GATTI&MISFATTI. BRAVO VEGNI, MA PIÙ DEL DESTINO L'INTESTINO

GIRO D'ITALIA | 24/05/2017 | 18:47
di Cristiano Gatti     -

Demonio d’un Vegni. Anche quest’anno, mai come quest’anno, il suo Giro si è aperto e si chiuderà nel modo più emozionante. Imbroccata in pieno l’edizione numero cento. Gli sta andando veramente tutto a pieni giri.

Il bel tempo al Sud gli ha evitato le solite cataste sulle curve sdrucciolevoli, con conseguenti atti d’accusa e comunicati di difesa. Il bel tempo al Nord gli ha permesso di lasciare intatti tutti i percorsi, senza tagli per neve e tracciati di ripiego che lasciano campo aperto soltanto ai se, ai ma, ai però. E fin qui il merito è del Creatore.

Poi ci sono i meriti suoi, indubbi, indiscutibili. Certo un tracciato geopoliticamente esemplare, che premia l’Italia intera, idem turisticamente, e persino tecnicamente molto interessante, con quest’ultima settimana piena zeppa di bei colli (io continuo a pensare che abbia troppa cronometro, opinione come un’altra, spero sia ancora possibile esprimerla). Ma oltre al tracciato direi che il vero colpo di tacco sia il cast dei campioni in gara, quest’anno davvero quotato, anche più di quello che ci sarà al Tour (togliendo Froome, non mi si venga a dire che Contador e Bardet sono più forti di Quintana, Nibali, Pinot e Thomas).

Niente da dire, demonio d’un Vegni: cent’anni non sono trascorsi invano, per arrivare a un’edizione tanto bella. Però non saremmo onesti e obiettivi, io e lui, se non rendessimo omaggio al suo grande socio: il caso. O il destino. O il caos. Cioè l’imprevedibile e l’imponderabile. Il suo tocco, per quanto bravo si sia rivelato Vegni, è arte pura. Se tutti adesso siamo qui a dire che il Giro è incertissimo e apertissimo a quattro tappe dalla fine, con almeno tre favoriti più o meno sulla stessa linea, e che in ogni caso bisognerà aspettare gli ultimi chilometri per capire chi firmerà il centenario, se cioè l’Italia intera è col fiato sospeso per sapere come andrà a finire, il vero merito sta nel destino – neanche tanto romantico, neanche tanto leggendario – di una irriferibile sosta a bordo strada della maglia rosa. Uso il “se” soltanto una volta: se Dumoulin non avesse subito il più feroce attacco dell’intero Giro, l’unico davvero capace di metterlo in ginocchio, questo Giro sarebbe un altro Giro. Sarebbe un Giro già segnato da Montefalco, con un olandese impareggiabile a cronometro, talmente avvantaggiato da potersi giostrare i tapponi in totale serenità, come dimostrato prima e dopo lo storico attacco (di pancia).

Non credo che Vegni possa e voglia vantarsi di aver previsto anche questo. A meno che non abbia architettato una miserabile congiura a base di Guttalax la sera prima dello Stelvio, cosa di cui non lo credo capace (al massimo, è un’idea buona per i prossimi Giri: visto come ha funzionato stavolta, può servire a movimentare prossime edizioni un po’ fiacche).

Dopo tutto, sta qui la vera morale di questo Giro davvero straordinario, in tutti i sensi: si può pensare a qualsiasi soluzione, a un percorso decoroso e a un cast di ottimi corridori, ma perché la torta venga come dio comanda serve un lievito introvabile sul mercato, un lievito che non si ottiene in laboratorio, un lievito madre a base naturale, veramente bio, fatto di sole e di umanità. Anche dell’umanità più bassa e irriferibile, a brache calate, che nessun patron, nemmeno Torriani, potrebbe mai inventarsi.

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COMMENTI
24 maggio 2017 19:39 Tarango
Insisto. Con i se e con i ma non si vincono i Giri. Quanti attacchi di dissenteria ha avuto in carriera Indurain? Ecco, a volte le crepe 'fisiologiche' nascondono altre crepe. Il Giro non è finito, ma ora tutti sanno che se Dumoulin ha avuto una giornata storta, potrà averne anche un'altra. E ciò renderà il Giro più bello. Saluti.

Vegni un grande.
24 maggio 2017 20:39 Bastiano
Io aggiungerei che è stato così grande da renderlo il Giro con meno Italia di sempre e le classifiche lo dimostrano. Continui pure così ed alla fine il giro dovrà spostarlo in Indonesia per trovare interesse e sponsor.

Il percorso + brutto degli ultimi anni
24 maggio 2017 23:28 pickett
Innanzitutto,con un eccezionale starting list(chissà tra quanti anni ne avremo di nuovo una simile)bisognava iniziare con un cronoprologo,che sarebbe stato favoloso.Una sola vera tappa di montagna;la tappa dolomitica + facile di sempre.Pensate che spettacolo se domani si fosse scalata la Marmolada,anzichè gli insulsi Pordoi e Falzarego.Grande ,irripetibile occasione sprecata.Voto a Vegni:un bel quattro.

Non dimentichiamo
25 maggio 2017 08:19 max73
Che il Sig. Vegni ed Rcs sono quelli che hanno dato le Wild card a squadre Professional di scarso livello solo x motivi di sponsor lasciando a casa squadre italiane, penalizzando società ed imprenditori che da anni lavorano nel ciclismo con passione e che soprattutto sono italiani. Inoltre a fare un percorso bello e spettacolare dal punto di vista tecnico e turistico in Italia ci vuole poco. Piuttosto si dovrebbero valorizzare di più certe regioni che possono presentare salite importanti ed invece le uniche vere tappe di montagna sono nelle solite zone

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