
La grande nevicata iniziata il 13 gennaio, il sinistro al fulmicotone di Josè Guimaraes Dirceu (centrocampista brasiliano acquistato dal Como), l’elezione al Quirinale di Francesco Cossiga datata 24 giugno e poi il Mondiale di ciclismo su pista targato Roberto Dotti. Da quell’impresa realizzata il 25 agosto 1985 dentro l’anello del velodromo “Rino Mercante” di Bassano del Grappa sono passati 40 anni. Un anno speciale il 1985 e una data, quella della vittoria iridata nel Mondiale stayers dilettanti, che il ciclista oggi saldamente al timone con Giacomo Gerletti del bar “Doge” di Argegno ricorda con partecipazione e con un pizzico di emozione. Il primo pensiero va alla sua famiglia, ad Argegno ed a Domenico De Lillo, suo allenatore e guida sicura.
“Non c’erano le radioline come oggi - ricorda Roberto Dotti, sfoggiando in una teca la maglia iridata originale (l’altra è stata donata al Museo del Ghisallo) -. Ci intendevamo con gli sguardi io e Domenico De Lillo. Ero certo delle mie possibilità di vittoria. Quindici giorni prima della gara ho telefonato ai miei genitori (papà Carlo e mamma Giovanna), dicendo loro “per le prossime due settimane chiamatemi solo in caso di emergenza. Ci vediamo dopo che avrò vinto il mondiale”. Così è stato. Peraltro l’85 è stato un anno avaro di titoli iridati in tutti gli sport per l’Italia. L’oro nel mondiale stayers dilettanti ha acquisito un significato ancora più rilevante. Mi cercavano tutte le testate e le tv nazionali. Si è trattato di un bello spot per il ciclismo. Come dimenticare poi la premiazione al Quirinale».
Dotti - al suo fianco la moglie Rita Meda - oggi ricorda con un sorriso rassicurante i sacrifici. «C’erano solo la bicicletta e il mio allenatore, che ringrazio ancora per aver temprato in me un carattere forte, che mi ha aiutato anche nella vita di tutti i giorni - fa notare -. Sono stati sacrifici veri e importanti. Li rifarei. Lo sport è vita e rappresenta una possibilità e un’alternativa per tanti giovani. Il ciclismo ha in sé un fascino unico. Uno sport che negli anni ha registrato un autentico boom. Tutti i giorni si fermano ciclisti al nostro bar. Mi fa molto piacere vederli».
In quella magica serata di Bassano - poi celebrata con una grande festa ad Argegno - Dotti riuscì a staccare di 30 metri il tenace austriaco Roland Konighofer e di 40 metri un altro italiano, Mario Gentili. Quel titolo iridato mancava al nostro Paese da 17 anni. “Argegno tutta per Dotti” titolava “La Provincia” nel giorno della grande festa. Un anno fa Roberto Dotti ha dovuto - suo malgrado - affrontare un’altra grande sfida, a causa di un serio problema di salute. «Il primario dell’ospedale Niguarda mi ha detto “Ti attendono tre tappe tutte in salita. Le vincerai, ne sono certo”. Parole che a distanza di mesi risuonano ancora in tutta la loro importanza. Mai mollare, nello sport come nella vita».
da La Provincia di Como
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