STORIA | 07/04/2018 | 09:05 Nell’ambiente ciclistico il nome di Giuseppe Rivolta – e mai cognome non riflette l’essere del suo titolare come in questo caso poiché Giuseppe Rivolta è sempre calmo, riflessivo rispettoso e con tratto gentile - è da tempo associato soprattutto alle due ruote declinate al femminile. E’ vero, verissimo, ma vale la pena di ricordare che la passione di questo signore brianzolo di Sovico, dove è nato nel 1950 e risiede, a due passi da Monza, nasce con il Velo Club Sovico, blasonata società fondata nel 1975 da Aldo Cassanmagnago, compianto personaggio di piglio bersaglieresco, estroverso (a dire poco), con molteplici attività anche nell’ambito della gestione del magazzino della Federazione Ciclistica Italiana.
E’ stato il “formatore” - sui generis… - oltre che di Giuseppe Rivolta anche di, allora giovani, pedalatori con risultati agonistici vari e variamente interpretabili, come Fabio “Fabietto” Perego, Ruggero Cazzaniga, Giorgio Elli. Sono nomi “sfornati” dal V.C. Sovico, che si ritrovano ora in ruoli di responsabilità di livello della Federazione Ciclistica Italiana.
E’ una località che ha proposto, e continua tuttora a presentare sul proscenio anche a un’intensa attività organizzativa, nelle varie categorie, ricordando soprattutto una “classica” del calendario dilettanti come la Coppa Colli Briantei. La società giallo-blu, ora presieduta da Maurizio Canzi, titolare del marchio delle note biciclette Kuota, che ha preso il testimone dopo diciotto anni di presidenza di Giuseppe Rivolta, pone da sempre particolare cura e attenzione rivolta (minuscolo questa volta…) alla fascia dei giovani agonisti. Giuseppe Rivolta non ha un passato giovanile di ciclismo pedalato perché la passione per la bicicletta, prima in qualità di semplice appassionato, si è trasformata in attività pedalata in seguito a un regalo di sua moglie, la signora Luisa, che nel primo anno di matrimonio, era il Natale del 1975, anno di nascita pure del V.C. Sovico, gli regalò una “specialissima”. E’ stato un colpo di fulmine e non è dato sapere quanto la discretissima signora Luisa rimpianga quel regalo che le ha sottratto – e sottrae sempre – il marito per molto del tempo libero che gli lascia il suo lavoro nell’esteso e fornitissimo punto vendita di elettrodomestici, climatizzazione e simili che lo impegna col fratello Giorgio e altri famigliari, sempre a Sovico con filiazione pure a Sesto San Giovanni.
Un punto di svolta importante per la “carriera” nell’ambito del ciclismo di Rivolta è stato la Settimana Tricolore del 2001 organizzata in Brianza, la seconda nella formulazione con i tricolori su strada di tutte le categorie concentrati nella medesima zona dopo la prima nel Friuli-Venezia Giulia nel 2000, che l’ha visto in prima fila, in posizione di responsabilità. Un ruolo che gli ha consentito pure di conoscere e frequentare con assiduità brianzoli – d’acquisizione o di nascita – come Fiorenzo Magni, Ernesto Colnago e Giorgio Albani, un “tris” d’assi uniti da grande amicizia e straordinaria valenza e non solo ciclistica. Per affinità di ruoli, soprattutto in visione della direzione di corsa e pure per “chimica” personale, Rivolta trova nel monzese Giorgio Albani un riferimento di competenza e d’amicizia che conserva e ricorda sempre con accenti di vero affetto per quello che considera il suo “padre putativo” per affinità che vanno aldilà del ciclismo con un rapporto che continua con i figli del grande Giorgio.
Nel 2002 è chiamato dall’allora presidente della F.C.I., Giancarlo Ceruti, con l’amico Antonio Bertinotti, dinamico organizzatore e motore delle molte iniziative ciclistiche dell’A.C. Arona, per valutare l’organizzazione del Giro d’Italia femminile dopo esperienze economicamente non brillanti, definiamole così. Detto fatto.
Dopo qualche edizione condotta in tandem con l’A.C. Arona, il Giro d’Italia Femminile, riconfermato anche dalla presidenza di Renato Di Rocco e a questo proposito è da ricordare che la titolarità della gara è della F.C.I., diventa il Giro Rosa ed è Giuseppe Rivolta a disegnarlo, organizzarlo, guidarlo in corsa avvalendosi dell’apporto e del contributo d’appassionati volontari che operano nel suo “staff”, una componente essenziale della riuscita della manifestazione, tiene sempre a sottolineare e ricordare. E’ una sfida annuale che registra sempre e comunque un “trend” costantemente positivo, di edizione in edizione, sia in ambito tecnico-agonistico, sia mediatico con un “serbatoio” sempre più ampio territorialmente di enti, istituzioni, aziende collaboratrici, sponsor e comitati locali che si propongono e rispondono positivamente alle idee realizzative di Rivolta.
E’ la gara a tappe che si pone al vertice del panorama internazionale e che colloca l’Italia ai piani alti del ciclismo per l’altra metà del cielo, anche se, nel settore, Giuseppe Rivolta si augura che le squadre d’anima e costituzione italiana abbiano a rafforzare significativamente la loro presenza nel panorama dell’agguerrita concorrenza internazionale.
E, tanto per occupare il tempo libero che gli lascia la cura del Giro Rosa, esercita il ruolo di direttore in corsa, in coppia con l’amico-collega – ovviamente brianzolo, di Besana Brianza – Franco Binda nell’Agostoni, nella Bernocchi e in varie altre gare. Giusto per non farsi mancare nulla in tema è anche motociclista con altri amici per la sicurezza in corse di tutte le categorie. La signora Luisa è ormai rassegnata anche all’affetto, con spirito paterno, che Giuseppe riversa, a pioggia, senza distinzioni per titoli, notorietà o nazionalità, a tutte le protagoniste del ciclismo in rosa.
Giuseppe Rivolta è amato (sia ben chiaro, non nel senso di una forte attrazione affettiva e sessuale) da tutte le ragazze del circo rosa perché per lui, loro stesse, il dialogo pacato e la sicurezza vengono prima di qualsiasi altra cosa. Porto ad esempio la cronometro in Liguria di due edizioni fa’ (2016, anno olimpico); un percorso vero, anche duro, con una discesa tecnica ma non pericolosa su Varazze. Ebbene fino all’arrivo dell’ultima concorrente, il Patron ha avuto letteralmente PAURA che qualche atleta magari di peso specifico importante, potesse cadere (cosa che nel ciclismo può succedere anche in pianura e a 20 all’ora) e di conseguenza dovesse rinunciare alla prova di Rio. Tirato un respiro di sollievo alla fine della crono (percorso tra l’altro apprezzato da tutte le ragazze), Giuseppe si è trovato con le protagoniste della cronometro sul podio finale del Girorosa e a seguire, un mese dopo, sul podio della prova su strada olimpionica. Però fino all’ultimo ha trepidato per loro; ed è per questo che le ragazze lo amano.
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