TOKYO2020. CASSANI: «PERCORSO IMPEGNATIVO E CALDO CATTIVO»

INTERVISTA | 14/12/2018 | 07:15
di Giulia De Maio

Il coordinatore Tecnico della Nazionali Davide Cassani è tornato da Tokyo da soli tre giorni. Prima di contattarlo gli abbiamo dato giusto il tempo di riprendersi dal fuso orario. Non vediamo l’ora di scoprire il percorso delle prossime sfide a cinque cerchi che il 25 e 26 luglio 2020 assegnerà i titoli olimpici per professionisti e donne elite.


CT come è andata la ricognizione? «Molto bene. Sono stato in Giappone 5 giorni con Roberto Pesci e Tommaso D’Ercole. Sono riuscito a farmi un’idea di quello che ci aspetta grazie alla disponibilità del comitato organizzatore, della federazione ciclistica giapponese e dell’ambasciatore d’Italia in Giappone Giorgio Starace. La logistica sarà complicata perché le prove di pista e mtb saranno a 150 km da Tokyo. Il velodromo e il percorso XC (non ancora completato, ndr) si trovano in collina, lontano da tutto. In più in città non sarà possibile allenarci, quindi non potremo stare al villaggio. Sono andato a visitare l’Università di Tokorozawa, con la quale il Coni ha stabilito una convenzione. Non male, ma credo che per alloggiare dovremo trovare una soluzione in zona Fuji».


Che idea ti sei fatto del percorso in linea? «È impegnativo. I primi 50 chilometri sono in pianura, poi si rientra su Tokyo. Lì comincia una strada che in una trentina di chilometri sale dolcemente dai 300 ai 1.100 metri. Segue una discesa di 3-4 km in mezzo ai monti, fino al lago di Yamanakako, svolta a destra e inizia una salitella di 2 km, il Kagosaka Pass. Con una discesa facile si torna in pianura quindi, dopo 130 km dal via, inizi la salita verso il Monte Fuji Sanroku. Sono 12 km al 6-7%, tutta abbastanza regolare. La curiosità è che generalmente è vietata alle bici, essendo una strada a pagamento con casello in entrata e in uscita. Dalla vetta mancano 95 km al traguardo. Una discesa velocissima ci porta al circuito automobilistico Fuji Speedway. Primo passaggio sotto il traguardo ai -65 km dal traguardo. Giro completo, vallonato, e dopo il secondo passaggio si esce per andare a imboccare l’ultima salita vera, Mikuni: 6,5 km al 10,6% con punte al 12-13%. Al traguardo mancano 34 km, ancora parecchio, ma mi aspetto selezione. È il punto chiave, decreterà il gruppetto che si giocherà la vittoria. Da lì in poi sarà un faccia a faccia. Dopo lo scollinamento, 4 km di discesa porteranno al lago per poi affrontare nuovamente la salitella di 2 km. Mancano 20 km, di cui 11 di discesa. Le medaglie le assegnerà il circuito: ai 1.800 parte una salita di 800 metri al 6-7% che farà male».

Che corsa ti aspetti? «Sarà una corsa particolare e dura per il dislivello complessivo (4.000 mt da superare, ndr), e per l’alta temperatura che incontreremo. A fine luglio in Giappone c’è un’umidità pazzesca, il caldo sarà davvero “cattivo”. Controllare lo sviluppo della corsa sarà difficile, anche perchè le nazionali maggiori potranno contare solo su 5 uomini. Non potremo lasciare nulla al caso». 

Cosa ti ha colpito del Giappone? «Ci ero già stato nel 1990 per i mondiali di Utsunomiya. Questa breve visita ha confermato i miei ricordi di un paese efficiente, pulito, in ordine, in cui i treni sono in orario al secondo e c’è rispetto per tutti. Tornato a casa con gli uomini e le donne della Federazione stiamo studiando un piano d’azione, che testeremo quando tornerò a Tokyo in primavera con Marco Villa e Dino Salvoldi. Il 21 luglio è in programma la preolimpica su strada e anche per pista e fuoristrada ci saranno dei test che ci potranno dare indicazioni importanti».

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