GATTI&MISFATTI. SI FA COME ELIA

GATTI&MISFATTI | 06/05/2018 | 18:50
di Cristiano Gatti       -

Non servono due vittorie al Giro per spiegarci chi sia Elia Viviani. Però aiutano a capirlo ancora meglio. Tecnicamente, è un velocista che fatica a diventare un Cipollini o un Petacchi, nel senso di numero uno assoluto della dimensione mondiale, ma che comunque è nettamente il più forte tra quelli subito sotto. In un Giro che si rivela incredibilmente e insopportabilmente povero di uomini-jet – quest’anno nemmeno un Demare, un Bouhanni, un Ewan, un Kristoff, senza pretendere un Kittel o un Sagan – Viviani accetta e sopporta l’inevitabile peso del pronostico e puntualmente fa centro.

I tifosi italiani fanno bene ad amare un personaggio del suo genere. Elia è serio senza essere serioso e pesante, è lieve senza essere frivolo e leggero. E’ un ragazzo per bene che fa bene all’Italia. Personalmente, in Israele ho apprezzato tantissimo il suo modo perentorio, quasi prepotente, di vincere due volate, ma soprattutto gli ho voluto bene nel dopogara. Mi riferisco in particolare ai momenti di televisione mielosa e ruffiana che hanno cercato di cucirgli addosso dopo il primo successo, quando dal palco Rai hanno provato a strappargli la Carrambata lacrimevole della dichiarazione di matrimonio in diretta.

Sappiamo com’è la Zia, conosciamo la sua massima aspirazione di fare le scarpe a Maria De Filippi. Ogni volta che le capita a tiro una fidanzata, una moglie, una coppietta, qualche bambino col ciuccio in bocca, parte in quarta col registro della televisione sentimentale. Viviani era un boccone troppo saporito perché la sua voracità potesse ignorarlo. Dai Elia, fai questa dichiarazione, diglielo che la sposi, eccetera, eccetera…

Purtroppo siamo nei tempi in cui la gente alla televisione non sa dire no. La televisione è la vita, solo quello che avviene in televisione è vero e reale. Conta qualcosa. Ha importanza. Se la televisione ti chiede di esibire in pubblico il tuo privato e il tuo intimo, come fai a dire no. Come fai?

Si fa come Elia. Si fa che ci si può rifiutare.
Si fa che nessun medico ha scritto da nessuna parte che si debba sempre dire sì, ad ogni costo, anche a costo di svendere per un piatto di fagioli la parte migliore di te. Guarda caso, basta un ragazzo intelligente e saggio, con la testa sulle spalle, per dare una dimostrazione semplice semplice di come si possa comunque uscire dal branco e difendere gelosamente il proprio mondo. Senza accigliarsi, senza farla lunga, con la sua innata leggerezza, Elia rispedisce al mittente il richiamo della sirena e sceglie di essere se stesso: quando sarà il momento, chiederò alla mia lei di sposarmi nei modi e nei tempi giusti, di sicuro non qui, perché queste sono cose private.

Al solo sentire questo termine, privato, la Zia ha un soprassalto. Fatica a capire. Che cosa sono le cose private? A lei, che ci ha marciato per anni con le fidanzate e con le mogli di mezzo gruppo, la posizione di Viviani risulta incomprensibile come un algoritmo di astrofisica. Tant’è vero che nell’imbarazzo generale riesce soltanto a uscirne con la battuta più imbarazzante, come spiegare una barzelletta che non ha fatto ridere nessuno: Elia, in fondo guarda scherzavo…

Ridendo e scherzando, grande lezione in diretta. Degli sprint stravinti in Terra Santa, questo è il terzo e anche il più spettacolare. Finchè la corsa non si addentrerà nei temi veri, fa molto gioco scoprire anche la persona e la personalità di un Viviani. Il Giro è e resterà sempre storia e storie di uomini. Anche se qualcuno, là nel dopogara, lo vorrebbe “Uomini e donne”.

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COMMENTI
mi complimento
6 maggio 2018 19:36 servis68
i miei complimenti per il contenuto del suo articolo

Rai
7 maggio 2018 08:30 max73
Basterebbe non guardare il processo alla tappa e forse forse forse qualche personaggio (zia) sarebbe messo da parte. Il ciclismo è solo quello che si vede nella diretta. Tutto il resto è gossip chiacchiere argomento da trasmissioni che nulla hanno a che fare con il ciclismo.

La zia
7 maggio 2018 12:45 andy48
La zia: e' lei il motivo per cui da tempo non seguo il processo alla tappa, ne' le varie presentazioni e i pre- e post-gara da lei gestiti. Semplicemente non sopporto la sua mielosita', l'iper-sentimentalismo, e l'arroganza.

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