L'ABC di COSTA. Gli addetti stampa, gli unici che hanno la linea

GIRO D'ITALIA | 05/05/2017 | 17:55
di Angelo Costa      -

A come addetto stampa. Nel senso di intermediario fra squadre e giornalisti. Ogni team ne ha uno, incaricato di dare informazioni sull’attività del gruppo sportivo, organizzare conferenze, cercare di rendere più facili i contatti di giornali e tv con i propri atleti. E’ una routine che come tutte le ruote gira: chiedere a Paolo Barbieri, della Bardiani Csf, come il suo Giro da ciclismo sia subito diventato un ciclone. Il compito più faticoso, però, tocca a chi segue i big della corsa: oltre ad assisterli, devono proteggerli, manco fossero body guard. Quando i vari Nibali, Quintana e compagnia si spostano in bici per andare dal pullman alla partenza o dall’arrivo al pullman, gli uomini delle pubbliche relazioni per stare al loro fianco devono trasformarsi in veri e propri podisti. Non è un modo di dire né un esagerazione: esistono anche addetti stampa che vanno sempre di corsa. Beati loro: in un Giro in cui tradizionalmente i giornalisti faticano a trasmettere i loro servizi per problemi di linea, almeno qualcuno la linea ce l’ha.
 
G come Giro d’Italia. Nel senso di corsa rosa: non solo un avvenimento sportivo, ma un vero e proprio evento. Soprattutto quest’anno che si festeggia l’edizione numero Cento: in Sardegna, come previsto, la prima tappa è stata condizionata dal vento, che ha rallentato la marcia dei corridori e abbassata la media. Giro Lento.
 
P come Pinot. Nel senso di Tibò (scritto Thibaut), corridore francese. Al primo Giro, si presenta subito con il ruolo di pretendente al successo: i suoi connazionali, che se ne intendono, sono convinti che questa per lui possa essere una buona annata. Ha scelto la corsa rosa perché si adatta alle sue caratteristiche, ma soprattutto ha smesso di correre le cronometro fra i vigneti: dopo le edizioni in cui le tappe contro il tempo si sono celebrate fra Barbaresco e Barolo, nelle terre del Prosecco e in quelle del Chianti, stavolta l’etichetta vorrebbe mettercela lui. Alla vigilia, ha detto di non temere nessuno, e tantomeno il clima, ‘a meno che il termometro non arrivi a 50 gradi’: a quelle temperature, anche un Pinot perde la sua qualità. Ha detto anche di sperare di non cadere e di non ammalarsi: volendo poteva augurarsi anche di non vedersi cadere in testa un mattone, di non trovare un Tir contromano in discesa  e di non transitare in un poligono militare di tiro durante le ore di addestramento. Ma il vero messaggio agli avversari è che ‘il mio vero rivale sono io: ho sempre una giornata no’. Tranquillo, può sempre fare come l’ex premier Renzi: dopo una giornata NO, è tornato a casa e ha preparato in fretta la rivincita.
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