LUTTO | 31/10/2017 | 09:47 Il ciclismo biellese ha di che sentirsi orfano. Con Elio Allasa ha sicuramente perso un padre. Non in bicicletta, ma da dirigente e organizzatore, da presidente e politico, Allasa ha raggiunto traguardi che nel tempo lo hanno portato ad essere la figura d’eccellenza per antonomasia del mondo laniero delle due ruote.
Naturale che ai funerali, tra tante rappresentanze istituzionali, si contassero molti amici del ciclismo. L’ex professionista Celestino Vercelli aveva gli occhi lucidi: «Fu lui, con Giorgio Ozino, a volermi a correre nella Vallase dopo una mia vittoria a Ronco Biellese. Se non fossi venuto nel Biellese non potrei raccontare la mia vita come è oggi. Mi è stato sempre molto vicino, avevamo un legame speciale».
La Vallese è stata la sua creatura e il suo regno. A proposito, Egidio Carta Fornon, attuale presidente del sodalizio, che alle esequie esibiva lo storico stendardo, aveva la voce rotta nel ricordare un maestro che «ha voluto sempre starci vicino fino agli ultimi tempi. Per lui la Vallese significava molto. Noi possiamo che essergli grati per tutto quanto ha fatto».
Elio Allasa, non ancora 24enne, fondò nel 1945 l’Unione Sportiva Vallese di Valle San Nicolao e, nel breve volgere, di qualche stagione la portò a raggiungere importanti traguardi. Con l’appoggio del commendator Ernesto Botto, Allasa portò spesso la società agli onori della cronaca ciclista nazionale, per i corridori con cui vinceva e per le corse che organizzava. Celebre resta il villaggio di Valle che faceva da collegiale per i tanti ciclisti. Allasa è stato organizzatore di grido con la Corsa della Lana, gara internazionale che tra gli anni Sessanta e Settanta era tra le migliori del calendario dilettantistico italiano. Pensò al trofeo Triverio e al trofeo Rolle, per citare solo alcune delle sue “invenzioni”. Collaborò in maniera decisa al trofeo del Castello di Valdengo per professionisti.
Fu dirigente illuminato, come ricordava sempre fuori dalla chiesa gremita Ugo Pinarello, il giornalista che meglio lo conosceva. Allasa, salutato da Borrione e Gianpaolo Botta come dal fiduciario Fci di Biella Mauro Cairati, solo per citare alcuni dei presenti alla cerimonia, fu dirigente illuminato. Ricoprì incarichi di prestigio in seno alla Federazione Ciclistica Italiana. Presidente regionale per lungo tempo, poi consigliere nazionale, arrivò fino alla vicepresidenza nazionale, appunto, all’inizio degli anni Settanta, quando la Federazione aveva in Adriano Rodoni il gran capo. Qualche anno dopo venne premiato con la Stella d’Oro del Coni, il massimo riconoscimento che il Comitato Olimpico Italiano assegna ancora oggi.
Allasa è stato un uomo e un personaggio vero, intelligente, capace, attento. Mai banale, sempre forte. La prova l’avevano data gli anni seguenti al suo “ritiro” dalla vita sportivo-dirigenziale. Alle cerimonie e alle feste, agli appuntamenti, alle corse, cui non mancava mai, era sempre salutato da tutti con una riverenza speciale. Quella che non si concede certo a tutti. Ma a un padre del nostro ciclismo proprio sì.
Fabio Marzaglia, da Il Biellese di venerdì 27 ottobre 2017
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