
di Angelo Costa -
D come domandone. Nel senso
di dubbio, chiarimento, richiesta. Un giornalista bergamasco che non vuole
apparire si è chiesto: ‘Al traguardo di Gerusalemme è stata esposta la bandiera
dell’Atalanta: forse perché nella città sacra per le tre religioni monoteiste è
giusto che ci fosse anche la Dea?’.
E come esibizionisti. Nel senso di appassionati che si presentano sulle strade del Giro per vivere il loro quarto d’ora di celebrità. Frequentatori abituali delle montagne italiane, francesi e spagnole, si sono mostrati in tutto il loro splendore anche sulle salitelle di Israele: non è ancora chiaro se si tratti di professionisti in viaggio premio o di prodotti del vivaio locale. Tutti rigorosamente col loro campionario di travestimenti e trucchi: l’Uomo Ragno, Hulk, Superman, il maratoneta rosa, il tifoso con l’ombrello, oltre ai soliti imparruccati a torso nudo che un giorno potrebbero diventare spazi pubblicitari mobili per qualche sponsor all’avanguardia. Il vero inedito sono stati i due tizi in tutina rosa che pedalavano sulla stessa bici dandosi le spalle: naturalmente, sono diventati immediatamente star sui social. In Israele, questi fans noti alle forze dell’ordine, oltre che al fianco dei ciclisti in salita sono riusciti nell’impresa di correre in mezzo alla strada: prossimo obiettivo, infilarsi direttamente sul cannone delle bici e da lì fare ciao con la manina alla mamma. Visti i risultati, sono stati tra i primi ad applaudire la scelta del Giro di partire in Israele: in futuro, magari con altre corse, questo Paese potrebbe diventare la sede dei loro allenamenti. Perché in fondo il cretino ha una qualità in comune al ciclismo moderno: è in via di espansione.
S come sete. Nel senso di necessità di reidratarsi. Normale farlo tutti i giorni, a maggior ragione in Israele, dove il Giro è stato accolto da temperature sopra i trenta gradi. Particolari misure sono state adottate per la tappa che per la prima volta ha attraversato un deserto, il Negev, dove era previsto un caldo addirittura maggiore: tra i rischi messi in conto alla vigilia, colpi di calore, disidratazione e persino miraggi. Per evitare di avere ciclisti fuori strada per aver visto un’oasi, gli staff medici hanno predisposto un vero e proprio protocollo con borracce da consumare, oltre che durante la tappa, andando alla partenza, salendo sul palco delle premiazioni, sul bus di rientro verso l’aeroporto, dentro l’aereo e una volta sbarcati in Sicilia. Qualcuno dovrà passare anche il giorno di riposo bevendo. Un vero e proprio piano strategico che ha evitato il ripetersi di situazioni disagevoli come quella capitata a Visconti nella crono d’apertura: rimasto senza borraccia, l’ex maglia rosa ha rivelato di aver bevuto il proprio sudore spremendolo dalla maglia. Una frase che ha creato qualche difficoltà al suo team, la Bahrain Merida, nota per la grande ospitalità che offre alle corse: curiosamente, da qualche giorno, quando gli addetti della squadra chiedono a un visitatore se desidera qualcosa da bere, si sentono puntualmente rispondere ‘No, grazie: sono a posto così’.