GIRO, LA MACCHINA DEL TEMPO

GIRO D'ITALIA | 27/05/2018 | 07:35
Fermare il tempo: è quello che fanno i cronometristi alla fine di ogni tappa del Giro, sfornando le classifiche che analizziamo e discutiamo ogni giorno. Compito delicato ed importante che è affidato alla NETCO Sport Italy in collaborazione con MICROPLUS, gruppo di lavoro che da 18 anni ormai si occupa di cronometraggio per RCS, offrendo anche altri servizi quali l’elaborazione dati, la pubblicazione dei risultati per il sito web e la produzione della grafica televisiva (tutte le scritte che appaiono in TV durante la corsa, dai distacchi ai Km mancanti ai nomi dei corridori).

Pochi minuti dopo l’arrivo, un flusso di dati inonda la sala stampa ed i media collegati, con le varie classifiche, l’ordine d’arrivo, naturalmente, la generale e poi via via tutte le altre, dalle maglie ai traguardi volanti.

Come vengono gestiti questi dati? Tramite un sistema preciso e affidabile che si basa sui famosi transponder applicati su ogni bicicletta ed alle immagini di photofinish elettronici. Per una definizione precisa del segnale, il transponder (una scatoletta di plastica grande poco meno di una scatola di fiammiferi) deve essere montato sul telaio vicino al carro posteriore, ad una distanza di 1,20 m. dal punto piu avanzato della bicicletta.

Sulla linea d’arrivo, e così pure sui vari traguardi intermedi, un’antenna fissata sull’asfalto “capta” il segnala inviato da ogni bicicletta e lo trasmette immediatamente al centro operativo situato presso la linea di arrivo. Qui, prima dell’ufficializzazione della classifica, entra in gioco l’intervento dell’uomo. Molte volte, infatti, cambi di biciclette o incidenti in gara impediscono di captare il segnale abbinato al corridore giusto. Nessun problema. Si scorre la sequenza dei passaggi dei ciclisti con il photofinish, analizzando fotogramma per fotogramma i pettorali eventualmente mancanti. E’ un lavoro preciso e meticoloso che serve anche a confermare, con la massima precisione, i dati provenienti dai transponder.

Tutto il processo alla fine trova una validazione da parte del giudice d’arrivo che, in assenza di sanzioni da applicare o di situazioni dubbie, conferma la classifica. Si tratta di una procedura che viene compiuta nell’arco di pochi minuti ma che deve attendere sempre il passaggio del “fine corsa” per potersi dire completa. E così sulle tappe di montagna, laddove i distacchi risultano consistenti, vengono sfornati subito, a vantaggio delle TV e dei media collegati, un ordine di arrivo ed una “generale” provvisoria con i migliori in classifica.

A spiegarla così, tutto il lavoro parrebbe semplice. In realtà dietro a tutto questo vi sono anni di lavoro e di specializzazione nell’utilizzo delle apparecchiature, nella programmazione dei software dedicati, nell’attenzione maniacale ed ossessiva ad attribuire ad ogni corridore partente un suo tempo di arrivo e, di conseguenza, un suo distacco da chi ha fatto il tempo migliore. Naturalmente sono le prove a cronometro le sfide più difficili da affrontare, laddove ogni intermedio costituisce un arrivo vero e proprio ed i tempi, naturalmente, devono essere trasmessi in tempo reale soprattutto a beneficio delle televisioni che trasmettono in diretta la corsa. E qui si sommano difficoltà a difficoltà, anche di ordine pratico per individuare il singolo corridore che sta per tagliare il traguardo. Nelle crono, infatti, non vengono utilizzati i transponder, ma si ritorna al sistema “tradizionale” delle fotocellule e del segnale manuale. Occorre, quindi, che un “avvistatore”, questo il termine tecnico, posizionato a 200-300 metri dal traguardo, individui correttamente il corridore in arrivo, comunicandone il numero di pettorale via radio al cronometrista. Quest’ultimo “aggancerà” l’orario di partenza del corridore, in modo tale che al momento del passaggio le cellule ed il bottone premuto a vista possano attribuirgli il tempo corretto di percorrenza.

In fondo il meccanismo è sempre questo, valido per qualunque gara ciclistica di qualunque livello, dagli amatori al Giro d’Italia, l’importante, dicono i crono, è “sincronizzare gli orologi” e poi… fermare il tempo.

LA RIFLESSIONE DEL FIGIO
Sono gli uomini “invisibili” del Giro d’Italia per la silenziosa discrezione con la quale compiono il loro delicatissimo lavoro, sia in fase preparatoria, sia durante e dopo la corsa, questo gruppo di professionisti – una formazione di 11, persone, come una squadra di calcio - con alta specializzazione.
Operano con sincronia e automatismi collaudati dall’esperienza, sussurrando più che parlando, muovendosi e operando in spazi e con “tempi” ristrettissimi, basta uno sguardo per capirsi, sempre pronti a parare ogni evenienza. A capo del progetto è Maurizio Destafanis mentre Mauro Cedrani è il responsabile del cronometraggio.
E’ un gruppo di lavoro che interagisce con i differenti destinatari e fruitori dei loro servizi nelle modalità descritte con esauriente chiarezza nel didascalico articolo da loro scritto, in forma chiara, senza tecnicismi stretti o criptici.
Possiamo garantire con certezza che è tutto vero, come, del resto, è da tutti verificabile e verificato dalla tempestività e assoluta precisione delle graduatorie che elaborano in tempo reale.
Unico appunto: nel ciclismo è utilizzato il numero “dorsale” e non il “pettorale”, termine che rivela la loro formazione d’origine sciistica o dell’atletica leggera.
Sono ampiamente “perdonati”, comunque, e complimenti per la sempre eccellente qualità del loro lavoro.


g.f.


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