo al soggetto, ossia Vito Mulazzani che dal 1970 è sempre in pista, in gara, quale giovane pilota di vaglia, con diversi compiti, sia nelle gare professionistiche, sia in quelle cosidette minori (ma non lo sono). E’ nella stagione 1975 che entra, quale titolare fisso, nella squadra motociclisti di quella che era allora La Gazzetta dello Sport-Organizzazioni guidata d Vincenzo Torriani e gestita da Giovanni Michelotti, guidando, da par suo, un moto giuria.

Il look dell’allora giovane Mulazzani, capello lungo, biondo, acconciato con una bandana ante-litteram, anzi ante-Pantani, con chioma svolazzante nel vento (ai tempi non c’era l’obbligo del casco di legge per i motociclisti), maniche della t-shirt arrotolate per catturare tutto il sole per i bicipiti in evidenza, abbronzati, così come il volto, attiravano molti sguardi e manifestazione varie d’ammirazione da parte del genere femminile.

L’abilità nella guida e nella conoscenza dei movimenti e delle meccaniche dei corridori e della corsa, certificata dalla manifestazione d’incondizionata fiducia del gruppo nei suoi confronti che sempre gli ha permesso libertà di movimento al suo interno (cosa consentita a pochi, pochissimi, in verità), l’hanno portato, naturalmente, per elezione e selezione nel tempo, a essere riconosciuto quale fidato e fidabile “pesce pilota” della corsa dai corridori e, di pari passo, “capo dei motociclisti” soprattutto per il versante sicurezza. Naturale e consequienzale pertanto  per lui diventare il primo “règulateur” quando questa figura e le importanti funzioni collegate furono codificate dalle normative dell’Unione Ciclistica Internazionale, più di venti/venticinque anni fa più o meno, quando, con varie fasi (step si dice oggi), la giuria fu investita della direzione sportiva quale arbitro della gara.

Il casco, diventato obbligatorio, copriva i capelli (nel frattempo un po’ meno biondi e folti), l’avvento delle divise ufficiali condizionava l’abbigliamento ma “Vito”, nome spesso ricorrente e invocato nelle comunicazioni ufficiale del canale direzione di radiocorsa, era sempre pronto a intervenire, rilevare e perfino anticipare, - “annusandoli” - situazioni e umori del gruppo che con lui, aveva sempre un colloquio aperto, franco e leale. Per lui, letteralmente, la strada era sempre aperta. E, come ha ricordato Mauro Vegni, “Vito” ha sempre risposto, dopo Torriani e Michelotti, a Carmine Castellano, Giorgio Albani (suo grande amico e riferimento costante), Giacomo Fini, alla loquacissima Rosella Bonfanti che siede nella vettura di Giorgio Albani, a Raffaele Babini e alle varie figure che operano, nei vari ruoli, “à l’échelon course”, ossia nel cuore della corsa.

Il “Mula” ha operato sovente, negli anni e in varie corse oltre a quelle di RCS Sport, quale informatore del servizio di Radioinformazioni con Enrico Fagnani e compagni.

Da qualche anno, circa cinque, è sceso dalla moto – non senza resistenza – così ha detto il direttore Vegni e Vito ha annuito, ma continua, in auto, nel suo prezioso lavoro non limitato alla corsa ma alla gestione dei motociclisti che il mattino, molto, ma molto, prima del raduno di partenza, sono disposti e da lui coordinati ai vari varchi d’accesso alle differenti aree di parcheggio, una volta giunti al sognato, mitico e agognato PPO, il punto d’ingresso univoco che consente d’accedere al ritrovo di partenza (l’amico Angelo Costa è una riconosciuta autorità, con i suoi scritti-tormentone di sperimentazione e spiegazione in argomento, al Giro d’Italia….).

Una volta, lungo l’impegnativa discesa del Bannberg, verso Lienz, in Austria, in una tappa del Giro del Trentino, Vito Mulazzani diede vita ad un duello, quasi un testa a testa, con il “Falco” bergamasco, Paolo Savoldelli, discesista provetto di gran talento. E lì, aldilà del risultato, diciamo così, diede prova di un grande senso di responsabilità mollando un po’ il gas. La sicurezza prima di tutto è il suo credo.

E oggi, per Vito Mulazzani, è la sua prima 50^ Milano-Sanremo. Mezzo secolo. Non è poco. E “Vito” sarà ancora un nome ricorrente sulle riservate onde radio del canale “direzione”, prima e dopo il Turchino e nell’articolato finale da sempre in onda sul filo dei secondi fino alla storica striscia del traguardo che Mulazzani supererà per la cinquantesima volta.

foto di Giuseppe Santucci

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